Libero, 18 gennaio 2019
Le pizze fatturano 15 miliardi l’anno
Cinque milioni di pizze al giorno, quasi tre miliardi l’anno, 127mila locali che la sfornano (tra queste, 76.357 sono veri e propri esercizi di ristorazione, circa 40mila sono ristoranti-pizzerie e quasi 36.300 bar-pizzerie. Dal punto di vista della suddivisione territoriale, la Campania è in testa con il 16% delle attività, seguita da Sicilia, 13%, Lazio, 12%, Lombardia e Puglia, 10%), 100mila addetti a tempo pieno e 100mila nei fine settimana, un fatturato da 15 miliardi di euro e un movimento economico che supera complessivamente i 30 miliardi. La pizza, dopo che l’Unesco ha proclamato l’arte dei pizzaioli patrimonio immateriale dell’umanità (nonostante in Italia il mestiere del piazzaiolo non sia ancora inquadrato professionalmente dal punto di vista normativo e lavorativo), oltre ad essere simbolo dell’Italia nel mondo, «si conferma un tesoro del made in Italy», ha dichiaratoieri la Coldiretti in occasione della prima Giornata internazionale della pizza. «Gli americani che sono i maggiori consumatori al mondo», spiega Coldiretti, «con 13 chili a testa,mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3),francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono la classifica». Il successo di questo piatto si riversa, ovviamente, anche sulle materie prime: «L’impatto si fa sentire anche sulla produzioneagroalimentarein termini di ingredienti utilizzati durante l’anno», continua Coldiretti, «con circa 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro».Occhio, però, ai “falsi”: si moltiplicano, infatti, gli ingredienti che nulla hanno a che fare con la ricetta originale: «Quasi due pizze su tre servitein Italia», avverte Coldiretti, «sono ottenute da un mix di ingredienti,dallamozzarellalituana all’olio tunisino al grano ucraino, provenienti damigliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori». La battaglia alle “contraffazioni” è feroce: si moltiplicano le iniziative per garantire l’originalità italiana degliingredienti e un’informazionecompleta periconsumatori. Dall’obbligo di indicare l’origine dell’olio extravergine di oliva, a quello per i prodotti lattiero caseari e derivati (ed entrati in vigore il 19 aprile 2017), mentre l’etichettatura dei derivati del pomodoro è scattata nel 2018. «L’obiettivo», conclude la Coldiretti, «è portarela trasparenza dai banchi dei supermercati ai menù delle pizzerie dove occorre far conoscereai clientil’origine di tutti gli ingredienti impiegati».