il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2019
«Io, giocatore professionista di Fifa alla caccia del titolo mondiale»
Strano mondo, quello dei videogiochi. Per quanto realistici siano, c’è sempre qualcosa che sfugge ai programmatori, una scheggia impazzita, un terzino che diventa formidabile centravanti contro ogni razionalità. Piccole imperfezioni che chi vuole vincere deve padroneggiare. Alessandro Ansaldi, 22 anni, toscano, questi trucchi li sa ormai a memoria, almeno da quando è diventato giocatore professionista di Fifa19, il più famoso videogioco di calcio per Playstation. “Meglio Anthony Martial che Maradona”, giura senza passare per blasfemo, accennando a uno di quei segreti del gioco che riguarda Diego Armando, sbloccabile assieme ad altre leggende del calcio.
Alessandro Ansaldi, non inizi con una bestemmia. Maradona peggio di un’ala che neanche è convocata in nazionale?
Maradona è forte, se noi due facciamo una partita va benissimo, ma a alti livelli è inutilizzabile.
Sul serio?
È tutta questione di piede debole. Eusebio e Cruijff hanno valore massimo sia quando calciano col destro che col sinistro, Maradona no. Chi sa giocare a quel punto ti marca sempre il sinistro e tu non fai nulla.
Martial invece…
Era il mio pupillo, gli devo l’accesso ai mondiali di tre anni fa.
Andiamo con ordine. Lei è giocatore professionista di Fifa: che significa?
Ho un contratto con il Parma, che mi paga per rappresentare la società in tutti i tornei di Fifa per Playstation. In questi giorni siamo stati impegnati a Roma per le qualificazioni al mondiale per club: io gioco su Ps4, il mio compagno Michele Tangredi su Xbox. Alla fine si sommano i risultati e si ottiene il punteggio finale.
Ma come si diventa giocatori professionisti di un videogioco?
All’inizio giocavo online, poi piano piano ho cominciato a iscrivermi ai tornei dei negozietti, dove magari se vinci ti danno un buono sconto. Lì alcune associazioni mi hanno contattato per giocare nei loro eventi, fino a che mi ha notato il Parma.
Come tutti, avrà iniziato giocando per divertirsi a casa.
Sì, giocavo con mio fratello a Pro Evolution Soccer 2, il concorrente di Fifa. Poi sempre Pes fino al 2014, quando sono passato a Fifa15.
Pes e Fifa, due religioni distinte.
Assolutamente. Io sono passato a Fifa perché ero rimasto l’unico del mio gruppo di amici ad avere Pes: quando andavo da loro non ero abituato, perdevo e mi rodeva. Ora preferisco Fifa, ha una giocabilità più realistica, anche se ha una grafica peggiore.
Quante ore gioca al giorno?
Quando esce il nuovo Fifa devo capirlo bene, mi servono anche 6-7 ore al giorno, ma è soggettivo, c’è chi ne gioca dodici. In ogni caso poi diminuisci: adesso faccio 2-3 ore di allenamento al giorno.
Solo sfide online o anche contro il computer?
No, il computer non è allenante.
E quando stacca Fifa?
Gioco a Fortnite.
Si guadagna bene a fare il suo lavoro?
Dipende da persona a persona e dai tornei che vinci. Il mondiale individuale ha un premio di 250mila dollari per chi vince, quello per club di 100mila. I giocatori più pagati, a parte i premi, magari prendono 12mila al mese. Io vivo bene ma sono lontanissimo da quelle cifre.
I soldi si fanno su Youtube.
Io per ora non riesco perché non ho una connessione adatta, ma in effetti riprendersi mentre si gioca è un buon modo sia per farsi conoscere che per incrementare le entrate.
Torniamo al teorema Martial-Maradona. Ci sono giocatori forti che nel gioco non sono utili?
Tanti. Penso a Icardi e Suarez, per esempio. Sempre colpa del piede debole.
E poi magari ci sono semi-sconosciuti che diventano fenomeni.
L’anno scorso erano devastanti Romain Alessandrini, che gioca in Usa, e Lozano del Psv. Buoni giocatori, ma non come nel gioco. Quest’anno invece mi torna bene Immobile: non lo usa mai nessuno, ma a me risolve le partite.
La sconfitta peggiore?
Tre anni fa, al mondiale individuale Eswc. Giocavo contro Agge, un danese due volte campione del mondo. All’85esimo perdo uno a zero, rigore per me. Lo calcio: parato. Contropiede suo, gol.
E lì è finito il sogno mondiale.
Sì, ma sono comunque entrato tra i primi diciotto al mondo.
Come ci era arrivato?
Vincendo lo slot italiano. Anche in quel caso c’era un rigore di mezzo: sfidai in finale un ragazzo e dopo un pareggio ci dissero di fare il golden goal, il primo che segna vince. A un certo punto lui è lanciato a rete e io lo stendo da dietro, rigore e espulsione. Ma ne vale la pena: prende il palo e faccio gol all’azione dopo, col mio Martial.
Martial, mica Maradona.