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 2019  gennaio 16 Mercoledì calendario

Il senso delle scimmie per i soldi

Gli animali provano emozioni e sono intelligenti: abbiamo visto scimmie che vegliano il corpo dei figli morti, cornacchie che mettono le noci sulle strade e aspettano che le automobili le schiaccino per aprirle. Non ci chiediamo più se cane e gatto sentano gioia, dolore, rabbia o gelosia. I “turbamenti” animali esistono, e si sono evoluti per essere un «collante sociale», come sostiene in un articolo Mark Bekoff, docente americano di ecologia all’Università del Colorado. Molte bstiole dimostrano di avere coscienza di sé, come il cavallo che ha superato il test dello specchio, e questo porterebbe a formare comunità più unite. Anzi: «Alcuni animali potrebbero avere persino il senso dell’umorismo». Di sicuro le scimmie, proprio come gli uomini, hanno fiuto per il denaro. Alcuni primati infatti sono in grado di riconoscere gli oggetti più costosi e di valore, rispetto ad altri meno rilevanti, e di utilizzarli come merce di scambio. UN 

ESERCITO IN CAMPO
A giungere a questa conclusione è stato uno studio pubblicato sulla rivista Animal Cognition, e condotto dai ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma, in collaborazione con i gruppi francesi dell’Institute for Advanced Study di Tolosa, e dell’Institute Jean Nicod, della Scuola Normale Superiore di Parigi. Insomma un esercito di specialisti ha messo in piedi un teatrino per capire il comportamento delle scimmie rispetto al denaro. E si è ritrovato a prendere lezioni di economia e ad apprendere le dinamiche che regolano il baratto. Bastava rileggere la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin. Comunque sono stati coinvolti nell’esperimento sei esemplari di cebi dai cometti, una specie di primati del Sud America, separatasi dalla linea evolutiva dell’essere umano circa 35 milioni di anni fa. A ogni scimmia è stato consegnato un set di quattro diversi oggetti, alcuni dei quali, nello scambio portavano a una ricompensa alimentare. «Abbiamo dimostrato che i cebi sono in grado di categorizzare i token (gettoni-monete) in base alla loro validità, cioè al loro essere “in corso”, come lo è l’euro rispetto alla vecchia lira», ha spiegato Francesca De Petrillo, ricercatrice dello Iast di Tolosa. «Analogamente a quanto avviene negli esseri umani con il denaro», ha chiarito, «le scimmie hanno scambiato per prime e in maggior numero gli oggetti in corso rispetto a quelli fuori corso e privi di valore, a prescindere dalla loro familiarità». Non solo. I cebi sono anche capaci di fare scambi multipli, fanno notare gli scienziati. Non avevamo dubbi.

SCAMBI MULTIPLI
«Quando in un secondo esperimento abbiamo dato loro un pezzo di cibo che poteva essere barattato con un token, che a sua volta poteva essere scambiato per un cibo di qualità superiore al primo, i cebi hanno eseguito questa serie di permute vantaggiose. Non mangiare subito un cibo e scambiarlo per un token richiede un’elevata capacità di autocontrollo». Lo faceva anche l’uomo primitivo, circa sei secoli prima di Cristo, poi è passato al denaro ed è stata la sua rovina. Per capire i fattori che hanno permesso di arrivare al sistema finanziario attuale c’è bisogno di un altro capitolo. Ma l’economista francese Sacha Bourgeois-Gironde tiene a precisare, per chi non lo avesse compreso: «Lo studio prova che i precursori di una proto-economia monetaria possono essere individuati anche in scimmie evolutivamente distanti da noi. I cebi imparano facilmente a usare il cibo come token ed è su questo processo che si basa l’invenzione della moneta».