la Repubblica, 11 gennaio 2019
I debitori di Banca Carige
GENOVA Quando il vicepremier Di Maio annuncia che il «Governo pubblicherà l’elenco di tutti i debitori di Banca Carige», sa che non si tratta di un impegno troppo gravoso. L’elenco può facilmente trovarlo fra gli atti dell’azione di responsabilità per danno reputazionale che la Cassa di Risparmio, con l’avvocato Andrea D’Angelo, ha appena intentato per la cifra di 138 milioni all’ex presidente dell’istituto Giovanni Berneschi e al presidente del comparto assicurativo Ferdinando Menconi, entrambi condannati in primo e secondo grado per truffa. Inoltre, lo può reperire nel dossier che nel 2013 gli ispettori di Bankitalia consegnarono alla Procura di Genova, oppure rintracciarlo nelle liste con i più bei nomi dell’imprenditoria ligure. Sarà forse a causa di quello stile british di cui il capoluogo ligure va orgoglioso, ma i “bei nomi”, dalla burrasca finanziaria sembrano essersi salvati tutti. Ad esempio la Compagnia Messina armatori e terminalisti di lunga data – che con Carige si trascinava da anni un debito da 450 milioni di euro. Quando il 21 dicembre la banca ha diffuso un comunicato per spiegare che era stato trovato l’accordo per la ristrutturazione del debito, nessuno si è stupito del “un rimborso graduale del capitale all’interno di un piano basato sull’attesa ripresa del mercato…”. Ma se in questo caso la finanza sconfina nella divinazione, nella vicenda che ha riguardato Enrico Preziosi, patron del Genoa e industriale del giocattolo, c’è poco di metafisico nello sconto di 15 milioni che gli è stato concesso su un debito di poco superiore ai 50 milioni. Fu, quella, una pratica assai contrastata nel cda a guida Fiorentino, tanto che il commercialista Stefano Lunardi, consigliere in quota Malacalza, a fine giugno 2018 si dimise, scrivendo una lettera in cui parlava anche di “intolleranza e vistoso fastidio nei confronti delle voci di critica”. La gestione dei crediti deteriorati è stata una delle ragioni di scontro tra la famiglia Malacalza, principale azionista della banca, e i manager che si sono succeduti dal 2015. Oggi i prestiti andati a male, i cosiddetti Npl, sono circa 3 miliardi. Se si eccettua il costruttore Andrea Nucera, a processo per bancarotta e latitante ad Abu Dhabi, tutti gli altri debitori sono ancora in pista. Ad esempio Beatrice Cozzi Parodi, a capo di un impero dei porti turistici nel ponente ligure, che solo a fine 2016 ha raggiunto un accordo per la ristrutturazione del debito. Aveva ristrutturato il suo debito da 20 milioni – che nel 2013 gli ispettori Bankitalia registravano come incaglio – anche la famiglia Tronchetti Provera con la società Prelios. Sempre in tema di porticcioli Carige ha “sofferto” un mutuo da 35 milioni concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone per la costruzione del nuovo porto di Imperia. Un altro credito difficile – per 230 milioni – è quello che Carige vanta con il parco degli Erzelli (dalle “incerte prospettive” per Bankitalia nel 2013) una cittadella tecnologica sorta a metà sulla collina di Cornigliano, un tempo roccaforte dell’acciaio. Se da Erzelli si guarda verso il mare a ponente, ecco la Marina Aeroporto, porto turistico con annessi immobili. L’imprenditore Giuseppe Rasero, a capo dell’operazione, ha con Carige un’esposizione da 90 milioni. Ma il fatto che si tratti di cosiddetti crediti deteriorati non tragga in inganno. La maggior parte di questi Npl è in buona parte garantito da immobili e forse è proprio per questo che le sofferenze Carige fanno gola a tanti. Ci sarebbero già dei compratori per altri crediti deteriorati che fanno capo alla società Bagliani Immobiliare, anche questa legata agli armatori Messina e proprietaria di ville ristrutturate nel lussuoso quartiere di Albaro. Insomma, più ci si addentra nella sofferenza di Carige e più ci si accorge che quelli che soffrono di meno sono i grossi debitori. Scrivevano gli ispettori di Bankitalia nel 2013: “Si sono osservati fidi concessi trascurando... evidenti sintomi di degrado...”. Le negligenze si trasformarono in finanziamenti facili ad esempio per la famiglia Orsero (oggi il Gruppo Orsero è una nuova società scollegata a quella di allora) a capo di un impero che comprendeva l’importazione di frutta e il settore immobiliare. Raffaella Orsero era per altro consigliere della Carisa, la Cassa di Savona controllata da Carige. Così come furono considerati incagli i crediti concessi a Franca Roveraro Cappelluto imprenditrice e pure lei, consigliera di Carisa. Caratteristica, quella dei crediti generosi agli azionisti, che ha riguardato anche Aldo Spinelli, il terminalista di Genova e Livorno che, secondo Bankitalia, ottenne una liquidità azzardata per un’operazione immobiliare a Celle Ligure in società con la curia di Savona. Era il periodo in cui chiesa e mattone si incontravano assai spesso in Liguria con la benedizione dell’allora arcivescovo di Genova Tarcisio Bertone. Ma per Carige non c’è stato nessun miracolo.