il Giornale, 11 gennaio 2019
La difficoltà di essere fratelli di una star
All’ombra di un fratello celebre ne trovi spesso uno che soffre. Mele dello stesso albero, ma con un sapore ed un destino diverso. Non tutti hanno la fortuna dei fratelli cestisti Gasol, anche se Pau ha avuto più gloria di Marc, prima in Spagna e poi nella NBA. Non molti hanno potuto dividersi la gloria come i Baresi nel calcio o i norvegesi Ingebrigtsen nell’atletica, anche se agli europei di Berlino è stato il fenomeno Jakob, più giovane vincitore a 17 anni e 324 giorni di due titoli continentali (1500 e 5000 questa gara sul fratello Henrik) a prendersi la scena. Un po’ come ha fatto Serenona Williams nel tennis con Venus l’apripista. Non tutte le famiglie dello sport hanno potuto fare come i belgi Borlee, i gemelli Kevin e Jonathan e il ventenne Dylan oro europeo della 4x400 avendo una sorella, Olivia oro olimpico a Pechino.
Ci sono storie che stanno fra il tormento e l’estasi come potrebbe dire Digao Kakà pensando a suo fratello Ricardo il predestinato. O magari lo sfortunato Ferruccio di suo fratello Sandro diventato grandissimo con l’Inter di Herrera. Stesse famiglie, destini sportivi diversi se pensiamo a Diego e Hugo Maradona, se ci fermiamo a leggere la storia di famiglia dei Maldini, grande Cesare il padre, grandissimo Paolo, rimasto nell’ombra a Viareggio il fratello Piercesare. Stessa cosa per i Sentimenti perché tutti ricordano soltanto il IV, gloria juventina, l’ex calzolaio che giocava in porta, ma ogni tanto faceva pure gol.
Destino e talento diversi. Roberto Baggio incantava con il pallone ai piedi, Eddy non tanto. Bobo Vieri era il bomber, Max non lo è mai stato. Stessa cosa in casa Djorkaeff, Yuri ricco e famoso, Micha nessuno sa chi sia, o in quella dei Seedorf dove Clarence ha fatto la storia mai scritta da Chedric. Più o meno il medesimo destino di Gianni Rivera bambino d’oro e di suo fratello Mauro che invece non è mai diventato famoso.
Vediamo come andrà la vita dei fratelli Paquetà, con Lucas appena vestito con la maglia del Milan, 26° brasiliano della storia rossonera, mentre il fratello ventitreenne dovrà guadagnarsi il pane nel Monza. In termini diversi la storia di Gigio Donnarumma portiere di grandi speranze e del fratello Antonio che sembrava arruolato solo per far piacere al giovane talento.
Nella drammatica e straordinaria vita di Fausto Coppi in bicicletta, quella sfortunata di suo fratello Serse morto in una Milano-Torino senza mai conoscere la gloria del campionissimo. Storie diverse, ma sempre in categorie differenti quella di Miguelon Indurain, re delle grandi corse a tappe e di suo fratello Prudencio, o di Giuseppe, il vincente, e Antonio Saronni nascosto in gruppo come Albino Binda fratello del magnifico Alfredo.
Sembra di essere crudeli a liquidarli così, i fratelli che non hanno avuto successo, ma è la storia dello sport a dividere ragazzi che si sono sempre voluti un gran bene e certo a casa non mangiavano secondo la classifica o i successi ottenuti come potrebbe dire Patrick Mc Enroe pensando alle tante vittorie di John l’uomo al veleno. Anche Claudio Panatta è rimasto spesso nell’ombra perché Adriano, artista sulla terra rossa, era il vero campione di famiglia.
Non riusciamo ad immaginare un Natale in casa Bubka, con Sergej che volava saltando con l’asta sopra i 6 metri e Vasilij che faceva fatica a staccarsi da terra. Cosa dirà mai allo specchio Seth Curry, anche se adesso ha trovato una sua strada nella NBA a Dallas, pensando alle magie di Stephen il gattino che fa impazzire i giganti del grande basket.
Nel mondo dei motori Ralph Schumacher non ha mai avuto la stessa luminosità di Michael uno dei piloti più grandi, l’uomo per cui il mondo adesso prega in silenzio. Anche Felice Agostini, contrariamente a Valentino Rossi che vede crescere benissimo il fratello, ha dovuto staccare la mano dall’acceleratore in moto quando Giacomo ne è diventato il padrone. Fratelli senza coltelli, per fortruna, ma con fortune diverse.