Avvenire, 12 gennaio 2019
Le monetine di Fontana di Trevi tolte alla Caritas
Il Campidoglio taglia un milione e mezzo di euro ai poveri della Capitale. Dal 1° aprile le monete dei turisti, lanciate nella Fontana di Trevi, non saranno più destinate alla Caritas diocesana di Roma che li usava per i servizi ai più poveri. Andranno tramite bandi a «progetti sociali», ma anche alla «manutenzione ordinaria del patrimonio culturale». Risale al 2001 la decisione del sindaco Walter Veltroni di affidare a iniziative di solidarietà le monetine della Fontana di Trevi e delle altre fontane storiche. Una scelta mantenuta da tutte le giunte successive, di qualsiasi colore politico, compresa quella guidata da Gianni Alemanno. La giunta Raggi invece ha deciso di mettere in discussione l’accordo, istituendo un gruppo di lavoro già nell’ottobre 2017. E il processo a fine anno è arrivato a conclusione: fra tre mesi, dal 1° aprile, la Caritas diocesana non sarà più la destinataria delle monete regalate dai turisti nel tradizionale lancio in fontana, per propiziare il ritorno a Roma. In concreto, per la Caritas diocesana vorrà dire un taglio secco di un milione e mezzo di euro. Una decisione che porterà a ridurre o chiudere molti servizi per i più poveri: più senzatetto in strada, più disperazione, più emarginazione. Prevedibili le ripercussioni sul clima sociale della città. L’Acea, incaricata della manutenzione delle fontane romane, periodicamente svuota le vasche, insacchetta le monete e consegna il tutto a incaricati della Caritas romana, alla presenza di funzionari della Polizia di Roma Capitale, che verbalizza la procedura. Il contenuto dei sacchetti, poi, dai volontari Caritas viene asciugato, pulito, separato per valuta, contato e infine versato in banca. La Caritas trimestralmente fornisce al Comune un resoconto su come vengono impiegate le somme, che da diversi anni superano il milione l’anno. Nel 2018 poco più di milione e mezzo di euro. Fra tre mesi lo stop. I soldi delle fontane finora sono stati una fetta importante del bilancio Caritas: per il 70% è coperto da convenzioni pubbliche della Regione o del Comune e il restante 30% da fondi privati: per la metà è 8 per mille Cei e collette. E per l’altra metà le monetine dei turisti. Circa il 15% del bilancio della Caritas romana. I soldi delle fontane, in realtà, non saranno semplicemente gestiti da altre realtà, per gli stessi scopi e gli stessi beneficiati. Perché aumenteranno i costi di gestione. Dalla somma sarà infatti sottratto il costo delle operazioni di conteggio delle migliaia di monete, finora fatto gratuitamente dai volontari Caritas, e dal 1° aprile a pagamento dagli addetti dell’Acea. Una parte poi sarà destinata a scopi diversi, ovvero la manutenzione del patrimonio culturale capitolino.
Il percorso comincia il 30 ottobre 2017 quando la Giunta Capitolina costituisce un gruppo di studio. Il 29 marzo 2018 la Giunta decide di prorogare l’accordo con la Caritas fino al 31 dicembre scorso. Ed è datata proprio 31 dicembre la Determinazione dirigenziale che chiude il canale di finanziamento. Stop dopo il 31 marzo. «Il ricavato della raccolta – si legge nel documento – dovrà essere destinato, al netto di quanto necessario alla copertura delle spese dell’addendum contrattuale con la società Acea Spa, in misura prevalente al finanziamento di progetti sociali e per la restante parte alla manutenzione ordinaria del patrimonio culturale».