il Fatto Quotidiano, 16 gennaio 2019
«Ho visto morire i ragazzi schiacciati sotto di me». Parla uno dei sopravvissuti di Corinaldo
C’è una foto, a distanza di un mese dalla tragedia di Corinaldo, che resta ancora l’immagine più cruda di quella sera: la balaustra all’esterno della discoteca è crollata, centinaia di ragazzi franano l’uno sull’altro diventando una montagna troppo pesante per gli adolescenti seppelliti alla base. Sei di loro non ce la faranno, alcuni rimarranno in coma per giorni.
In quella foto si distingue nitidamente il volto di un solo ragazzo. È sopra a decine di ragazzi come lui, schiacciato contro la seconda balaustra, quella che non è caduta. Sembra in piedi, e invece è sdraiato, solo che il suo corpo non si distingue, sepolto com’è da quell’enorme massa umana. Quel ragazzo si chiama Matteo Benigni, ha 18 anni, è sopravvissuto.
Quando si è visto in quella foto era stupefatto e ancora, quasi 40 giorni dopo quella notte, la guarda con incredulità, frastornato. Sa che uno dei ragazzi sotto di lui non ce l’ha fatta. “Quella foto me l’hanno mandata via WhatsApp, mi ha fatto impressione vedermi lì. So che se fossi rimasto sotto la gente qualche decina di secondi in più sarei morto”. Matteo è salito su un treno per incontrarmi, non era mai stato a Milano. Ha una vita semplice, frequenta l’istituto alberghiero, lavora come pizzaiolo in un locale vicino Jesi e non era mai stato in quella discoteca. “Era la mia prima volta alla Lanterna azzurra ed era anche la prima volta che prendevo la macchina per andare a ballare”.
Era la tua prima volta anche a un concerto di Sfera Ebbasta?
No, ero già stato a un suo concerto e anche lì qualcuno aveva spruzzato lo spray al peperoncino, ma era all’aperto, c’era stata un po’ di confusione ma nulla di grave. Io non sono neppure un suo fan. Due miei cugini più piccoli (15 e 16 anni) andavano al Lanterna Azzurra, e uno l’ho accompagnato io. Era per stare insieme.
Come è andata quella sera?
Sono entrato con la prevendita che mi aveva dato una ragazzina di 14 anni, senza alcun biglietto. Il locale era affollatissimo, ci si muoveva appena. Era pieno di ragazzini, tutti compravano alcol senza mostrare documenti, i miei cugini compresi.
Poi?
Cinque minuti prima che accadesse tutto ero uscito a fumare. Sono rientrato, ero vicino all’uscita con mio cugino più piccolo. L’altro, quello di 16 anni, era andato in bagno. A un certo punto ho sentito un odore strano, acre, non riuscivo a respirare. Tutti in un attimo si sono ammassati verso l’uscita, e d’istinto io e mio cugino li abbiamo seguiti. La balaustra ha ceduto subito, sono caduto, non ho capito cosa stesse accadendo.
Hai provato a liberarti?
Ero bloccato, hanno tentato di spostarmi in tre, non ce l’hanno fatta. Gridavo di togliermi la gente da sopra, qualcuno non reagiva, in tanti avevano bevuto, erano confusi, secondo me molti ragazzi non hanno neppure realizzato cosa stesse succedendo.
Tu sì però.
Io non avevo bevuto, dovevo guidare, mio cugino era già più frastornato. A un certo punto non mi sentivo più le gambe, faticavo a respirare. Pensavo che sarei morto, ero sicuro. Quando mi hanno liberato da lì, non me lo dimenticherò mai, ho visto una ragazza per terra bianca in volto. Poco dopo aveva un lenzuolo sopra.
Poi che hai fatto?
Ho cercato mio cugino, abbiamo aiutato, trasportato gente verso l’ambulanza. L’altro mio cugino, che era in bagno, è uscito e ha trovato la discoteca vuota, una cosa surreale. Sono andato via quando è arrivato il papà di una delle ragazze morte che chiedeva di lei. Non ce l’ho fatta.
Quando sei tornato a casa cosa hai fatto?
Ho svegliato mia mamma e le ho spiegato cosa era successo. Lei si è arrabbiata, mi ha detto le cose che dicono le madri, che non sarei dovuto andare in discoteca. Non ha capito bene la gravità della situazione e io stesso ero confuso. Poi il giorno dopo abbiamo realizzato. Ho cominciato a avvertire dolori alle gambe e sono andato in ospedale dove mi hanno diagnosticato un trauma toracico e uno schiacciamento alle gambe. Mi è andata bene.
I carabinieri ti hanno convocato?
Sì. Sono andato a testimoniare, ho consegnato un audio, un video, quello che avevo.
Che conseguenze ha avuto tutto questo?
Psicologiche tante. Continuo a rivivere quelle scene, vedo i morti. Tre giorni dopo sono andato alla Lanterna per rivedere il posto, per capire che effetto mi avrebbe fatto.
Cosa farai da un punto di vista legale?
Mi ha contattato l’avvocato Canafoglia. Chiederò un risarcimento come tante altre persone, ma so che il locale non aveva neppure un’assicurazione. Non lo faccio per i soldi, lo faccio perché voglio giustizia e credo che qualcuno voglia coprire la verità, che abbia paura.
Chi?
Si dice che qualche adulto dello staff sia scappato quella sera, per esempio.
Cosa pensi di chi dà la colpa ai testi di Sfera Ebbasta?
La colpa è stata della mancanza di uscite di sicurezza aperte, dei gestori del locale e della quantità di gente che hanno fatto entrare.
E delle polemiche sulla pagina Instagram di Sfera, con le sue foto allegre?
Secondo me a Sfera di quello che è successo a noi che eravamo lì non è fregato niente. Si è tatuato queste sei stelline per fare bella figura, ha fatto un post dispiaciuto e poi come se non fosse successo nulla, ha messo le foto del suo pacco. Io dico: anche quella sera, perché non è venuto sul posto? Doveva venire qui a vedere con i suoi occhi cosa era successo, a portare conforto. Quei ragazzi sono morti per vedere un suo concerto. Per non parlare di quando ha scritto che il 2018 per lui è stato un anno bellissimo. Quindi quello che successo a Corinaldo fa parte dell’anno bellissimo? Io non dico che non deve andare avanti, ma un po’ di rispetto, cazzo.
Questo secondo te avrà ripercussioni sui suoi fan?
Sento tanti ragazzi delusi da lui. Sfera non immagina quello che è successo. Non immagina quello che è successo a chi come me non è morto. La ragazzina che mi ha venduto le prevendite ha pianto ininterrottamente, mio cugino per lo choc quella sera non è riuscito per ore a camminare, nonostante non avesse nulla di fisico. È ancora difficile smettere di parlare di quello che ci è successo.
Ti senti fortunato?
Certo. Quel ragazzo sotto di me che si vede nella foto è morto. Mi ha salvato il caso.
Sei più andato a ballare?
Venerdì scorso. È stato bello tornare a fare cose normali con i miei amici, ma anche brutto perché ero attento a tutto. Mi scattava l’allarme per qualsiasi cosa. Però c’erano persone in divisa nella discoteca, mai visti prima. E la discoteca era semivuota, mai successo. Chiedevano perfino i documenti per il drink e non c’era prevendita. Speriamo che questa cosa non sia un’attenzione solo del momento. Che quei ragazzi non siano morti per niente, almeno.