Corriere della Sera, 19 gennaio 2019
Gli edifici sospesi sulle città
«Sento nell’aria, sulla pelle, nella bocca delle persone il seme di una trasformazione ormai in atto». L’architetto Michele De Lucchi esordisce così mentre annuncia il percorso che l’ha portato a concepire le rivoluzionarie Earth Stations. Si tratta di una nuova tipologia edilizia resa necessaria, a suo dire, dagli sviluppi dell’inarrestabile processo di automazione che libererà l’uomo da gran parte delle sue incombenze pratiche. E che gli consegnerà in dote una grande libertà di pensiero, azione e movimento. Serviranno, dunq ue, luoghi creati appositamente per dare forma alle evoluzioni della qualità della vita: dai laboratori artigianali digitali alle biblioteche, dai musei a edifici deputati all’incontro e scambio culturale in grado di favorire relazioni umane produttive, così come food court e fiere.
«Li concepisco come monumenti innalzati nel mondo per celebrare il significato di umanità e, come le cattedrali gotiche elevate nel corso della storia umana, saranno luoghi nei quali l’umanità si riconosce, si manifesta – anticipa De Lucchi —. L’architettura serve a tenere insieme le persone e indirizzare la potenzialità del pensiero verso il futuro. Sto progettando le Moat Stations: pongono le proprie fondamenta nella profondità della crosta terrestre ergendosi sopra grandi arterie di comunicazione, poco impattanti sul paesaggio. Saranno gli studi televisivi del prossimo futuro. Invece le Mountain Stations, raggiungibili soltanto tramite una funivia, ricalcheranno i profili delle montagne, vi si terranno conferenze tra i vertici della società; il panorama incoraggerà le relazioni umane, il confronto di idee diverse e l’ispirazione».
Avveniristica è anche la Floating Souk Station, edificio fluttuante che poggia su zattere, laddove si trovi un porto marittimo, dalla struttura modulare elastica, in grado di staccarsi e ampliarsi a seconda delle esigenze, una sorta di mercato del domani in cui far incontrare merci e idee. Spettacolare si presenta inoltre il progetto della Crown Station a forma di corona sospesa tra falesie, una biblioteca futuristica che unirà il sapere digitale a quello analogico. Il lavoro dei prossimi decenni potrà essere ospitato invece nella City Station posta sopra le tangenziali di una grande città: sfoggia la forma di un anello composto da una serie di costruzioni a mo’ di tende dai profili sfaccettati per far filtrare la luce da una parte e il paesaggio dall’altra: qui artigiani, creativi sperimenteranno le innovazioni sulla base anche delle tradizioni lavorative dei secoli scorsi.
Infine nelle Cloud Stations dall’architettura assai sinuosa e la copertura composta da vele morbide troveranno casa le esposizioni artistiche. «In questo processo architettonico che ritengo irreversibile – assicura comunque De Lucchi – le capacità manuali non diventeranno superflue, tanto che sto già disegnando una declinazione delle Earth Station denominata Many Hands, ovvero edifici eroici, costruiti a mano dagli uomini in climi estremi, utilizzando le tecniche primordiali, arcaiche, rappresentativi del fare, in grado di testimoniare il legame fortissimo tra architettura e artigianato e di dare una ricompensa morale ed economica ad esempio agli artigiani che oggi realizzano ciotole, monili, collanine dallo scarso valore sul mercato etnico».
Queste costruzioni erette senza meccanizzazione e le tecnologie contemporanee per lo stampaggio, sorgeranno nelle zone povere e depresse della Terra, da cui la popolazione ora è costretta a emigrare. E rispondono anche alle esigenze di sostenibilità perché costruite per assemblaggio di materiali, quindi riparabili e adattabili in qualsiasi momento. «Avranno forma circolare, cresceranno nei deserti fatte di terra cruda, nelle zone temperate composte da terracotta, ad esempio i vasi, nelle zone continentali – svela De Lucchi – erette con legni pesanti come tronchi e masselli. Per le zone artiche e per quelle tropicali, pensiamo invece rispettivamente a legni di piccola dimensione quali le scandole e le fibre come palma, bambù». Il 9 aprile al prossimo Salone del Mobile saranno tolti i veli su questi progetti e allora la rivoluzione delle Earth e Many Hands Stations potrà dirsi cominciata.