Corriere della Sera, 12 gennaio 2019
Il 2 per mille ai partiti è ancora flop
Gli italiani ritengono sempre di più che la politica debba finanziarsi in modo autonomo. Nel 2018 – scorrendo i dati forniti dal ministero dell’Economia sulle dichiarazioni dei redditi relative al 2017 – soltanto il 2,67% dei contribuenti (appena un milione, su quaranta milioni di «persone fisiche») ha riempito sul modello Unico la casella del «2 per mille» introdotto nel 2014 dal governo Letta, per finanziare i partiti, contestualmente alla cancellazione dei rimborsi elettorali automatici.
Nel 2017 i contribuenti avevano destinato ai partiti 15 milioni 315 mila 289 euro che nel 2018 sono scesi a 14.148.165 euro. La somma maggiore è andata al Partito democratico che si conferma in testa alla classifica del 2 per mille: 7 milioni e rotti (uno in meno rispetto all’anno precedente). In realtà, osserva non senza autoironia il senatore Antonio Misiani già tesoriere del Pd con Bersani segretario, «visti i risultati delle elezioni la situazione poteva essere ancora più nera». Con il Pd, i contribuenti sono stati meno severi che gli elettori.
Segue, al secondo posto, la Lega che vanta ragioni sociali diverse nelle regioni settentrionali rispetto a quelle centrali e meridionali: la Lega per Salvini premier ha raccolto 2 milioni di euro mentre la Lega Nord per l’indipendenza della Padania 922.040 euro. Terzi i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni con 720.437 euro mentre Forza Italia si è fermata a quota 637.130 euro.
Partecipano alla destinazione del due per mille i partiti che hanno trasmesso il proprio statuto alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici.
I grillini non partecipano al finanziamento con il due per mille e, anzi, incoraggiano gli italiani a non destinare neanche un euro ai partiti attraverso la dichiarazioni dei redditi. Il tifo del M5S contro questo tipo di finanziamento ha portato il presidente della prima commissione della Camera, il grillino Giuseppe Brescia, ad arruolare tutti i contribuenti che non hanno optato per il due per mille: «Non siamo soli. Con noi ci sono più di 39 milioni di contribuenti...».
In realtà, anche i parlamentari grillini (dopo aver restituito allo Stato negli anni scorsi una parte della loro indennità) versano ogni mese una parte del loro «stipendio» nelle casse della piattaforma Rousseau controllata da Davide Casaleggio. I senatori e i deputati del Pd danno 1500 euro al mese al tesoriere del Nazareno. Mentre quelli della Lega, dopo l’accordo tra la procura di Genova e gli avvocati del partito, versano il 30% delle indennità sui conti di via Bellerio per concorre all’assegno bimestrale di 200 mila euro. Un rata che dovrà essere corrisposta allo Stato fino a raggiungere i 49 milioni di rimborsi del 2008-2010 per i quali la Lega non ha fornito i giustificativi ai magistrati.