https://www.ilpost.it/2019/01/17/john-bercow-brexit, 17 gennaio 2019
John Bercow, l'antagonista
Il 9 gennaio scorso il Parlamento del Regno Unito ha approvato con un margine risicato un controverso emendamento alla legge relativa all’uscita del paese dall’Unione Europea, l’EU Withdrawal Act. L’emendamento accorciava sensibilmente il limite di tempo entro il quale la prima ministra Theresa May avrebbe dovuto presentare al Parlamento un “piano B” su Brexit nel caso in cui il “piano A”, l’accordo negoziato tra May e l’Unione Europea, fosse stato bocciato dalla maggioranza parlamentare (scenario che si è realizzato martedì sera): il limite non erano più 21 giorni, ma solo 3, pochissimi per un governo in difficoltà e senza idee come quello di May. L’emendamento, che ora inguaia non poco la prima ministra, era però stato presentato con una piccola forzatura, contro il parere del principale consigliere costituzionale della Camera (il Clerk of the House of Commons).
Ad approvare la sua presentazione era stato lo speaker della Camera dei Comuni (la Camera bassa del Parlamento britannico), uno dei personaggi più curiosi, egocentrici, controversi e divisivi della politica del Regno Unito: John Bercow, ex membro del Partito conservatore ma sostenuto da molti laburisti, contrario a Brexit e difensore dei diritti dei parlamentari meno importanti e potenti. Dal suo trono posizionato a un estremo della Camera bassa, ma con un abbigliamento molto più informale rispetto a quello dei suoi precedessori, Bercow coordina e dirige i lavori parlamentari da quasi dieci anni, in modo del tutto personale e originale.
Lo speaker, nonostante sia l’incarico più importante nella Camera bassa del Parlamento britannico, dovrebbe essere completamente imparziale, slegato quindi dagli interessi del suo partito: dovrebbe svolgere una funzione simile a quella del nostro presidente della Camera, per capirci.
Fin dalla sua elezione, nel 2009, Bercow ha però interpretato il suo incarico in maniera diversa, molto più originale e attiva: è andato più volte oltre le tradizionali procedure del Parlamento, come quando ha approvato la presentazione dell’emendamento sui tempi del “piano B” di Theresa May; ha rafforzato il ruolo dei parlamentari di fronte al potere esecutivo, per esempio concedendo loro più tempo per sottoporre il capo del governo di turno al cosiddetto “Question Time”, il tradizionale appuntamento delle domande al primo ministro; ed è intervenuto con grande enfasi e protagonismo in alcune controversie che hanno riguardato la Camera dei Comuni, come quando si oppose a una possibile visita nel Parlamento britannico del presidente statunitense Donald Trump, per «la nostra opposizione al razzismo e al sessismo» e per «il nostro impegno per l’uguaglianza davanti alla legge».
La fama di Bercow come speaker imprevedibile e antagonista – contro i parlamentari con più potere, ma soprattutto contro il governo conservatore di Theresa May – è aumentata con Brexit. L’episodio dell’emendamento non è stato il primo a provocare reazioni negative. Da tempo l’atteggiamento e le posizioni di Bercow sul tema sono viste con diffidenza.
All’inizio del 2017, durante un incontro con un gruppo di studenti, Bercow disse per la prima volta pubblicamente di avere votato per il “Remain” al referendum su Brexit che si era tenuto nel giugno 2016. Nel corso del tempo la sua preferenza a dare precedenza agli emendamenti con appoggio trasversale tra le forze politiche ha finito per essere uno strumento utile per il Partito laburista, il principale partito di opposizione al governo May, anche se i conservatori più euroscettici hanno continuato a credere che le mosse di Bercow non fossero casuali, ma rispondessero a un preciso piano anti-Brexit. Alcuni consiglieri del governo, ha scritto il Guardian, hanno detto di credere per esempio che durante molte sedute parlamentari Bercow abbia volontariamente lasciato passare almeno un’ora prima di dare la parola a un conservatore sostenitore del piano su Brexit di Theresa May, con l’obiettivo di rendere il piano ancora più impopolare.
Uno degli ultimi scontri tra Bercow e i suoi avversari è avvenuto il 9 gennaio, lo stesso giorno dell’approvazione del tanto discusso emendamento su Brexit, quando il parlamentare conservatore Adam Holloway ha chiesto spiegazioni sul fatto che Bercow avesse guidato un’auto con un adesivo che diceva «Fanculo Brexit». Usando un tono che Politico ha definito «curiosamente dickensiano», e con diverse pause ad effetto, Bercow ha risposto che Holloway aveva fatto un «errore fattuale» nel suo intervento, perché «quell’adesivo con oggetto Brexit in tutta evidenza è apposto sulla vettura – o meglio dire sul parabrezza della stessa – che appartiene a mia moglie. E sono certo che l’onorevole non intenda suggerire neanche per un momento che una moglie sia di proprietà del marito o in qualche modo a lui asservita». Insomma: l’auto era della moglie, non sua; e la moglie decide per sé cosa fare.
L’attitudine e le risposte di Bercow non sono piaciute tra gli altri anche ai giornalisti dei tabloid britannici, tradizionalmente molto conservatori e schierati dalla parte di Brexit. Dopo la controversa seduta parlamentare del 9 gennaio, il Daily Mail ha descritto Bercow come «un damerino egocentrico che si dà un sacco di arie, una vergogna per la sua carica», mentre il Sun come «un nano sudaticcio che si crede chissà chi» (Bercow è piuttosto basso). Tra gli obiettivi dei tabloid è finita anche la moglie di Bercow, Sally Illman, ex sostenitrice del Partito conservatore poi passata ai laburisti, che secondo diversi critici negli ultimi anni avrebbe esercitato una influenza notevole sulle idee del marito, cosa che Bercow ha negato.
John Bercow e la moglie Sally a Wimbledon, Londra, 8 luglio 2016 (Shaun Botterill/Getty Images)
Bercow è diventato il personaggio più noto e riconoscibile della Camera bassa britannica non solo per la sua attitudine a rompere le regole e ad andare contro il governo di turno, ma anche per la teatralità dei suoi interventi e per l’uso di termini particolari e un po’ desueti, per esempio “chuntering” (“borbottare”), usato da Bercow nell’espressione “chuntering from a sedentary position” (“borbottare da seduti”) per riprendere i parlamentari che parlano o fanno casino quando non tocca loro intervenire. Alcuni giornalisti hanno inoltre notato come di recente Bercow abbia iniziato a chiudere alcuni suoi interventi con un signorile “Amen”.
Bercow has said the word "sedentary" THREE HUNDRED AND EIGHT FOUR TIMES in the past decade. He likes to admonish MPs for "chuntering from a sedentary position", which I'm sure you will agree is absolutely top bantz, particularly the 100th time you hear it. h/t @HackBlackburn pic.twitter.com/aHa1A4Seo1
— Joey D'Urso (@josephmdurso) October 23, 2018
L’espressione più famosa di Bercow, però, è «order, order», usata per riportare l’ordine nella spesso rumorosa Camera dei Comuni: pare che “Order” sia anche il nome del gatto di Bercow e di sua moglie. Il quotidiano olandese De Volkskrant ha scritto: «Nessuno nell’isola della Gran Bretagna dice “order, order” in maniera così meravigliosa come John Bercow». Il programma di news tedesco Tagesschausi ne ha messo insieme qualche esempio.
Order! Order! Order! pic.twitter.com/WjvKZWGTPu
— tagesschau (@tagesschau) January 16, 2019
Negli ultimi anni Bercow ha avuto anche diversi guai. Lo scorso anno, per esempio, fu accusato di bullismo da alcuni membri dello staff della Camera bassa, che raccontarono di scatti d’ira e aggressioni verbali e insulti. David Leakey, che per un periodo ricoprì l’incarico di Black Rod, ruolo cerimoniale del Parlamento, raccontò che «il comportamento rigido ed esplosivo [di Bercow] è leggendario, detestabile e indegno per chi occupa un incarico pubblico. […] Onestamente ci sono molte persone che sono terrorizzate dallo speaker».
Le accuse di Leakey seguirono quelle di Angus Sinclair, ex segretario personale di Bercow, che raccontò di episodi di ira durante i quali lo speaker «non aveva il controllo di sé». Leakey disse inoltre di avere ricevuto 85mila sterline (circa 100mila euro) al momento di lasciare l’incarico, con la promessa di non parlare pubblicamente della sua esperienza.
Lo scorso ottobre la parlamentare laburista Maria Miller, che presiede la commissione parlamentare sulle donne e l’eguaglianza, chiese le dimissioni di Bercow dopo che un rapporto indipendente aveva rivelato diversi episodi di bullismo e molestie nella Camera dei Comuni, tenuti nascosti da una generale cultura di «accettazione e silenzio»: Bercow fu accusato di coprire questi episodi e di non fare nulla per cambiare le cose. Finora comunque si è sempre salvato grazie ai molti alleati su cui può contare in Parlamento.
Nonostante le critiche e le accuse accumulate nel corso degli anni, ci sono almeno tre cose positive da dire sul conto di Bercow, ha scritto il settimanale conservatore Economist.
Prima: Bercow si è dimostrato un convinto sostenitore e difensore dei diritti del Parlamento contro il governo, ribaltando una tendenza che era in atto da circa trent’anni e che vedeva favorire il potere esecutivo su quello legislativo. Tra le altre cose, ha iniziato a dare sempre più spazio e opportunità ai partiti più piccoli e alle iniziative dei singoli parlamentari.
Seconda: ha dimostrato di non essere uno sprovveduto e ha ribattuto con sufficiente solidità dalle accuse di favorire il “Remain” nella discussione su Brexit. È stato difeso da parlamentari sia laburisti che conservatori, che hanno sostenuto che Bercow avesse approvato la discussione di emendamenti proposti da entrambi gli schieramenti, tra cui quello che preparava la via per il referendum su Brexit, nel 2016. L’Economist ha scritto: «La sua più grande faziosità non è contro i laburisti o i conservatori, ma contro i potenti dei partiti. Prima di diventare speaker fece infuriare David Cameron ridicolizzando la sua educazione ad Eton [uno dei più prestigiosi college del Regno Unito, ndr] e la sua partecipazione al club White, di soli uomini. Si è inoltre divertito a mettere continuamente Theresa May e i suoi ministri di fronte alle loro responsabilità».
Terza: il lavoro di Bercow è straordinariamente complicato, soprattutto in un momento come quello attuale, dove a causa di Brexit e delle difficoltà del governo il ruolo del Parlamento potrebbe diventare ancora più rilevante. Insomma, non è facile oggi come oggi fare lo speaker della Camera bassa del Regno Unito.
John Bercow nella camera dei Comuni, 19 dicembre 2018 (AFP/Mark DUFFY/UK Parliament/LaPresse)
Secondo diverse indiscrezioni, Bercow rimarrà in carica fino alla prossima estate, quando saranno passati dieci anni dal suo insediamento: parteciperà quindi a tutte le prossime decisioni su Brexit – che potrebbero essere diverse, a seconda di quello che farà il governo di Theresa May – e al momento dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, fissato per il 29 marzo. Fino ad allora, ha scritto Politico, i sostenitori di Brexit continueranno a guardarlo con sospetto, e lo stesso farà il governo di Theresa May, con cui i rapporti ormai sembrano essere arrivati oltre il punto di rottura.