il Giornale, 9 gennaio 2019
Quanto costa a Tokyo l’insonnia
Troppo lavoro e troppo poco sonno sono un problema. Soprattutto in Giappone, dove le abitudini di overworking sono diffusissime. Nella patria dei termini per ogni cosa, dove le persone che stanno tutto il giorno a casa, isolate dal mondo, hanno dato vita a una tendenza chiamata Hikikomori, c’è un altro termine che fa preoccupare: il Karoshi, ovvero la morte per troppo lavoro. E allora pare il Paese degli opposti: se da una parte le persone che stanno in disparte e si isolano sono 500mila, secondo Hikikomori Italia (ma il numero potrebbe arrivare a un milione per il sommerso) dall’altra parte abbiamo il fenomeno del super lavoro. Diversi gli studi pubblicati su questa tematica, che per il Giappone è una criticità. Ne parla il Guardian, ne hanno parlato per anni tanti altri giornali. Uno su tutti il Japan Times. Ma è stato Rand Europe che, nel 2016, ha stimato i danni della mancanza di riposo in termini economici. Ebbene, secondo i dati di Rand, a causa di mancanza di riposo adeguato, gli Stati Uniti registrano le maggiori perdite economiche: fino a 411 miliardi di dollari all’anno, ovvero il 2,28% del Pil. Subito dopo viene il Giappone (che è assai più piccolo), con perdite economiche di 138 miliardi di dollari all’anno, il 2,92% del suo Pil. Subito dopo, la Germania (fino a 60 miliardi di dollari, 1,56% del suo Pil) e il Regno Unito (fino a 50 miliardi di dollari, 1,86% del suo Pil). È già da tempo, però, che il Giappone lavora sul problema. Anche perché, sempre nel 2016, nel suo primo libro bianco su karoshi, approvato dal gabinetto di Shinzo Abe, il governo aveva dichiarato che un lavoratore su cinque era a rischio di morte per lavoro eccessivo. La morte del tirocinante Joey Tocnang per insufficienza cardiaca, avvenuta nel 2014, è stata correlata dalle autorità per le norme sul lavoro nipponiche alle lunghe ore di straordinario – fino a 122,5 ore al mese. Ogni anno, centinaia di morti da ictus, infarto e suicidio vengono segnalate come karoshi. Non contando i disturbi di salute dei lavoratori che chiedono raramente vacanze e permessi e fanno largo uso di straordinari. Ma adesso alcune aziende nipponiche si stanno svegliando: hanno capito che la mancanza di sonno è un problema anche per la produttività e cercano di trovare soluzioni per contrastare l’epidemia di insonnia. Come scrive The Guardian, il fornitore di servizi IT Nexbeat ha deciso di allestire nella sua sede centrale di Tokyo due camere da letto insonorizzate. Crazy, invece, una lussuosa boutique per il wedding planning, ha deciso di premiare il sonno, pagando ai dipendenti un bonus se riusciranno a dormire almeno 6 ore a notte. I bonus di Crazy, secondo il Financial Times, possono arrivare a 64mila ¥en (ovvero 562 dollari) all’anno. In Giappone, il «debito del sonno» è diventato una specie di strumento aziendale e i modelli di sonno dei dipendenti sono diventati un indicatore di criticità più ampio all’interno delle aziende.