Libero, 18 gennaio 2019
Per 9 adolescenti su 10 fumare droga è la norma
La cosa stupefacente è che il consumo di marijuana oggi abbia assunto il carattere di “normalità”, perché considerata una sostanza vegetale naturale che “tanto non fa male”, una “droga leggera” incapace di creare dipendenza nel senso medico del termine, dalle proprietà psicotrope trascurabili, e ritenuta innocua se non addirittura benefica, ansiolitica e rilassante, senza effetti collaterali, ignorando completamente i “segnali di fumo” che la scienza continua a denunciare. Il suo uso abituale non è più percepito come un comportamento deviante, come avveniva in passato in analogia all’uso di cocaina o eroina, e lo spinello a base di canapa non è affatto ritenuto un fumo psicotropo, ma soltanto un’occasione di relax non pericolosa, come il fumo di tabacco. Nove adolescenti su dieci, infatti, considerano “normale” consumare cannabis e fumare spinelli, talmente normale da fumarli anche in casa, e il 90% degli intervistati racconta di conoscere e frequentare amici che la consumano in modo regolare sia in ambito domestico che ricreativo o scolastico. È questo il risultato dell’ultimo studio europeo Espad Italia, eseguito nelle scuole superiori in 26 Paesi dell’Unione Europea, per indagare sulla percezione degli studenti sul rischio legato al consumo di questa sostanza, sui problemi legali, e sulle conseguenze patologiche di quella che sembra essere diventata una abitudine quasi quotidiana per oltre 500mila adolescenti. sostanza psicoattiva La cannabis è una sostanza psicoattiva, e questa sua caratteristica azione è dovuta al principale agente contenuto, il Thc (acido tetraidrocannabinoico), in grado di interagire con i recettori oppiodi del cervello, causando il rilascio di dopamina e generando la tipica sensazione di piacere cannabinoide. La temperatura elevata raggiunta durante la combustione, quando si accende cioè uno spinello di canapa, provoca la decarbossilazione del Thc in Delta-9-Thc, aumentando la quantità assorbita di quest’ultimo, regalando un effetto “dispercettivo” che amplifica le sensazioni, le più frequenti delle quali sono benessere, ilarità, maggiore disponibilità, alterazione della percezione tempo, miglioramento dell’umore, senza provocare atti aggressivi o reazioni violente (al contrario dell’alcol). dolore psicologico La generale intensificazione delle sensazioni e delle emozioni, però, può comprendere anche quelle spiacevoli, e se si fuma marijuana durante un momento negativo o di dolore psicologico possono svilupparsi stati fortemente ansiosi, con pensieri paranoici o distonici, e con distorsione della realtà, limitatamente allo stato di intossicazione. Non esistono comunque casi documentati di overdose da abuso, in quanto il Thc ha una tossicità estremamente bassa rispetto ad altre droghe e soprattutto di breve durata, e i metodi di assunzione più utilizzati non consentono di assorbirne una quantità così elevata, al punto che la cannabis in medicina è considerata meno pericolosa rispetto ad alcol e tabacco. L’effetto terapeutico della marijuana (nome messicano della cannabis) fu scoperto dalla medicina cinese, che per migliaia di anni l’ha considerata una importante pianta medicinale, utilizzandola sotto forma di tisane per curare patologie dolorose interne, mentre sotto forma di fumo se ne faceva uso per la cura del mal di denti, di pustole e varie patologie del cavo orale, sfruttando la proprietà di questa pianta di alleviare il dolore e per i suoi effetti sedativi. Negli Stati Uniti la cannabis è considerata uno dei farmaci conosciuti meno tossici, efficace nel dolore neuropatico e spastico, e il Canada è stato il primo Paese ad autorizzare la messa in commercio di un estratto totale di cannabis sotto forma di spray sublinguale, il Sativex, il cui principio attivo è in forma pura (esiste un analogo sintetico, il nabilone) utilizzato come farmaco di seconda linea per il trattamento del dolore intrattabile tumorale e nei sintomi dolorosi spastici della sclerosi multipla, quando cioè i farmaci di prima linea si rivelano inefficaci. In Italia oltre 6 milioni di italiani consumano cannabis illegalmente, e gli abitudinari dello spinello non sono solo ragazzini, ma anche adulti che abitano nel vostro palazzo, che frequentano le vostre palestre, vostri colleghi: tengono un po’ di marijuana nel cassetto e la sera si fanno uno spinello. Ma è proprio vero che farsi una canna ogni tanto non fa male? Essendo il fumo da cannabis ancora illegale nel nostro Paese, e non essendo diffuso al pari di quello del tabacco, non esiste una pianificazione di studi epidemiologici altrettanti ampi ed esaustivi di quelli effettuati sul consumo di sigarette. Inoltre la cannabis viene fumata da chi è anche fumatore di tabacco, e comunque non è stato riportato alcun decesso da sovradosaggi di marijuana. Inoltre, collegare la cannabis ad un maggior rischio di sviluppo di depressione, di fobia sociale, di salute mentale o di attacchi cardiaci, non significa che l’uso della marijuana “causi” quel rischio.
CONTROINDICAZIONI
È però pressoché certo che negli adolescenti il fumo cannabinoide interferisca con la maturazione cerebrale, creando a seconda del consumo deficit di attenzione e della memorizzazione, e il deficit della percezione e di interpretazione della realtà può influire sullo sviluppo della personalità, con disturbi che vanno dal boderline, al bipolare, istrionico, fino al morbo di Parkinson giovanile, riducendo la capacità di controllo, di giudizio e tempi di reazione. È sentore comune che di canne non sia mai morto nessuno, ma molti incidenti stradali o sul lavoro sono provocati dalla diminuzione dei riflessi indotti dalla cannabis. Gli psichiatri, inoltre, considerano la marijuana una sostanza che nei ragazzi può facilitare il passaggio a droghe più pesanti come la cocaina o le nuove sostanze psicoattive sintetiche. Oggi in Italia è possibile acquistare dal tabaccaio la cannabis “light”, contenente il Thc al di sotto dello 0,2/0,6%, limite massimo entro cui la marijuana è considerata legale, e si può ordinare anche su internet, sempre a patto che sia depotenziata, ovvero che non produca effetto psicotropo, ma solo un leggero senso di rilassamento. La cannabis terapeutica invece, quella che contiene Thc in una percentuale che varia dal 5% all’8%, viene prodotta esclusivamente nello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, e viene distribuita nelle farmacie che la utilizzano a fini curativi. Nessuna normativa comunque autorizza l’uso della cannabis a scopo ricreativo, e la legge del 2016 non vieta né consente l’utilizzo personale della marijuana legale, per cui fumarla come sostanza stupefacente resta vietato da tutte le altre leggi. È importante sottolineare che, anche se la percentuale di Thc è bassa, la cannabis legale può far risultare positivi i test antidroga, e far risultare quindi illegale mettersi alla guida. Il rischio della liberalizzazione è di far passare il messaggio che si tratti di un’erba innocua, mentre la scienza continua a mandare i suoi “segnali di fumo” sul contributo della cannabis nello sviluppo di patologie neurologiche, la prima delle quali è l’accertato aumento del Parkinson in età giovanile.