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 2019  gennaio 13 Domenica calendario

Intervista ad Eleonora Abbagnato: un film sulla mia carriera

Direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma (di recente è stata riconfermata per tre anni), étoile, sulla scena a Parigi (ma è prossima all’addio) e a Roma (a marzo nella serata Philip Glass con Friedemann Vogel). Adesso anche un film sulla sua vita per Eleonora Abbagnato, prodotto da 11 Marzo Film di Matteo Levi. 
Il cinema è interessato alla sua vicenda da favola. 
«Guardando Billy Elliot mi è passata davanti la mia intera vita. Fin da piccola ho tenuto un diario, poi diventato un libro, Un angelo sulle punte. Mi sarebbe piaciuta una fiction, ma si è presentata l’opportunità di un film, diretto da Irish Braschi. A Parigi stiamo selezionando danzatrici per interpretare me bambina». 
La trama la conosce bene. 
«La storia di una ragazzina siciliana che porta in sé l’energia dell’isola. Un racconto di sofferenza, proprio come Billy. Roland Petit che dice a mia madre “sua figlia non è abbastanza elastica, deve praticare la ginnastica artistica”. E fa pressione sulle mie ginocchia. Ne avevano paura tutti, non io. Io ero solo felice. Mi facevo “massacrare” da chiunque con quell’esercizio». 
Nel film alcune figure cardine della sua infanzia. 
«La mia prima insegnante a Palermo Marisa Benassai. Fu lei a fare il mio nome quando i francesi cercavano Aurora per La bella addormentata. Allora ero alla scuola della Bresobrasova a Montecarlo, la quale reagì infuriandosi. Evelina Virzì è mia amica del cuore da sempre. Non è mai stata invidiosa. Quanti sacrifici. Non credo mia figlia Julia ne sarebbe capace». 
Una rigida disciplina governa ancora la danza. 
«Oggi basta poco perché le madri arrivino a protestare, anche se io non mi sono mai offesa per come venivo trattata. Nei miei primi anni parigini alle nove a letto. Aspettavo la telefonata di mia mamma in una cabina. Se sforava di un minuto, dovevo rientrare». 
Ci sono però regole immutabili, come la magrezza. 
«Una ballerina sa che le è richiesta. Fa parte del mestiere». 
Sto già pensando 
a come salutare Parigi 
Il ministro della Cultura francese mi premierà. 
In Italia non è ancora successo, ma Mattarella 
è siciliano come me: sono fiduciosa 
Altri tre anni alla testa della compagine capitolina. 
«È una lotta con i budget, un sogno la compagnia Bausch. Ma amo le sfide. Ho dalla mia parte il sovrintendente Carlo Fuortes e la sindaca Raggi, appassionati di danza. Ho detto sì a Roma rattristata da quel che è accaduto ai corpi di ballo di Firenze e Verona e con la convinzione di poter rafforzare l’immagine internazionale della città, grazie ad amicizie con nomi che sono la mia famiglia, Neumeier, Forsythe, Preljocaj, Kylián». 
Lei sostiene l’osmosi, anche con la moda. 
«Ho avvicinato al teatro amici come Valentino (firma i costumi della Traviata di Sofia Coppola, ndr), Jean Paul Gaultier, e una storica griffe francese, pronta a vestirmi nella coreografia di Bertaud che danzerò a marzo con Friedemann Vogel. Il pubblico va educato, il mio faro è Parigi: titoli contemporanei e stilisti di fama aiutano». 
Tornerà a Sanremo? 
«Conosco Claudio Baglioni, porterei volentieri il mio corpo di ballo. Esibirmi, perché no: se il palco è adeguato». 
La danza, addii e ritorni. 
«Ballerò in questa stagione e nella prossima. Poi chissà. All’Opéra Garnier il limite di età per i danzatori è 42 anni. Lo trovo giusto. In Italia non ci sono regole. A Roma si arrivava ai 52 anni. Alla Scala a 55. Ma la carriera di una danzatrice si esprime al meglio dai 18 ai 46. Arrivata al Costanzi, nel 2015, mi sono imbattuta in criteri di selezione poco giusti, e ho cercato di cambiarli, in lotta con la solita mentalità tutta italiana. Il corpo di ballo è migliorato. Sta crescendo». 
Via da Parigi a fine anno. 
«Eh sì, a dicembre 2019 per via dell’età smetterò di ballare all’Opéra. Dovrò riconsegnare le chiavi del camerino! Ma sono serena. Sto già pensando al saluto, forse dopo Mano n con Friedemann Vogel. Il ministro della Cultura francese mi premierà. In Italia non è ancora successo. Ma Mattarella è siciliano come me. Sono fiduciosa. L’addio vorrei fosse la scena finale del film». 
Sacrifici 
«Quanti sacrifici ho fatto da ragazzina: non credo mia figlia Julia 
ne sarebbe capace» 
Anche una famiglia numerosa. Come fa?
«Annoto in un’agenda le partite della Roma (il marito Federico Balzaretti è oggi dirigente, ndr ) e i miei impegni. Non lasciamo i ragazzi mai soli. E il lunedì è di riposo a teatro e nel calcio».