La Stampa, 13 gennaio 2019
Il risveglio del popolo del nord
Per l’Italia la prima novità politica del 2019 arriva da Torino dove il popolo del Nord si è ritrovato in piazza Castello per sostenere la Tav, le grandi opere e la voglia di fare come ricetta per la crescita. Se due mesi prima, nello stesso luogo, i protagonisti erano stati i semplici cittadini questa volta attorno alle sette combattive madamine vestite d’arancione vi era qualcosa di più: oltre cento sindaci dalla Val Susa all’Adriatico, presidenti di Regione di opposti colori, un partito di governo come la Lega e i maggiori partiti di opposizione Pd e Forza Italia, assieme ai rappresentanti di tutte le categorie produttive. Chi pensava che la folla del 10 novembre fosse un incidente della Storia deve ricredersi perché in poco più di due mesi piazza Castello si è riempita ancora, trasformandosi nello specchio del popolo del Nord. Uno spaccato trasversale di identità assai diverse ma tutte anti-decrescita. Incluse le bandiere europee che ne rappresentano la volontà di restare aggrappati alle Alpi, protagonisti dell’Unione, interpreti dell’Occidente. Accomunata dalla convinzione che grandi opere e infrastrutture sono la scommessa da vincere per risollevare l’Italia, la folla di piazza Castello non è pregiudizialmente avversa al premier Conte ma gli chiede di allontanarsi in fretta dalle sabbie mobili della decrescita. L’unica grande forza politica assente ieri era il M5S perché è la roccaforte proprio dell’ideologia della decrescita. Sarà interessante vedere se i Cinque Stelle sapranno ascoltare il Nord, e far prevalere la moderazione al loro interno, oppure sceglieranno di perseverare nell’opposizione luddista alla Tav. Quale che siano le risposte di Conte e M5S è oramai evidente che il voto populista del 4 marzo ha prodotto una reazione: il risveglio del Nord.