ItaliaOggi, 17 gennaio 2019
Diritto & Rovescio
Antonio e Nicola Diana, titolari, con lo zio Armando, in provincia di Caserta, di una delle più grandi aziende italiane per il riciclaggio della plastica, erano figli di un imprenditore ucciso dalla camorra. Per ricordare il genitore avevano avviato un’attività a tappeto contro la malavita organizzata, finanziando stage formativi contro i clan, dibattiti, pubblicazioni. Adesso sono stati arrestati con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa perché ben 9 collaboratori di giustizia hanno dichiarato che i Diana erano persone «intoccabili» e «immuni da richieste di estorsioni». Mi auguro che le accuse siano state verificate. Ma se fossero vere c’è da sentirsi girare la testa. Il mondo mafioso ha questo di terribile. Spesso è inafferrabile, cambia aspetto, si camuffa. Non sai mai dove si annidi e quali siano le sue intenzioni. Mira a uccidere e a dominare ma anche a confondere, in modo che il sospetto possa cadere su tutti. Anche sui più insospettabili. Fa terra bruciata di certezze. Quelle che nutrono la vita della gente per bene.