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 2019  gennaio 11 Venerdì calendario

I tweet del Trap

Il tweet del Trap è come un rap, è il suo nuovo modo di comunicare. Nuovo? «In fondo, il celebre fischio era già un tweet» scherza il nipote di cotanto nonno social. Si chiama Riccardo Felici, ha 24 anni ed è il figlio di Alessandra, la primogenita di Trapattoni. È lui ad avere acceso la miccia, però il fuoco come sempre appartiene al Trap. «Scrive i testi che postiamo su Instagram, Twitter e Facebook, smanetta alla grande, io lo aiuto a livello tecnologico e scatto le foto, però ormai il nonno fa quasi tutto da solo. Del resto, per uno che imparò il tedesco a sessant’anni con il mangianastri…». Il serissimo gioco è cominciato a ottobre, davanti a un piatto di pastasciutta. «Nonno, gli dico mentre stiamo a tavola, ma perché non diventi social pure tu? Con lo stile che hai e la tua comunicativa, in poche settimane diventi un influencer». Fattosi spiegare cosa fosse questo famoso influencer e dopo qualche debole resistenza iniziale, il signor Trapattoni Giovanni, 80 anni a marzo (auguri, ma non con messaggino) ha detto okay, facciamolo. Altro che tradizionalista. «Mi hanno portato sulla Luna!», commenta adesso il Trap con l’entusiasmo e lo stupore di un bambino. Riccardo, che ha girato quattro Università del mondo per studiare economia aziendale, marketing e nuovi media, ha dapprima creato il profilo Instagram del nonno, insieme all’attesa dell’evento: «Fotografie e brevi filmati in cui lui non si vedeva ancora, insomma, non si capiva bene cosa fosse, come quando si lancia un film». Poi il gioco ha preso forma e contenuto. «Mio nonno si è prestato a recitare, si è un po’ preso in giro ma con una freschezza unica, e i contatti sono piovuti a valanga. All’inizio la gente non credeva che fosse proprio il vero Trapattoni». È bellissimo questo filo teso tra nonno e nipote, parte da lontano e arriva a dopodomani. «Avevamo uno scatolone di vecchie foto finite in cantina, le abbiamo recuperate e ci siamo messi a digitalizzarle. Lui le prende a una a una, le infila nello scanner e mi racconta le sue incredibili storie. Così il passato e il futuro si sovrappongono, e io conosco sempre meglio questa fantastica persona che è mio nonno». Il quale risponde a tutti, partecipa e interviene. «Io magari gli segnalo le date, tipo il compleanno di Gattuso l’altro giorno, ma poi è lui che scrive. Davvero uno smanettone ma non ancora un tossico da social, prima vengono sua moglie e la nipotina più piccola». Anche il Trap, come tutti, non resiste al richiamo del flusso continuo di parole, immagini, suggestioni e contatti. «È la mia sfida social» dice infatti Giovanni. «Mi serve per ricordare, per allacciare vecchi e nuovi rapporti ma anche per ricordare i valori dello sport». Insomma, un tweet per educare non solo alla memoria ma al presente. «E mai nessuno che lo insulti o gli scriva brutte parole», precisa Riccardo. Incredibile, in questo tempo di gavettoni d’odio. «La gente vuole bene al nonno, in tanti gli assicurano di averne nostalgia, mica solo i tifosi di Juve o Inter e lui risponde, ringrazia e spiega». È anche una questione di sfumature e toni. «Abbiamo deciso di ambientare i video nello studio di mio nonno che è la sua tana, il luogo dove tiene le coppe, le fotografie, i cimeli. Un posto caldo che gli assomiglia tantissimo, qui a Cusano Milanino, e che gli ispira questa voglia di divertirsi ma sempre seriamente, con applicazione, come in ogni cosa che fa». Ed è così che il fantasmagorico vocabolario del Trap e il suo leggendario repertorio di aforismi, naturalmente dal gatto al sacco, trovano una nuova e modernissima casa. Il Trap sembra abitarla da sempre. «Anche la nonna si è prestata al gioco e ogni tanto si sente la sua voce fuori campo. A me sembra una nuova giovinezza per entrambi». Il social più creativo è Instagram (al momento, 5.400 followers), quello più tradizionale Twitter (6.800), invece Facebook è un po’ meno frequentato, lì più che altro si rilanciano i post. Ed ecco il Trap che saluta per sempre il suo amico Gigi Radice, che ricorda il grande Gai Scirea, che pubblica le vecchie figurine Panini che lo ritraggono, e accidenti come passa il tempo. Eppure, dentro un aggeggio elettronico c’è anche un tempo nuovo che può rallentare quell’altro, rivitalizzarlo, setacciarlo come la luce quando attraversa il prisma e diventa arcobaleno. Veloce come un fischio.