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 2019  gennaio 15 Martedì calendario

Auto, la Cina non è più l’Eldorado

Se l’export cinese piange, la domanda di beni durevoli non ride, come del resto dimostrato dal parallelo calo delle importazioni. A testimoniarlo senza ombra di dubbi è la prima contrazione annuale del mercato dell’auto in Cina in quasi tre decenni, con previsioni di vendite sostanzialmente piatte per quest’anno: una novità che costringe i costruttori nazionali (da ultimo molto penalizzati in Borsa) e internazionali a ricalibrare le loro strategie nel principale mercato del mondo, oltre a rilanciare le ipotesi di più decise manovre governative di stimolo alla domanda.
Secondo la China Association of Automobile Manufacturers, l’anno scorso il mercato si è contratto del 2,8% a 28,08 milioni di unità e dovrebbe assestarsi sugli stessi livelli nel 2019. Proiezioni che appaiono ottimistiche a vari analisti di banche di investimenti: Nomura stima un calo del 5% e Goldman Sachs ha ipotizzato uno scenario che potrebbe raggiungere il -7%.
Nel 2018 le vendite di auto passeggeri si sono contratte del 4,1% a 23,71 milioni, mentre in controtendenza risultano i veicoli commerciali (+5,1% a 4,37 milioni). Spicca il balzo del 62% delle auto “new energy” a 1,26 milioni – agevolato dagli incentivi pubblici: sono arrivate al 4% del totale e dovrebbero salire a 1,6 milioni quest’anno, per poi raggiungere, secondo i target del governo, il 20% del mercato nel 2025. Anche se gli incentivi al pubblico dovrebbero ridursi, altri strumenti sosterranno la commercializzazione delle vetture a basse o zero emissioni, come l’obbligo per tutti i costruttori – a partire da quest’anno – di produrre auto elettriche.
Alcuni esperti suggeriscono che alcuni fattori particolari abbiano inciso negativamente, come lo spirare di agevolazioni fiscali a fine 2017 e le restrizioni alle immatricolazioni in otto grandi città. Ma un anno fa tutti si aspettavano che la crescita continuasse. Tanto più dopo un buon primo semestre (+6%). Ora le case devono affrontare un contesto sempre più competitivo: le speranze di un prolungamento per altri anni dell’espansione del primo mercato mondiale (1,7 volte quello statunitense) sono evaporate. Appare evidente che il picco di vendite per le auto a combustione sia stato raggiunto nel 2017 a oltre 28 milioni, scesi a meno di 27 l’anno scorso.
Sono sviluppi che esasperano i problemi di sovracapacità produttiva gravanti su una serie di costruttori, a partire da Ford, Hyundai e Psa. Ford, in particolare,è reduce da un anno disastroso in Cina, dove le sue vendite sono scese del 37% (-59% a dicembre), mentre Gm ha registrato una riduzione del 10%. Tra i giapponesi, Nissan e Mazda stanno tagliando la produzione in Cina di circa il 20%, mentre Toyota gioisce per esser riuscita a aumentare le vendite locali del 14,3% grazie al successo del marchio di lusso Lexus e a rafforzare operazioni di marketing.
Le tensioni commerciali in corso tra Pechino e Washington, inoltre, hanno effetti a raggio largo: l’associazione tedesca dell’industria dell’auto Vda ha fatto ieri un appello per il free-trade dopo aver annunciato che nel 2018 le esportazioni di autoveicoli di case tedesche dagli Usa (dove hanno 4 grandi impianti che danno lavoro a 118mila persone) verso la Cina sono crollate del 37%. È da vedere se la rimozione a fine 2018 del dazio straordinario sulle auto made in Usa sarà confermata: tutto dipende dall’esito dei negoziati complessivi. Al via, invece, un allentamento delle restrizioni sull’investimento straniero nel comparto dell’auto, dimostrato anche dalla recente inaugurazione a Shanghai della “Gigafactory” di Tesla, a intero controllo della società americana.
La chiara leadership cinese nel settore EV (electric vehicles) diventa un fattore fondamentale di spinta per il settore delle emissioni zero su scala globale. «Il futuro di Volkswagen sarà deciso sul mercato cinese», ha dichiarato settimana scorsa il ceo Herbert Diess, annunciando nuovi investimenti del gruppo tedesco. Tra questi, anche una jv per gestire una rete di ricarica veloce per EV. Il gruppo Vw ha aumentato dello 0,5% le vendite in Cina, con le sue jv, a 4,21 milioni di unità,nonostante recenti cali. Peraltro nel weekend l’associazione dell’industria tedesca BDI ha chiesto alla Ue di adottare politiche più decise verso la Cina, per un maggiore accesso e una competizione più equa, presentando 54 richieste a Berlino e Bruxelles.
Intanto il rallentamento – nell’auto e non – del principale partner commerciale tedesco rende più arduo ipotizzare che si sia verificata una ripresa a fine anno dell’economia di Berlino, su cui spirano venti di recessione.