la Repubblica, 16 gennaio 2019
Un piano per salvare le cabine telefoniche
Tempo due anni, e le potremo vedere in qualche foto d’epoca, nelle discariche della città, forse in qualche museo. Ma le vecchie cabine telefoniche, agli angoli delle strade non ci saranno più. Il Garante delle Comunicazioni, l’AgCom, pronostica la totale «dismissione» delle cabine di quartiere «entro massimo 24 mesi». Ne resistono ancora 18 mila 380 qui in Italia, in maggioranza della Tim. D’altra parte le nuove regole dell’Ue – scritte nel Codice europeo in vigore dal 20 dicembre – dicono che la cabina non è più un” servizio universale”. Per noi italiani, questo significa che la Tim ( l’ex monopolista della telefonia) non è obbligata a tenerle in piedi. Il muro è caduto, dunque, e le cabine possono estinguersi. A meno che il Garante non decida altrimenti. E in effetti i tecnici del Garante lavorano a un colpo di freno.
L’idea è di permettere un drastico ridimensionamento delle cabine, ma di conservarne in vita un numero ancora alto, per prudenza. Il Garante ha letto i dati che le arrivano dalla Tim, dal ministero dell’Interno e dall’Istat. Dati sulla sicurezza. Questi numeri dicono che le chiamate da telefono pubblico si sono ridotte dell’ 80 per cento «passando da 96 milioni l’anno a 18,6 milioni». La riduzione ha preso corpo in sette anni ( dal 2010 al 2017). In questo stesso periodo, però, le telefonate ai numeri di emergenza si sono ridimensionate “solo” del 65 per cento, dunque a un ritmo più basso. Questo significa che la vecchia cabina – quasi un rudere nell’epoca degli smartphone – ha continuato a salvare la vita a donne aggredite, a persone infortunate, ad anziani che si erano persi. Persone in difficoltà e prive, in quel momento, di un altro mezzo per dare l’allarme.
Ed ecco allora il Garante ipotizzare due soluzioni che salverebbero la vita a un buon numero di cabine telefoniche. Nella prima ipotesi, la Tim sarebbe autorizzata a demolire 5.000 cabine, ma ne dovrebbe risparmiare 13 mila 380 per almeno altri due anni. Per evitare la rottamazione indiscriminata delle cabine, il Garante manterrebbe in piedi la” procedura di opposizione” che è oggi in vigore. La procedura prevede che la Tim affigga un cartello sulla cabina che vuole rimuovere. L’avviso deve comparire almeno 60 giorni prima che gli operai procedano alla eliminazione. A quel punto, chiunque può chiedere al Garante che quella cabina sia risparmiata e resti funzionante. E il Garante – che ha un mese di tempo per decidere – giudica fondati tantissimi ricorsi contro la demolizione. Ne ha accolti l’ 85% ( siamo nel 2015).
Nella seconda ipotesi, la “procedura di opposizione” sarebbe abrogata, cancellata. Ma la Tim potrebbe eliminare una cabina a patto che un’altra sia operativa in strada «in un raggio di 250 metri». Questa seconda ipotesi manterrebbe vive 10 mila cabine in tutta Italia.
La distanza, d’altra parte, è una cosa importante. In una loro relazione, gli ispettori del Garante hanno individuato la comunità di persone che vanta l’amaro record della maggiore lontananza da una cabina telefonica. Sono gli abitanti di Pantelleria che non hanno più uno straccio di cabina. Persone che, per trovarne una, dovrebbero percorrere 113 chilometri fino a Mazara del Vallo (Trapani), di cui buona parte a nuoto. Stanno meglio – si fa per dire – i cittadini di Lampedusa dove il Garante individua un’ultima eroica cabina di strada, sia pure scalfita dalla salsedine. Gli vogliamo togliere anche quella?