Corriere della Sera, 16 gennaio 2019
Al via il Kumbh Mela, la festa indù dei record
I primi a immergersi, all’alba, sono stati gli asceti. Nudi e coperti di cenere hanno aperto i bagni purificatori nel punto dove il Gange incontra l’affluente Yamuna, nel Nord dell’India. Poi sono arrivate le processioni di yogi e fedeli comuni, alcuni a bordo di trattori o di carri trainati da buoi. Tutti a immergersi nelle acque del fiume sacro con ghirlande al collo e invocando il nome di Shiva. In 15 milioni sono accorsi ieri per il primo giorno di Kumbh Mela, il più grande raduno religioso al mondo: entro il 4 marzo, quando terminerà, sono attesi oltre 130 milioni di pellegrini.
La festa («mela» in sanscrito) affonda le sue origini nella mitologia: si tramanda che durante una battaglia tra demoni e divinità per la conquista del Kumbh, l’ampolla con il nettare dell’immortalità, quattro gocce della preziosa soluzione siano cadute in quattro punti della Terra, poi diventati luoghi sacri, punto di contatto tra Terra e Cielo: le città indiane di Haridwar, Nasik, Ujjain e l’ex Allahabad. Per questo la «festa dell’ampolla» si svolge da secoli ogni tre anni, a rotazione in una di queste quattro città. Ora è la volta di quella che fino a ottobre si chiamava Allahabad, città di Allah, nome musulmano che risale al periodo degli islamici mogul e che lo scorso ottobre è diventata Prayagraj (in sanscrito «città del sacrificio») per volere del governo regionale dell’Uttar Pradesh. Alla sua guida c’è un ultra religioso, il monaco indù Adityanath, compagno di partito del premier indiano Narendra Modi, leader dei nazionalisti indù del Bjp.
Un grande spot elettorale in vista delle politiche di primavera. Il governo di Nuova Delhi ha investito nell’organizzazione l’equivalente di 650 milioni di dollari di fondi pubblici
Ogni angolo della città è tappezzato da gigantografie dei due leader: quest’anno la festa appare come un grande spot elettorale in vista delle politiche di primavera. Non a caso il governo di Nuova Delhi ha investito nell’organizzazione dell’evento l’equivalente di 650 milioni di dollari di fondi pubblici. Così quello che ha la fama di essere il più grande raduno religioso al mondo quest’anno offre numeri da record: per i pellegrini sono stati allestiti 32 chilometri quadrati di tendopoli, 120 mila gabinetti da campo, decine di nuove strade e ospedali. Con 30 mila agenti dispiegati si punta a evitare le calche che in passato hanno causato vittime. La macchina organizzativa è partita un anno fa: nulla quest’anno deve andare storto.
È nel corto circuito tra mitologia e storia, tra passato e presente, tra l’arancione colore indù della purezza che domina sulle ghirlande e i vestiti dei pellegrini e il color zafferano delle bandiere del Bjp che si spiega l’imponenza di questa edizione.