Corriere della Sera, 10 gennaio 2019
«L’odio contro Napoli non è nato negli stadi»
Caro Aldo, un mio amico le ha chiesto perché Napoli suscita odio e disprezzo. Alla sua risposta vorrei aggiungere la mia nota. È una storia molto antica, precedente all’Unità d’Italia. Ma il contatto dei «piemontesi» con il Sud fu per loro uno shock tremendo ma, checché ne dicano i neoborbonici, le condizioni del Regno erano disastrose. Se penso alle condizioni del paese di origine della mia famiglia (Corato in Puglia) fino agli anni 50, mi si accappona la pelle. E non dimentichiamo il racconto di Carlo Levi: figuriamoci 90/70 anni prima! I «guerriglieri» legittimisti, cioè i briganti, erano belve assetate di sangue; i soldati del Regio Esercito diffusero racconti spaventosi e le persone, inorridite, identificarono il Sud con Napoli, che ne era stata la capitale. Si aggiunga che da 160 anni si propaganda che i meridionali camperebbero senza far niente alle spalle del Nord: idea demenziale, ma diffusa e inscalfibile. Infine dobbiamo ricordare che l’invasione del Regno da parte di Vittorio Emanuele II fu ingiusta e inammissibile dal punto di vista del diritto internazionale. L’operazione andava giustificata in qualche modo e il modo fu quello di ammantarsi di una missione civilizzatrice. E per farlo fu necessario orchestrare una propaganda denigratrice. Ma consoliamoci: le persone colte e intelligenti adorano Napoli. I ciucci lasciamoli a Salvini.
Fabrizio Perrone Capano