Corriere della Sera, 10 gennaio 2019
Bimbi in campo con i giocatori. In Premier il sogno si paga
Un sogno non ha prezzo, dicono. Sbagliano. In Inghilterra ha un vero listino, peraltro piuttosto caro. Dieci, sui venti club di Premier League, fanno pagare i bambini che accompagnano i calciatori in campo prima del fischio d’inizio. Un’usanza consolidata e, per fortuna ancora gratuita, anche nel nostro campionato: Inter, Milan e Juve omaggiano i piccoli anche di vari gadget.
Ai più alti livelli, il calcio non è più un gioco, ma un business con lo scopo ultimo di monetizzare. Non poteva però passare inosservata la richiesta del West Ham: 700 sterline (circa 775 euro) a bambino per uscire mano nella mano dal tunnel degli spogliatoi e arrivare fino a metà campo con un giocatore. «È scandaloso, di un’avarizia terribile», ha detto sdegnato l’ex nazionale inglese Gary Lineker.
Non un caso isolato, ma un andazzo diffuso: il Leicester chiede 645 euro, il Tottenham 450 e fa un po’ sorridere visto che sta per inaugurare uno stadio da 850 milioni. La lista è lunga e arriva fino ai 200 euro del Bournemouth. Il fenomeno si sta allargando, non tocca solo la Premier League, pure la Championship, la serie B inglese. Lo Swansea, dopo la retrocessione, ha abbassato il tariffario, passando da 500 a 440 euro, mentre il Nottingham Forest ha un range che varia dai 550 ai 650. I due club offrono anche altro nel pacchetto mascotte-bambini: biglietti, pranzo, gadget.
L’offerta del West Ham include il biglietto di un adulto, ma questo ha solo aumentato l’irritazione. Una discriminazione evidente: i figli di famiglie non ricche non potranno mai permettersi di accompagnare un giocatore in campo.
Il caso del West Ham, come riportato dal quotidiano inglese The Guardian, ha indignato anche per un altro motivo. Nel 2013 gli Hammers hanno lasciato il vecchio impianto di Upton Park e si sono trasferiti nello stadio dove si sono disputati i Giochi del 2012. Il West Ham ha acquisito per appena 2,7 milioni di euro di affitto a stagione il diritto a giocare per 99 anni all’Olimpico di Londra, costato circa 750 milioni di soldi pubblici tra costruzione e ricondizionamento per adattarlo alle esigenze di una squadra di calcio.
In generale sono i club minori a monetizzare i sogni dei bambini, mentre i più blasonati lo hanno trasformato in una vera lotteria. Everton e Liverpool scelgono ragazzi tra i 5 e i 12 anni tra i loro supporter registrati oppure seguendo il suggerimento delle organizzazioni benefiche che hanno contatti con il club. Così dovrebbe essere e così accade in Italia. La Juve li pesca tra i suoi junior members, Inter e Milan tra i loro piccoli tifosi. In Italia vengono vestiti con le magliette delle squadre che poi i ragazzi restituiscono. Il West Ham nel pacchetto da 700 euro include anche un allenamento con i grandi, ma bisogna acquistare il kit del club per cui si devono sborsare altri 90 euro.
Al Manchester City i bimbi entrano in campo gratis, come le nonne e sorelle Vera Cohen e Olga Halon, di 102 e 96 anni, abbonate al City dal 1930 che accompagnavano Max e Sammy, i nipoti di 10 e 4 anni. Perché in fondo, «il regalo che il tuo bambino non dimenticherà mai» come recita lo spot di un club, dovrebbe essere appunto un regalo e non un altro modo per spremere i tifosi: vecchi e nuovi.