la Repubblica, 12 gennaio 2019
Breve storia dell’igiene
Li vendono anche in edicola. Sono stick dalla forma cilindrica, simili a grosse penne, che si possono tenere in tasca, nella borsetta o nello zainetto. Si tratta di disinfettanti tascabili spray dal costo di 3,50 euro, o poco più. Esistono anche in boccette di materiale plastico. Sono gli igienizzanti, un genere che spopola nelle farmacie e nelle parafarmacie da alcuni anni, ora distribuito dappertutto. L’ossessione di lavarsi le mani ha lasciato il posto al getto di liquido igienizzante, che combatte batteri, virus e altri agenti patogeni diffusi ovunque: bagni, sale d’aspetto, treni, autobus, metropolitane, case. Il contatto è diventato pericoloso? Perché si è diffusa a macchia d’olio, come si diceva un tempo, o in modo virale, come si dice oggi, la mania della pulizia? Freud aveva trattato questa nevrosi in Ossessioni e fobie, e oggi si parla di disturbo psicologico nei manuali psichiatrici; è indicato con l’acronimo DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) e identificato da coazioni a ripetere e manie ossessive; la più famosa è quella di lavarsi più volte al giorno le mani, cosa assai consueta per molti. Siamo diventati tutti dei dottor Semmelweis? Ignazio Filippo Semmelweis è stato uno degli eroi scientifici dell’Ottocento, un giovane medico che aveva scoperto le cause della diffusione della febbre puerperale, che uccideva migliaia di vite umane. I medici che visitavano le puerpere passavano dalla sala anatomica, dove effettuavano dissezioni di cadaveri, alle camerate degli ospedali senza lavarsi le mani, così infettavano le giovani donne in attesa o che avevano appena partorito. Una scoperta semplicissima che Louis-Ferdinand Destouches, alias Céline, ha raccontato nel 1924 nella sua tesi di laurea in medicina (pubblicata da Adelphi). Ci sono vari motivi per cui oggi la sindrome ossessiva della pulizia è così diffusa.
Primo: il timore delle malattie da contagio è aumentato, per quanto molte di esse siano state debellate da tempo. Il contagio non è solo un fatto sanitario ma prima di tutto psicologico, legato alla presenza degli stranieri. E la parola virus conosce, grazie all’informatica, nuova popolarità. Secondo aspetto: la salute è diventata la vera ossessione degli adulti. Terzo: il mondo dei batteri e dei virus resta sconosciuto ai più per la sua invisibilità. L’invisibile fa paura, e non si sa come rapportarsi ad esso.
In una società ad alta visibilità come la nostra, tutto ciò che sfugge alla rappresentabilità fa paura. L’insistenza sull’igiene, che ha ottime ragioni nell’ambito della educazione, è un mantra ripetuto da medici, insegnanti, genitori. Alla fine le persone, estenuate, comprano lo stick igienizzante in qualche edicola di stazione. I treni, come le tastiere dei computer, nascondono i nemici della salute. Sempre meglio prevenire, no?