La Stampa, 15 gennaio 2019
Israele cerca nel Danubio le vittime dell’Olocausto
Sommozzatori israeliani setacceranno il fondo del Danubio a Budapest, alla ricerca dei resti di migliaia di ebrei uccisi alla fine del 1944. L’annuncio è stato dato ieri dal ministro dell’Interno dello Stato ebraico, Aryeh Deri, in visita in Ungheria. Il governo guidato dal nazionalista Viktor Orban ha così voluto dare un segnare di vicinanza a Israele. I resti recuperati verranno portati a Gerusalemme, dove riceveranno funerali ebraici, a quasi settantacinque anni dalla terribile fine. Migliaia di ebrei vennero uccisi negli ultimi mesi del 1944, quando l’Armata Rossa era alle porte della capitale ungherese. L’Ungheria era governata da un fantoccio di Hitler, Dome Sztojay, leader del movimento paramilitare delle Croci Frecciate. Fino al marzo di quell’anno la grande comunità ebraica era stata in qualche modo al riparo dalla Shoah ma i miliziani delle Croci Frecciate cominciano nell’autunno una caccia all’uomo spietata. Alla fine della guerra oltre 565 mila ebrei ungheresi risultarono uccisi.
Fino a 150 metri di profondità
A migliaia, per eliminarli più in fretta, prima che i russi liberassero la città, furono uccisi con un colpo di pistola e gettati nel Danubio. Ora però Israele vuole portali in terra ebraica. Il ministro Deri, che è anche un rabbino ultra-ortodosso, ha raggiunto perciò un accordo con il collega ungherese Sandor Pintet. Un gruppo specializzato nell’identificazione della vittime dell’Olocausto, Zaka, è arrivato con lui a Budapest, e comincerà le ricerche la settima prossima. I sommozzatori utilizzeranno una strumentazione sofisticata, con sonar che possono raggiungere una profondità di 150 metri e uno scanner in grado di identificare oggetti in un raggio di 130 metri.
Nel 2005 l’Ungheria ha inaugurato un monumento, chiamato Le Scarpe, lungo la passeggiata sulla riva del Danubio, accanto all’argine di Pest. È composto di sei paia di scarpe in ghisa, in ricordo degli ebrei uccisi. Le scarpe sono state scelte perché spesso le vittime, prima di essere trucidate, venivano legate con i lacci dello loro calzature. Così legati, gli ebrei di Budapest venivano poi gettati nel fiume, per farli scomparire senza lasciare tracce. La maggior parte degli ebrei ungheresi vennero però uccisi nei campi di sterminio della Germania nazista, a cominciare da Auschwitz. In soli due mesi, dal maggio al luglio del 1944, oltre 400 mila vennero deportati nel più terribile dei lager.