il Giornale, 15 gennaio 2019
I turisti di Allah
Vacanze islamiche. La lussuosissima Villa Tangery di Amalfi, dove 4 notti a metà gennaio costano quasi 7.000 euro, è in grado di riservare sia la piscina coperta sia quella scoperta alla famiglia musulmana che richieda privacy assoluta. Villa Royal Citrus a Mazara del Vallo, sul mare di Sicilia, garantisce riservatezza alle donne velate e alla loro famiglia. Villa Valgarda di Toscolano Maderno, con splendida vista sulla sponda bresciana del lago di Garda, offre un menu con opzioni islamicamente corrette, oltre a hammam, sauna, jacuzzi e una piscina a sfioro. All’hotel Becher di Venezia, suggestivo 3 stelle a due passi da piazza San Marco, sono pronti a rimuovere l’alcol dal frigobar se si prenota attraverso il portale Halalbooking.com. Se invece il turista musulmano vuole un albergo dove tutto il cibo servito è halal e l’alcol è messo completamente al bando, deve ripiegare sulla terraferma, all’albergo Kappa di Carpenedo, frazione di Mestre: peccato che la graziosa balconata al primo piano dove viene servita la prima colazione si affacci non su un minareto ma sulla parrocchiale munita di uno svettante campanile che ricorda vagamente quello di San Marco.
LE REGOLE
Il turismo islamico è un mercato in rapida espansione. Secondo il rapporto Global Muslim Travel Index 2018, nel 2017 sono stati 131 milioni i musulmani che hanno viaggiato per il mondo: erano stati 121 milioni l’anno prima e si stima che saliranno a 156 milioni nel 2020. Una quota pari al 10 per cento del turismo mondiale. Sono tanti, sono in crescita e sono danarosi: il medesimo rapporto calcola che i sauditi in viaggio spendano oltre 10mila euro l’anno a testa. E quando un arabo benestante porta con sé famiglia e servitù, ogni nucleo può valere fino a 100mila euro. C’è pure la versione islamica di Airbnb, chiamata Muzbnb, una rete di case date in affitto da musulmani. Fiorisce pure il mercato di applicazioni per smartphone in grado di indicare moschee, ristoranti e negozi halal, direzione e orari della preghiera, versetti coranici.
Il fatto è che il vacanziero islamico osservante richiede una serie di attenzioni che fanno la differenza. Il vademecum del turismo secondo Maometto prevede precise regole di accoglienza. La stanza d’albergo va attrezzata con il tappetino per la preghiera rituale e un indicatore che individui la qibla, ossia la direzione della Mecca, mentre in frigobar non dev’esserci traccia di alcol. I pasti devono essere halal, cioè cucinati con gli ingredienti e secondo i metodi di preparazione indicati dalla sharia. Nel mese di ramadan la prima colazione va servita prima dell’alba.
Agli ospiti islamici più esigenti va poi garantito un alto grado di riservatezza, che può comprendere sale da pranzo esclusive o saloni adibiti alla preghiera comune, fino a piscine, spiagge o centri benessere separati per uomini e donne. Anche le compagnie aeree dovrebbero prevedere varianti halal nei menù serviti a bordo. Se presenta queste caratteristiche, l’hotel o il resort può essere considerato halal, altrimenti è semplicemente «muslim friendly», cioè amico dei musulmani. La certificazione è concessa da enti che attestano l’«islamicità» anche di cosmetici, farmaci, prodotti finanziari, assicurazioni, come Halal Italy, Halal Italia (legato al Coreis), Halal Italy development, World Halal Authority.
Le grandi mete turistiche nel mondo si stanno attrezzando. La gran parte delle destinazioni vacanziere per musulmani si trova ancora in Paesi islamici, dove un fedele di Allah può trovare tutto quello che il Corano gli impone. Le più gettonate sono la Turchia, la Malaysia, gli Emirati Arabi, il Bahrain e naturalmente l’Arabia Saudita, di gran lunga il primo approdo anche perché accoglie i viaggiatori che si recano in pellegrinaggio alla Mecca. I Paesi «laici» più frequentati dai musulmani sono Russia, Spagna e Francia. L’Italia è sesta, dietro anche a Thailandia e Singapore.
VARIAZIONI DI MENU
Il boccone è grosso e appetitoso. Così, mentre Juventus e Milan si disputano la Supercoppa di calcio in Arabia Saudita, in Italia cominciano a vedersi alberghi e ristoranti che stendono tappeti rossi ai ricchi viaggiatori mediorientali. I numeri in realtà sono ancora risicati. Il portale Halalbooking.com offre soltanto 48 proprietà di lusso a misura di imam in Italia su quasi 1.200 nel resto del mondo. Il sito Halalando.com elenca 31 hotel, nessuno dei quali a sud di Roma. «Basterebbero pochi accorgimenti per richiamare molti più turisti islamici», dice Cristian Karim Benvenuto, leccese convertito, che ha lanciato pochi mesi fa un notiziario online, Dailymuslim.it e il portale Italymuslimfriendly.it in collaborazione con un tour operator che lavora con mediorientali e cinesi.
Secondo Benvenuto, gli islamici non aspettano altro che l’Italia crei le condizioni per ospitarli: «Ci considerano un Paese sicuro a differenza per esempio della Francia garantisce. E poi amano la gastronomia, il clima e le bellezze artistiche. Certo non spenderanno facendo il giro delle cantine e non mangeranno salumi, ma per moltissimi altri piatti sono sufficienti minime varianti. I musulmani non vengono da noi per mangiare kebab o cuscus, ma la nostra cucina. E come esistono menù per celiaci, vegetariani e kosher, possono benissimo aggiungersi quelli certificati halal a chilometro zero. Questi turisti viaggiano tutto l’anno, cercano i climi temperati e appartengono a ceti benestanti che sono in rapida crescita in Medioriente e così pure in Paesi asiatici come Pakistan, India, Malaysia, Azerbaigian, Indonesia. In Cina vivono 20 milioni di musulmani. E non dimentichiamo il turismo islamico interno, quello delle coppie miste e degli immigrati che risiedono, lavorano e guadagnano in Italia da anni».
Al momento mancano non soltanto le strutture certificate, ma anche i voli diretti, il marketing, la possibilità diffusa di prenotare online, il personale specializzato che sappia le lingue e sia in grado di gestire le necessità dei turisti musulmani. Per ora i tour operator portano i musulmani a visitare Milano, Venezia, Firenze e Roma. Il Sud è quasi completamente assente, nonostante le reminiscenze arabe e saracene, anche se in Puglia si sta creando una rete di masserie e ristoranti halal. A Venezia c’è un accordo tra l’Associazione veneziana albergatori e Halal Italy, il maggiore ente certificatore operante in Italia, mentre strutture «muslim friendly» sono segnalate in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio. Gli alberghi di lusso a Capri, Portofino, Costa Smeralda, Milano, prediletti da sceicchi e familiari, sono in grado di soddisfare facilmente le richieste di questa loro speciale clientela anche senza certificazioni di sorta.
Più problematico realizzare spiagge halal. Ci avevano provato un paio d’anni fa a Riccione e in Sardegna: tratti di litorale per sole donne con servizi specifici. L’esperimento è finito nel nulla.