Il Messaggero, 10 gennaio 2019
Jihadisti che sbarcano in Italia
PALERMO La jihad 2.0 si combatte anche sul web: un esercito di mujahiddin virtuali portano avanti la loro guerra usando le munizioni dei social. Post, video, tweet in una crociata in nome di Daesh che recluta adepti attraverso la rete. Il tunisino Khaled Ounich l’arte della propaganda jihadista la conosce bene. Sul suo profilo facebook il Ros dei carabinieri, che gli dà la caccia da mesi, ha trovato decine di filmati, alcuni con immagini di decapitazioni, e foto che inneggiano all’Isis. Accusato di istigazione al terrorismo, sarebbe uno dei capi dell’organizzazione di trafficanti di uomini scoperta dalla Dda di Palermo che ieri ha disposto il fermo di 15 persone: tunisini e siciliani che gestivano il redditizio business dei viaggi fantasma tra il nord-Africa e le coste trapanesi.
A portare gli investigatori sulle tracce dei trafficanti è stato un pentito: anche lui tunisino, arrestato per droga. Mesi fa deciso di collaborare con la giustizia. «Parlo per evitare che in Italia arrivi un esercito di kamikaze», ha detto ai carabinieri raccontando che, tra i migranti che pagavano a caro prezzo la traversata del Canale di Sicilia, c’era chi, in patria, aveva guai con la giustizia o era ricercato per terrorismo.
IL TARIFFARIOCinquemila dinari per chi aveva la fedina penale pulita, il doppio per i latitanti: l’organizzazione aveva un tariffario dei viaggi ben preciso. Tratta low cost per gli incensurati, prezzi più cari per chi tentava di lasciare la Tunisia, specie se colpito da indagini di terrorismo.
Il metodo – non è la prima volta che la Procura di Palermo denuncia i cosiddetti sbarchi fantasma – era consolidato: gommoni veloci che evitavano i controlli. Tre ore di mare dal paese nordafricano alle coste trapanesi, poi a terra il resto della banda provvedeva a far perdere le tracce dei migranti. E sulle imbarcazioni viaggiavano anche casse di tabacchi di contrabbando: altro business dei criminali che poi reinvestivano i guadagni in nuovi natanti o in immobili in Tunisia.
Dei 15 indagati, sette sono riusciti a evitare le manette. Tra loro Ounich e un altro personaggio chiave dell’associazione criminale : Amhed Kheder, detto il nero, un tunisino di 31 anni che vive tra la Francia, il Belgio e l’Italia. «So per certo che è ricercato in Tunisia per terrorismo ed è arrivato in Italia da qualche mese. Attualmente dovrebbe vivere a Palermo insieme a suo fratello più giovane e ad una ragazza di nome Ameni, forse tunisina – ha raccontato il pentito – Ho sentito delle persone, in Tunisia, riferire che Khala ha aiutato persone coinvolte in attentati terroristici in Tunisia a scappare verso l’Italia e per questo motivo ritengo che sia egli stesso un terrorista».
Di viaggi verso le coste marsalesi la banda ne ha organizzati a decine: dei migranti sbarcati, aiutati a lasciare la Sicilia dai complici siciliani dell’organizzazione, si sono perse le tracce. E proprio per la capacità dei trafficanti di sottrarsi ai controlli la Procura di Palermo parla di «minaccia alla sicurezza nazionale» sostenendo che l’organizzazione sia in grado di fornire un passaggio marittimo sicuro e celere particolarmente appetibile per persone ricercate dalle forze di sicurezza tunisine o sospettate di connessioni con formazioni terroristiche».
Lara Sirignano