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 2019  gennaio 06 Domenica calendario

Flavio Briatore non vuole mandare il figlio all’Università

Flavio Briatore è un privilegiato perché sa in anticipo cosa sia per lui il paradiso: il Kenya. Qui ha trascorso le sue vacanze di Natale, dopo aver passato la Vigilia a Montecarlo con la mamma di suo figlio, Elisabetta Gregoraci, come desiderava il piccolo Nathan Falco. Sono stati la famiglia di sempre, uniti dall’amore fortissimo per la loro creatura, e poi il giorno dopo padre e figlio sono volati in Africa per una magnifica vacanza a due, fatta di dolcissimi attimi di amore paterno e tante partite di calcio.
 
Ha l’aria felice nelle foto.
«È stato tutto super. Mi sono rilassato, mi sono goduto mio figlio. Le nostre vacanze sono all’insegna del relax, del benessere e dell’amicizia. Non lavorando ho finalmente il tempo per quello che ci piace fare insieme: lunghe passeggiate sulla spiaggia al mattino, bagni in piscina, sole che riscalda, sport all’aria aperta. Il mio resort è davvero il nostro paradiso».
 
La creatura le somiglia molto.
«Mi fermo a guardarlo camminare perché davvero sembra me: un piccolo “FB”, il mio Falco».
Scusi, ma io ancora non ho capito: il bambino ha otto anni, lei continua a chiamarlo Falco, mentre la madre lo chiama Nathan. Sarà un po’ confuso, il piccoletto…
«Se io lo chiamo Nathan lui si arrabbia! È come se fossero due fratelli, ma in realtà è sempre lui».
 
E che tipo è questo FB junior, allora?
«A colpirmi è soprattutto la sua indipendenza. E che non faccia mai nessun tipo di capriccio. Sa stare in ogni situazione».
 
Forse perché è abituato a stare con gli adulti?
«Ha molti amici, anche in Kenya. E, cascasse il mondo, dalle 18 alle 20 va sgomberato il campo da tennis perché per due ore vuole giocare a calcio con la sua squadra. Poi quest’anno ha imparato anche a giocare a bocce. È un bambino portato per lo sport, qualunque cosa faccia. Quando sto con lui ho l’impressione di essere con un mini fratello perché non mi accorgo dell’età che ha. È responsabile, intuitivo, curioso, divertente».
 
L’affiatamento è palpabile.
«Gli parlo continuamente e mi rivolgo a lui come a un adulto. Sia io che Elisabetta lo abbiamo sempre fatto e lui assorbe tutto. Sa di essere fortunato, ma è consapevole che esistano realtà diverse: in Africa visita spesso orfanotrofi e scuole».
 
Cosa farà da grande?
«Come tanti bambini sogna di fare il calciatore professionista. Ma è troppo presto per capire chi o cosa sarà.  A scuola va molto bene, si impegna e porta risultati».
 
Chi la conosce sa che però il suo destino lei l’ha già scritto.
«Falco sa che a 14 anni andrà in collegio in Svizzera a fare il liceo. Non può mica restare a Montecarlo a vita. Poi dopo il diploma verrà a lavorare con me».
 
E se volesse fare l’università?
«Non ne vedo la ragione: sarò io formarlo. Se uno ha una vocazione deve essere libero di assecondarla, ma a me non serve un laureato, mi serve uno che porti avanti quello che ho costruito: se mi serve un commercialista o un avvocato lo chiamo e gli pago la parcella».
 
Dovrà avere il suo intuito per circondarsi di persone giuste.
«Lui si guarda intorno già adesso e capisce che c’è tanta gente che lavora con noi: sa che avrà una responsabilità anche lui. Io lo sto crescendo mostrandogli l’importanza di un buon team. Se lavori bene, vieni pagato molto bene, se non lo fai sei fuori. È meritocrazia e nulla di più».
 
Pure la fortuna pesa.
«Non esiste la fortuna: esistono i sacrifici, l’impegno. Nulla casca dal cielo. Quello che fa la differenza, oltre al lavoro, è la salute. Quella sola conta, perché senza perdi tutto».
Lei sembra in ottima forma.
«Ho avuto i miei momenti difficili in passato, ma adesso sono certamente più in forma di qualche anno fa. Faccio molta attività fisica, bado a ciò che mangio: ho un figlio piccolo, voglio fare in modo di stare il più possibile accanto a lui».
 
Pare pure ringiovanito…
«Si è giovani nella testa, e se lavori lo sei per forza. Io vado in vacanza dove ho business, così comunque lavoro anche lì. Mantengo il cervello attivo quasi 24 ore al giorno».
 
Dorme bene la notte? Avrà pur qualche pensiero…
«Come tutti gli imprenditori è naturale che abbia le mie preoccupazioni, ma di notte dormo le mie sei ore senza batter ciglio: vedo il letto e crollo. I pensieri si risolvono al mattino, non certo di notte».
 
Sensi di colpa? Si è comunque separato…
«No. Siamo due bravi genitori, focalizzati entrambi su nostro figlio. Restiamo una famiglia e Falco cresce sereno e amato».
 
Siamo stati  abituati a vederla con  donne meravigliose: e adesso?
«Ora faccio il papà. Non mi precludo nulla. Se succederà di incontrare una donna succederà, altrimenti amen: zero drammi. Va bene così!».