Corriere della Sera, 19 gennaio 2019
MasterChef e l’eleganza di Locatelli
«Sai di cosa sa questo piatto? Di arroganza». Una battuta così è da scolpire nella mente, a fronte di ogni pretenziosità culinaria. È iniziata la prima puntata dell’ottava edizione di «MasterChef Italia» (Sky Uno, giovedì, ore 21.15). Nei talent e nei reality, il debutto serve a scaldare i motori, a preparare le storie; è una sorta di aperitivo o, volendo, assomiglia alla licitazione, quella fase di gioco in cui il concorrente deve far capire ai giudici la distribuzione delle proprie carte (capacità).
Non è facile «smazzare» 80 aspiranti cucinieri, ci si deve accontentare di frammenti, di squarci, d’intuizioni: il concorrente con un improbabile gilet verde (all’epoca delle selezioni non era ancora scoppiata la protesta dei gilet gialli) ma soprattutto la moglie del gilet verde; la studentessa di giurisprudenza che non ama la rigidità della materia che studia («è tutto bianco e nero»; veramente è tutto nero su bianco…); lo studente di medicina di 37 anni che ama più la scarola liquida di Cannavacciuolo che la sala anatomica; l’operaia mulettista che cucina la cernia; il logorroico fan di Poggio Bracciolini; quello che ha messo incinta la figlia del capo e si commuove davanti a una pentola… Sono tutte storie potenziali perché il format creato da Franc Roddam si fonda, anche lui!, sulla narrazione. Ma, ovviamente, l’aspetto più interessante è l’ingresso in giuria di Giorgio Locatelli, una stella Michelin per la sua Locanda Locatelli, nella centralissima Seymour Street di Londra. Che divertente: i giudici giudicano i concorrenti e noi siamo qui a giudicare i giudici in attesa di essere giudicati dai lettori. Locatelli è acquisto molto importante: ha sensibilità, una bella faccia, un modo di porsi elegante (avrei voluto scrivere: non se la tira). Con Joe Bastianich dimostra un’ottima intesa.
A soffrirne di più è Bruno Barbieri che si vede scalzato dal ruolo di «prima donna» dello show.