Libero, 9 gennaio 2019
Intervista a Ilenia Pastorelli
«Sono sempre nuda in ’sto film». Ilenia Pastorelli lo ammette sorridendo, senza troppi drammi: nella commedia Non ci resta che il crimine, nelle sale da domani, l’ attrice interpreta la donna del Boss, che il regista Massimiliano Bruno non esita a descrivere come una «paracula bomba sexy» (citiamo testualmente dalle note di regia). Insomma un personaggio che nel giro di qualche sequenza polverizza mesi e mesi di battaglie femministe.
Senza contare che l’ attrice è la più credibile del cast: Edoardo Leo non convince fino in fondo nel ruolo del cattivo, la fisicità di Alessandro Gassmann crea più di un problema al suo interprete, che dovrebbe calarsi nel ruolo dell’ imbranato Sebastiano, mentre Marco Giallini eccede nella parlantina. Dunque a spiccare è lei: l’ ex Gieffina dal look sexy, che interpreta una donna pronta a usare la sua fisicità con spregiudicatezza.
Non crede che il suo personaggio sia un passo indietro rispetto al nuovo immaginario femminile che si vorrebbe promuovere?
«Assolutamente no. Di certo interpreto un ruolo controverso, poco positivo. Tuttavia è anche un personaggio che dimostra di avere carattere: non è una donna che scende a patti, perché alla fine i patti li stabilisce lei. È una donna che subisce le angherie degli uomini, come probabilmente accadeva a molte negli anni 80. La sua unica arma era la fisicità e lei la usa per salvarsi da chi la vorrebbe manipolare».
È anche il suo primo film con scene di nudo.
«Quando ti spogli la paura più grande è di sentirti vulnerabile, invece poi ti rendi conto che sono gli altri a essere in una posizione di debolezza. Paradossalmente la nudità conferisce un senso di forza...».
Ma lei, del #metoo, cosa ne pensa?
«In tutti gli ambienti ci sono uomini pronti ad approfittarsi delle donne. Non è una prerogativa solo del cinema. Penso che adesso, dopo tutti questi dibattiti, sia giunto il momento di prendere consapevolezza di quello che siamo e dire di no alle avance. In fondo, è tanto semplice!».
Il suo precedente film, Cosa fai a Capodanno?, non è stato all’ altezza delle aspettative. Cosa non ha funzionato?
«Sinceramente a me la sceneggiatura piaceva. Forse, essendo il regista alla sua prima opera prima, si è osato un po’ troppo con la storia il cui linguaggio è rivoluzionario. Probabilmente se il film uscisse tra 15 anni verrebbe accolto meglio».
Il prossimo invece sarà la commedia al femminile Brave ragazze: un genere che la tv cavalca ormai da anni, mentre il cinema frequenta poco. Come spiega questa differenza di approccio?
«Almeno in parte è figlia di un certo maschilismo del settore: i film vengono ancora oggi scritti per gli uomini, tant’ è vero che i protagonisti sono quasi sempre maschi. Le storie per e sulle donne si contano sulle dita, anche per questo ho accettato di fare Brave Ragazze di Michela Andreozzi».
Almeno all’ inizio, temeva di rimanere incastrata nel cliché della ragazza romana, bella e un po’ coatta?
«Il mio approccio sul lavoro non è mai stato accademico: non ho alle spalle una scuola di recitazione, pertanto non ho mai pensato di stravolgermi totalmente. Tuttavia devo dire che ho detto molti no, proprio perché non volevo ripetermi con personaggi troppo simili».
Perché si è tenuta lontana dalla fiction?
«Tendenzialmente preferisco i film perché è una comunicazione più immediata.
Con la tv invece entri nelle case delle persone instaurando con loro un rapporto quasi affettivo. Lì, sì, che il rischio di rimanere intrappolata nel personaggio è reale».