la Repubblica, 13 gennaio 2019
Il polo nord magnetico si sposta verso la Siberia
Addio vecchi punti di riferimento. Neanche la stella polare è più quella di una volta. E la bussola di cui ci fidiamo da millenni ora rischia di portarci fuori strada. Accade infatti che il polo nord magnetico si stia spostando, e abbia preso la rotta dell’Est. Attualmente si trova nell’Oceano Artico, in migrazione verso la Siberia con una velocità di circa 55 chilometri all’anno.
Piccole variazioni sono normali, tanto che nel 1900 la sua collocazione era in Canada, a 70 gradi di latitudine. Ma le oscillazioni della sua velocità di spostamento, fino al 2000, raramente avevano superato i 10 chilometri all’anno. Cosa abbia determinato questa accelerazione oggi è un mistero. Ma per consentire a navi e aerei di non perdere la rotta e a Google Maps di indicare la direzione giusta ai nostri cellulari, si deve correre ai ripari. Ed è qui che la scienza entra in collisione con lo shutdown americano.
La riunione periodica per rivedere il World magnetic model – il modello del campo magnetico terrestre con la posizione aggiornata del Nord magnetico – è stata anticipata con urgenza presso la sede della Noaa (National oceanic and atmospheric administration) a Boulder, in Colorado. L’ultima si è svolta nel 2015. La prossima era fissata per il 2020 (in genere erano sufficienti aggiornamenti quinquennali). Gli inviti invece sono stati diramati in anticipo per il 15 gennaio di quest’anno. Poi, vista la saracinesca abbassata del governo americano, si è optato per il 30 del mese, nella speranza che prima di allora lo stallo a Washington si sia risolto. I disagi, in realtà, difficilmente vanno al di là di chi naviga, vola o percorre in sottomarino le rotte dell’Artico. La distorsione infatti è tanto più rilevante quanto più si è vicini al Polo. Escursionisti, uccelli migratori, farfalle e cetacei potranno facilmente adattarsi alla piccola variazione. E non è un caso che la revisione anticipata sia stata richiesta soprattutto dai militari. Il nord magnetico si trova ad almeno 3mila chilometri sotto di noi, dove il nucleo esterno della Terra, ricco di ferro allo stato semiliquido, scorre con un moto vorticoso e irregolare attorno al nucleo interno, che è solido. La complessa dinamica genera il campo magnetico, che ci protegge dal vento solare: particelle cariche in grado di danneggiare il Dna degli esseri viventi.
Anche il Polo Sud ha una certa tendenza a migrare. Attualmente si trova nei pressi del circolo polare antartico, a quasi 3mila chilometri dal Sud geografico, ma non pare avere particolare fretta di cambiare collocazione: i due poli magnetici non si comportano in modo simmetrico per via delle irregolarità della struttura del nostro pianeta.
«Lo spostamento di un polo magnetico di qualche chilometro all’anno è fenomeno noto, si chiama variazione secolare» spiega Antonio Meloni, che si occupa di magnetismo all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e oggi presiede la Commissione scientifica nazionale per l’Antartide. «Ma c’è un altro sconvolgimento, più importante, che si chiama inversione del campo magnetico terrestre, con il polo nord e quello sud magnetici che si scambiano di posto. L’ultima volta è avvenuto 780mila anni fa».
Il fenomeno, essendo così lontano dalle nostre capacità di investigazione, è oggetto di tante domande e poche risposte. «È solo un’ipotesi, e anche piuttosto ardita. Ma alcuni ricercatori suggeriscono che l’accelerazione della migrazione del polo magnetico possa essere un precursore dell’inversione.
Insieme a un altro fenomeno cui in effetti stiamo assistendo in questi anni: l’indebolimento dell’intensità del campo magnetico terrestre nel suo complesso». L’intero processo di inversione potrebbe durare qualche millennio e, fra il suo inizio e il suo completamento, comprendere una fase in cui il campo magnetico sarebbe quasi nullo, incapace quindi di difenderci dalla pioggia di particelle cariche provenienti dal Sole. In ogni caso, rassicura Meloni, «non ne risentiremo per qualche secolo almeno e il genere homo, 780mila anni fa, ha dimostrato di saper sopravvivere».