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 2019  gennaio 12 Sabato calendario

I 40 anni dell’ultimo mulo soldato

Classe 1979, matricola 212 della Brigata Cadore degli alpini, Iroso compie 40 anni. Per un mulo come lui è un record, come arrivare ai 120 per un umano. Perciò il Reparto Salmerie delle «penne nere» di Vittorio Veneto lo festeggerà domani. Iroso è infatti anche l’ultimo mulo soldato vivente, l’ultimo ad aver svolto il servizio militare, dopo che – dall’inizio degli anni 90 – i militari decisero di abbandonare l’uso di questi animali.
«Fu messo all’asta nel 1993 dal ministero della Difesa – racconta Antonio De Luca, l’alpino che lo ha riscattato e lo accudisce da allora —. Mi serviva per portare legna nel bosco ma non solo. Non volevo che finisse come altri muli: trasformato in salame. Una vera vergogna. Così lo acquistai: a forza di rilanci lo pagai un milione e 250 mila lire».
De Luca spiega che alla fine riuscì a salvare dal macello 13 muli dell’ex squadra degli alpini, con tanto di marchio impresso sullo zoccolo. Solo Iroso è ancora vivo: «Hanno tutti trascorso felicemente la loro pensione da noi e sono morti tutti di vecchiaia. Iroso però è l’unico che è arrivato ai 40 e lo accudiamo con tutti gli onori». Essendo anziano Iroso ha qualche problema: è praticamente cieco e gli sono rimasti solo tre denti. «Per questo – spiega De Luca – gli bagniamo il mangime perché possa mandarlo giù senza problemi. E poi gli abbiamo affiancato un’asina che gli fa compagnia. Siamo una ventina ad alternarci per accudirlo». 
Iroso intanto è diventato una star. E non solo per gli alpini. «Mi chiamano da tutta Italia per chiedermi di lui – dice soddisfatto De Luca —. Una volta sono venuti due sposini da Parma per conoscerlo». Domani per il mulo soldato ci sarà una gran festa alla cascina dove vive, in via Rive 3 ad Anzano, Cappella Maggiore (Treviso). «I muli sono simboli di un rapporto strettissimo con gli alpini iniziato con la nascita stessa del Corpo – conclude De Luca – questo animale condivideva con noi fatiche e sofferenze. Sono felice di aver potuto dare ad alcuni di loro una bella vita da pensionati».