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 2019  gennaio 15 Martedì calendario

Le Aquile Unite, squadra di pioniere che portano il calcio sui campi d’Arabia

GEDDA Quanto è lungo un passo? Difficile dirlo se si sta in mezzo a gente abituata a correre e a bruciare un traguardo dietro l’altro scattando. Cristiano Ronaldo e compagni, appena arrivati o i ragazzi di Rino Gattuso che ieri si sono allenati al campo dell’Al Ittihad, sono pronti a mostrare quanto sono bravi e quanto vanno veloci con una palla tra i piedi.
Dopo che altri hanno deciso per loro, ormai non possono che dribblare tutto quello che in questi giorni sta loro attorno. Le polemiche italiane, le manifestazioni di Amnesty che il giorno della partita a Roma ricorderà il caso Khashoggi, le attiviste che sono ancora in galera, come Loujain Al Hathloul, in carcere dopo essersi battuta per il diritto delle donne alla guida, come ha denunciato la sorella Alia lanciando un appello al mondo nei giorni scorsi.
Ad ammirare Juve e Milan domani ci saranno anche le donne che entreranno in uno stadio esaurito e si siederanno solo nei settori families, anche senza un accompagnatore maschio, pronte a compiere il loro passo. Alla loro velocità. Se gli uomini in Arabia sono pazzi per il calcio (pare che interessi al 74% della popolazione), la passione sta prendendo anche le donne, che non vogliono più solo guardare. Niente cifre precise, ma secondo la Saff, la Federcalcio saudita, dopo l’apertura degli stadi nel 2017, il calcio è divenuto uno degli sport più popolari tra le donne e quello che è cresciuto di più come numero di praticanti. Ovviamente non senza difficoltà, perché le calciatrici hanno raccontato dell’ostilità dei familiari per cui il calcio era un’attività solamente maschile. Le pioniere sono state dodici studentesse della città di Alkhobar, che ora sono diventate la United Eagles. «Abbiamo iniziato a scuola, nel 2016, poi tante ragazze si sono aggiunte», ha raccontato ad Arab News la capitana Nouf Al-Shammari. Ora sono 21, hanno tra i 18 e i 21 anni, e si allenano tre volte alla settimana. Hanno cominciato giocando amichevoli non ufficiali, nel 2017 hanno preso parte a un primo campionato regionale, nel 2018 a un secondo organizzato da Box Sport, un’accademia che ha sede sempre ad Alkhobar e che ha introdotto gli sport femminili tra le sue offerte. Perché la domanda ha cominciato a crescere. Altri tornei sono stati organizzati nelle scuole di Gedda. «Prima andavamo a giocare in Bahrein, adesso abbiamo organizzato un torneo con 10 squadre in Arabia», spiega una rappresentante di Box Sport, Essam Moustafa.
In generale, anche lo sport al femminile fa parte del programma di riforme del governo, Vision 2030. Le ragazze chiedono più strutture (si allenano sul cemento anche d’estate) e sognano di avere un giorno una squadra nazionale. Nel 2017, una donna membro del Consiglio Shoura ha chiesto alle principali squadre maschili, come Al-Hilal, Al-Nassr, Al-Ittihad e Al-Ahli, di far nascere team per sole donne. Un po’ come accaduto in Italia. E chissà che un giorno a Gedda non vengano a giocare Juve e Milan donne, magari in un contesto diverso. Ciascuno trovi il suo ritmo, ma ci sono tanti passi da fare.