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 2019  gennaio 14 Lunedì calendario

Intervista a Paolo Del Debbio

È il profeta della vox populi. Ha costruito la sua carriera televisiva sul cittadino medio, mettendo il microfono sotto al naso della “gente” incazzata. Ha intercettato “il buonsenso” – declinato nel cattivo senso salviniano – molto prima che il leghista diventasse capitano. Eppure Paolo Del Debbio – ultima apparizione: Quinta colonna – ha fatto perdere le sue tracce proprio nella stagione del populismo al governo. Il suo editore, Silvio Berlusconi, riteneva che lavorasse per favorire il Carroccio. Un contrappasso.
Che fine ha fatto Paolo Del Debbio?
Non ha fatto nessuna fine, non sono ancora morto (ride). A marzo torno in tv, stiamo lavorando a un programma.
Una notizia. Berlusconi quindi si è arreso: è finita l’epurazione dei “sovranisti” da Rete 4?
Eheheh, non so. Bisognerebbe chiedere più in alto. Per quanto mi riguarda, me ne sono stato zitto e buono, ad aspettare il mio turno.
Il Cavaliere si sarà accorto che l’embargo non faceva bene all’audience.
Forse. Ma vede: la mia è una televisione molto popolare e molto poco ideologica. Le categorie di giudizio dei partiti non mi appartengono. La mia nuova trasmissione sarà ancora così.
Eppure la raccontano, di volta in volta, in procinto di candidarsi con Silvio, di guidare il centrodestra, di presentarsi con Salvini in Toscana…
Ma certo. Ero berlusconiano, poi leghista, poi grillino, poi favorivo Renzi, poi quell’altro… le dirò: meglio così. Vuol dire che alla fine non sono di nessuno. E non ho mai avuto la fantasia di candidarmi, so fare un solo mestiere.
Di populista al governo ce n’è già uno. Di successo.
La forza di Salvini è il suo strabismo. Con un occhio guarda al potere. Ma con l’occhio più grande guarda al consenso. Riesce a sembrare il capo di un partito di lotta anche ora che è al governo. Un anti-palazzo nel palazzo.
Quanto può durare questo giochino? Non si vive di sola propaganda sui migranti.
Guardi che la gente non si fa solo i conti in tasca, non valuta solo la sua condizione economica. Sull’immigrazione, e su altro, Salvini è stato capace di costruire una base di senso comune con i suoi elettori.
I Cinque Stelle e Conte ora fanno asse, provano a spostare gli equilibri di forza nella maggioranza.
Conte ha guadagnato prestigio dopo la trattativa con l’Europa, che non ha condotto male. Ora conta di più, se mi passa il gioco di parole. Ma questo è potere interno. Il consenso, come le dicevo, è un’altra cosa.
I gialloverdi sono una meteora o possono durare?
Alla stampa piaccia enfatizzare le divisioni. E quelle ci sono sempre state in tutti i governi. In epoca Berlusconi, per dire, ricordo che Alemanno andava a manifestare contro Tremonti sotto al ministero dell’Economia.
Cinque Stelle e Lega sono molto diversi.
Ma hanno un grande vantaggio: l’alternativa era l’accordo tra Pd e Forza Italia… E poi sono due partiti pre-ideologici (nel senso che un’ideologia non l’hanno mai avuta). Invece di scontrarsi sulle idee, si trovano sul da farsi.
Però la Lega cresce (almeno nei sondaggi) e i Cinque Stelle no. Quanto può reggere così Di Maio?
Almeno fino alle Europee. Poi bisognerà vedere. Anche quello che fa Di Battista.
Partirà per il Congo.
Come Veltroni. A questi che dicono di andare in Africa bisogna stare attenti…
Forza Italia che fine fa?
Ah, questo non lo so. Osservo la presenza di Tajani. Non solo fisica, ma ideologica.
Un’europeista. In direzione ostinata e contraria al consenso.
Che dire, si vede che il tajanismo è la fase matura del berlusconismo. Bisogna che stiano attenti a una cosa: il messaggio di Salvini è “proteggiamo l’Italia dall’Europa”, il messaggio che rischia di arrivare da Forza Italia è “proteggiamo l’Europa dall’Italia”.
Berlusconi ha detto: “Avrei voluto un delfino, ma ho trovato solo sardine”.
Suggerirei “pesci sega”.

Bene. È Silvio stesso il responsabile del suo malinconico declino?
Berlusconi ha molte qualità, tra le quali non c’è la capacità di scegliere un successore. Per lui il quid non manca ad Alfano: manca a tutti.
E manca davvero?
È un personaggio impossibile da replicare. E poi, dicevamo, ha avuto intorno pesci sega. E anche tonni, pesci palla…
Un acquario. Della struggente solitudine di Renzi cosa pensa?
Povero Renzi. Ho l’impressione che stia decidendo cosa fare da grande. Credo voglia un lavoro che gli faccia fare un po’ di soldi: la tv, il giro di conferenze all’estero… Però è finito in un cul de sac: se smette di fare politica, lo chiamano ancora a fare le conferenze?
Potrebbe dargli un microfono e assumerlo nella sua prossima trasmissione.
Temo di fare un giornalismo che non gli si addice.