Ogni festival ha la sua polemica, si sarebbe aspettato quella sui migranti?
«Premetto che condivido il punto di vista di Baglioni. Non trovo niente di strano se un uomo che ha un suo pensiero, anche se con un ruolo come quello di Claudio, lo esprime. Conta l’opinione, non il luogo in cui viene espressa».
Sul palco con Morandi aveva un ruolo comico.
«Merito degli autori».
Anche un po’ suo, no?
«Mah. Per fare l’ex premier Monti avevo trovato un loden della mia taglia».
Quest’anno come si vestirà?
«Ho dato un’indicazione: eleganza sfatta. Col DopoFestival ci si può slacciare il nodo della cravatta».
E questo Sanremo bis?
«Solita storia. Volevo presentare una canzone come concorrente, è tutta la vita che cerco la patente di cantautore. Capitò anche con Morandi. Non mi accettarono e mi chiamarono come conduttore. Stavolta avevo scritto un brano con la mia amica Chiara Civello. Per farla breve hanno rilanciato — o sono andati al ribasso, non lo so — proponendomi il DopoFestival».
Le dispiace non esibirsi?
«Coltivo l’ambizione di cantare con Chiara sul palco in una delle serate. Sono un cantautore che fa l’attore per mantenersi. Scrivo canzoni da quando ho 15 anni».
Come immagina il suo Dopofestival?
«Con Anna Foglietta e Greta Melissa Marchetto porteremo il nostro stile. Il DopoFestival sta nascendo in questi giorni, tra discussioni e intese: al momento siamo solo in attesa dei malintesi. Vorrei trovare il tono giusto, che è l’approfondimento».
In che senso?
«Musica e parole devono diventare il contenuto e l’estetica del nostro DopoFestival. Poi ci sarà la Super band con i grandi solisti di gruppi diversi che si sono coalizzati, una all star band. Il ritmo è il groove, vitale. All’una di notte dovrò abituarmi al jet lag».
Com’è Baglioni?
«Abbiamo girato solo gli spot, ha una grande ironia. Ho un bellissimo ricordo di quasi vent’anni fa, al festival O’ Scià a Lampedusa. Si abbassò a fare un duetto con me: già allora ebbi la sensazione di avere a che fare con un principe buono. È come vorremmo che fossero i nostri idoli: umani e alti».
La canzone di Baglioni che ha
segnato la sua vita?
«E tu, per una storia non consumata. Non avevo mai baciato. Sa i versi? "Accoccolati ad ascoltare il mare…". Io ero accoccolato con una ragazza ad ascoltare il mare. Lei si sdraiò, segnale inequivocabile per un bacio. Non capii. Gli amici passarono l’estate a cantare E tu, io a pensare al mio fallimento di baciante».
Il Papaleo cantautore come vede questo Sanremo musicalmente?
«C’è un super cast: va dai rapper alla tradizione, poi ci sono personaggi meravigliosi come Loredana Bertè. Ho un ricordo fantastico del suo concerto al campo sportivo del mio paese: bella, forte, erano gli anni di In alto mare. Mi conquistò».
Da lucano che effetto fa essere protagonista con Gigi Proietti a Matera?
«È un grande momento per la mia regione, quando senti la tua terra sotto i piedi provi sempre una sensazione speciale. La Basilicata non è il cuore dell’Italia, è la milza. A parte il mio film Basilicata coast to coast — che ha segnato un point break per farla conoscere — è tutta da scoprire. Oggi Matera Capitale Europea della Cultura cambia le cose».
La cultura è una bella responsabilità di questi tempi.
«Vuol dire essere capitale dell’energia che deve cambiare il mondo. Mi riempie di orgoglio e di paura l’idea che possa essere un’occasione non colta. La cultura è la possibilità di cambiare, di comprendere, di scegliere e autodeterminarsi. Ma soprattutto di capire quello che conta davvero per stare meglio».
Il rapporto con Proietti?
«Abbiamo legato girando Il premio di Alessandro Gassmann, facevo il suo segretario. Il mio ruolo era quello di adorare Gigi. Non c’era scarto sul set e fuori, lo adoravo in camerino, al trucco. Quando giravamo continuavo a adorarlo. È uno dei personaggi che amo di più: non ho mai recitato».