La Stampa, 13 gennaio 2019
Vietato maltrattare oggetti antichi. Così il collezionismo diventa reato
Silenzioso, ma implacabile, quasi per forza d’inerzia, sta per diventare legge un vecchio ddl Orlando-Franceschini che questo Parlamento ha ereditato dalla scorsa legislatura, e su cui il Pd sta investendo molto, con il quale si innalzano le pene e s’istituiscono nuovi reati collegati ai beni culturali.
Ci saranno pene draconiane e reati inediti, tipo il «possesso ingiustificato di strumenti per il sondaggio del terreno o di apparecchiature per la rilevazione dei metalli». Comprare un metal detector da spiaggia, sarà un reato punibile con 2 anni di carcere. Anche il semplice collezionista dovrà stare molto attento. Sarà reato se il suo bene culturale dovesse deteriorarsi o distruggersi per incuria. Reato grave anche la vendita qualora non sia rispettata una notifica del ministero dei Beni culturali. Peggio ancora, la vendita all’estero.
Inevitabili le ripercussioni anche sul mondo di antiquari e case d’asta. Se infatti è più che comprensibile che si perseguitino i tombaroli di casa nostra, chi traffica in reperti dal Medio Oriente in combutta con i terroristi dell’Isis, o i predoni dell’arte che smerciano opere rubate nelle chiese, la legge in arrivo - approvata alla Camera il 22 ottobre scorso, ora all’esame del Senato - ha messo in eccezionale allarme il mondo dei commercianti d’arte.
Temono di finire tutti sotto processo. Già, perché la legge ha un difetto d’origine: nello stabilire che il codice penale dovrà adeguarsi ai «delitti contro il patrimonio culturale», non precisa che cosa sia esattamente un bene culturale. Le pene in arrivo sono pesanti: da 3 a 6 anni per il furto di beni culturali, da 4 a 10 anni a chi ne fa ricettazione, da 5 a 14 anni a chi ne fa riciclaggio, da 6 mesi a 2 anni a chi commette violazioni in materia di alienazioni, e così via. Fino alla reclusione da 2 a 5 anni per chi «distrugge, disperde, deteriora, o rende inservibili o non fruibili beni culturali propri o altrui».
Ebbene, che cosa è un bene culturale? La legge non lo dice. Si rinvia a un decreto legislativo del 2004, il Codice dei beni culturali e del paesaggio, emendato diverse volte nel tempo, che dà una interpretazione assai vaga e onnicomprensiva. Sostanzialmente, oltre i reperti di preistoria e paleontologia, e la numismatica rara, sono da considerare beni culturali (e quindi rientrano nei delitti di cui si parla) «i manoscritti, gli autografi, i carteggi, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni, con relative matrici, aventi carattere di rarità e di pregio». Ovvero, sono bene culturale protetto dalla legge le opere con almeno 70 anni di storia.
Nella discussione alla Camera si è vista una eccezionale convergenza al di là degli schieramenti. Molti hanno ricordato il caso dei tifosi olandesi che avevano danneggiato la Barcaccia del Bernini e che non avevano subìto neppure un processo in Italia. Ecco, con i nuovi reati in arrivo, spiegava l’onorevole Luca Paolini, Lega: «Anche avessero pagato in base alle normative vigenti, avrebbero rischiato la bellezza di fino a 1 anno di reclusione per danneggiamento e un’ammenda non inferiore a 2.065 euro. Con la normativa che andiamo ad approvare gli anni di galera diventano da 2 a 5 e per avere eventualmente la sospensione condizionale della pena, dovranno prima riparare il danno». Ma se è perfino ovvio difendere con il codice penale il capolavoro di Bernini come un «bene culturale», è normale imporre un’uguale pena a chi abbia in casa un quadro dell’Ottocento e ne causi il deterioramento per incuria?
Nel coro favorevole alla nuova legge, si è sentita solitaria la voce contraria di Francesco Paolo Sisto, Forza Italia: «Quando andremo nella pratica ad applicare questa normativa - ha detto, da avvocato prima che da onorevole - saranno i cittadini a pagare questa incompetenza».
E chi di mestiere commercia oggetti di collezione è ricorso a Carlo Giovanardi, l’ex senatore noto nell’ambiente come collezionista di francobolli. «Potenziali vittime di queste norme - dice - saranno milioni di cittadini che posseggono un bene culturale. Collezionisti, operatori nel settore e case d’asta si troveranno in una situazione tale da paralizzare ogni attività. Auspico che si facciano audizioni per capire gli effetti perversi della legge».