Il Sole 24 Ore, 18 gennaio 2019
L’inarrestabile ascesa del gelato italiano nel mondo
C’è un cono di dolcezza da oltre 15 miliardi di euro. È questa la stima del giro d’affari del gelato artigianale, una delle tante specialità del food made in Italy. Il 60% del fatturato, 9 miliardi, viene realizzato in Europa dove le vendite crescono con un ritmo costante del 4% l’anno. Nel vecchio continente si contano 300mila addetti di cui la metà attiva in Italia. In quella che è la culla del buon gelato non solo si concentra un addetto su due d’Europa ma una sostanziosa quota, quasi un terzo, del business della regione: ben 2,7 miliardi di ricavi.
È quanto rivela l’Osservatorio Sigep da cui emergono i mercati più importanti come quello tedesco dove sono attive 9mila gelaterie mentre altre 2mila sono in Spagna e 1.800 in Polonia. Nel resto del mondo si contano circa 40mila esercizi artigianali e segnali molto positivi arrivano dall’Estremo Oriente: oltre alla Cina la specialità nostrana conquista i palati di Corea, Malesia e Australia.
Non è un caso che alla 40esima edizione del Salone Internazionale gelateria, pasticceria, panificazione artigianali e caffè (Sigep) che si svolgerà da domani al 23 gennaio all’Expo centre della Fiera di Rimini il gelato artigianale con la sua filiera sarà l’ospite d’onore. Del resto l’Italia è anche leader mondiale negli ingredienti semilavorati per il gelato, segmento dove 45 imprese realizzano un giro d’affari di 1,4 miliardi di cui 600 milioni per l’artigianale. La specialità ha inoltre un forte impatto sulla filiera agroalimentare e ogni anno genera l’acquisto di circa 220mila tonnellate di latte, 64mila di zuccheri, 21mila di frutta fresca oltre ad altre 29mila tonnellate di eccellenze come, per esempio, il pistacchio di Bronte, la nocciola piemontese e il limone di Sorrento.
C’è poi la filiera industriale dei macchinari dove 13 imprese, con ricavi per 229 milioni, “servono” quasi il 90% del mercato mondiale. Altre 11 imprese sono specializzate nella produzione di vetrine per le gelaterie.
«Quest’anno la parola chiave è internazionalità – sottolinea Ugo Ravanelli, amministratore delegato dell’Italian Exhibition Group (Ieg) la società che organizza il Sigep -. Il nostro obiettivo è aumentare la visibilità della manifestazione e dei suoi espositori verso gli operatori stranieri realizzando anche nuove piattaforme ad hoc». Da qui il progetto di assegnare un bollino di qualità per il gelato artigianale e di esportarlo anche all’estero.
Al Sigep accanto alla filiera del gelato sono presenti altre tre aree dedicate rispettivamente al caffè, pasticceria artigianale e cioccolato per finire con il pane. «La filiera della pasticceria e del cioccolato cresce particolarmente bene nel mercato statunitense e tedesco – continua Ravanelli -. Siamo protagonisti con l’export di materie prime, macchinari e prodotti finiti». Una partita giocata a 360 gradi non solo per gli oltre 8,3 miliardi di ricavi realizzati dalle 40.400 attive nella produzione e commercio di prodotti da forno in cui lavorano circa 162mila addetti. Le pasticcerie “pure” sono circa 4.100. L’export dell’intero comparto segna un +3,4% tra il 2018 e il 2017 mentre nel primo semestre del 2018 ha raggiunto 1,8 miliardi di euro in dolci. Tra caffè e pasticceria c’è un rapporto sinergico soprattutto all’estero.
Spazi in crescita anche per il caffè, bevanda per cui gli italiani in media spendono 260 euro, e il pane. In Europa sono i finlandesi che fanno segnare il record dei consumi con una quota procapite di 12 chili l’anno, più del doppio degli italiani. Un punto di forza dell’Italia è nella filiera dove sono attive 800 torrefazioni con 7mila addetti mentre il giro d’affari nel 2017 ha sfiorato i 4 miliardi di cui 1,35 legati all’export. Tra i plus dei produttori italiani di macchine per il caffè espresso c’è un secolare know how e non è un caso che siano made in Italy i sistemi utilizzati da Starbucks. Dopo un 2017 archiviato con un +4,5% del fatturato il 2018 ha visto un leggero rallentamento con un +2,2 per cento.
Per quest’ultimo alimento molte catene della Gdo offrono un prodotto “like” artigianale ma «quel che conta sono le materie prime – aggiunge l’ad di Ieg -. Vogliamo puntare sull’educazione alimentare nelle scuole collaborando per lo sviluppo del migliore artigianato italiano salvaguardando qualità e tradizione».