il Fatto Quotidiano, 9 gennaio 2019
È scoppiata una polemica all’interno del Corriere
L’incendio è iniziato con una scintilla alla vigilia di Capodanno: una lettera di Ivo Caizzi, corrispondente del Corriere della Sera da Bruxelles, ai suoi colleghi e al comitato di redazione. Chiede di “verificare e valutare il comportamento del direttore Luciano Fontana nella copertura della trattativa tra Unione europea e Italia sulla manovra di bilancio 2019”. I giornalisti che fanno parte del cdr leggono e ne parlano con Caizzi: “Insieme decidiamo di rimandare la discussione e la risposta a dopo il 7 gennaio”.
Ma intanto un ex inviato del Corriere, Massimo Alberizzi, leader della corrente sindacale “Senza bavaglio”, pubblica la lettera sul sito della corrente. Da lì la riprendono, ieri, il quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro e il Blog delle stelle, che la pubblica con tutti gli allegati sotto il titolo: “Corriere della Sera smascherato dal suo corrispondente: le balle sul governo”. A questo punto la risposta arriva dal direttore Luciano Fontana, che scrive ai suoi giornalisti: “Una lettera interna finita su un’altra testata mi spinge a scrivervi per chiarire alcuni punti e per evitare che interpretazioni senza fondamento del nostro lavoro danneggino il nostro giornale”.
Quali sono i punti da chiarire? Caizzi fa parlare i fatti, anzi i titoli e gli articoli del Corriere. A partire dall’apertura di prima pagina del 1 novembre: “Deficit, pronta la procedura Ue”. Con addirittura, nel catenaccio, la data: “La decisione attesa il 21 novembre”. Commenta Caizzi: “La procedura d’infrazione Ue contro l’Italia è, in quella data, inesistente, oltre che tecnicamente impossibile”. Nei giorni seguenti, il giornale continua a usare toni drammatici. Caizzi non ne fa il nome, ma l’autore dei pezzi “allarmisti” è Federico Fubini, peraltro uno dei quattro componenti italiani della task force della Commissione Ue contro le fake news.
Il 7 novembre, a pagina 10, Caizzi scrive che “i 28 ministri finanziari dell’Ecofin confermano la trattativa e l’aspettativa di sviluppi positivi con l’Italia”. A pagina 11, con grande rilievo, Fubini scrive il contrario: “Non c’è stato nessun passo verso un compromesso fra la Commissione europea e l’Italia, né alcun vero negoziato. Al contrario, dall’Eurogruppo e dall’Ecofin è emerso solamente il sostegno di 18 Paesi dell’area euro e di tutti gli altri esterni alla moneta unica per la posizione della Commissione contro il bilancio del governo di Giuseppe Conte”.
Caizzi chiude la sua lettera ponendo sei domande sul comportamento del direttore Fontana e sull’attendibilità del Corriere, da difendere evitando di “aprire la prima pagina con una notizia che non c’è” e di pubblicare informazioni che possono “aver influito – magari anche marginalmente e inconsapevolmente – sui mercati finanziari: favorendo di fatto mega-speculatori che in quei giorni scommettevano capitali ingenti sulla destabilizzazione dell’Italia”.
Il cdr oggi commenta che quello che è successo al Corriere è la normale dinamica delle notizie che vengono trattate dai giornali, con informazioni di fonti istituzionali che vengono affiancate, e magari in parte contraddette, da retroscena. “Non replicheremo al collega”, dicono dal cdr, “la nostra risposta è stata superata dai fatti e dall’intervento del direttore”.
Fontana ha aperto la sua lettera citando un’intervista al premier sul settimanale Panorama, dello stesso gruppo del quotidiano La Verità. Giuseppe Conte conferma che si era vicini alla rottura: “Ho avvertito la certezza che c’era una decisione presa e che consideravano l’Italia fuori”. Dunque il Corriere, sostiene Fontana, “ha raccontato con rispetto dei fatti sia le minacce di procedura, sia la trattativa, come dimostrano gli articoli pubblicati… È davvero inverosimile che si giudichi il risultato finale (l’accordo tra Italia e Ue) per dire che i passi iniziali verso la procedura d’infrazione non fossero veri (tra l’altro raccontati da tutti i giornali del mondo e respinti all’inizio dal nostro governo che affermava non avrebbe mai cambiato il numerino del 2,4 per cento). Pensiamo che sia stato giusto arrivare a un accordo, che fa bene all’Italia e all’Europa. (…). Abbiamo raccontato l’intero percorso con oggettività”. Segue chiusa polemica: “Forse si voleva invece raccontare il mondo immaginario delle feste sul balcone e dei numerini che non sarebbero cambiati mai. Ma questo al Corriere non è mai accaduto”. “Non ho altro da aggiungere”, dice Fontana al Fatto, “la procedura d’infrazione è stata davvero in discussione, poi per fortuna la situazione è migliorata, ma solo dopo che il governo ha cambiato i numeri che prima aveva dato come immutabili”.
“Io non parlo”, replica Caizzi. “Aspetto solo le risposte alle mie sei domande”.