Corriere della Sera, 9 gennaio 2019
La neve sulle Alpi di là, ma non di qua
Metri di neve a nord delle Alpi, con un’emergenza nelle montagne tra Austria e Baviera dove la coltre bianca in alcuni punti ha raggiunto anche i 3 metri di altezza. Neanche un fiocco a sud della catena alpina sul versante italiano, se non qualche spruzzata sulle vette di valico.
I giornali tedeschi titolano «Schnee-Katastrophe» e avvertono che sono in arrivo altre nevicate che potrebbero scaricare ulteriori 200 centimetri. Vienna e Berlino hanno messo in allarme i militari per aiutare con braccia e mezzi spalaneve le zone più colpite. Sulle montagne bavaresi e del Salisburghese si stanno aggiornando le tabelle delle nevicate storiche. «La situazione è drammatica, il caos-neve non sembra prossimo alla fine», dice il quotidiano di Monaco Bild.
In Austria migliaia di persone sono ancora bloccate per le abbondanti nevicate, molte scuole sono rimaste chiuse per il secondo giorno di fila, alcune zone sono senza corrente elettrica, undici sciatori tedeschi sono stati salvati su una funivia bloccata per tre giorni senza elettricità. Sulle coste del mar del Nord e del Baltico ci si prepara all’arrivo della tempesta Benjamin.
In Italia nelle vacanze di Natale si è sciato solo grazie all’innevamento artificiale, eccetto a quote più alte dove è rimasta la neve di inizio dicembre: nelle valli però sembrava primavera. Nelle regioni meridionali, invece, la neve è caduta a inizio anno anche sulle spiagge, in Abruzzo e Molise alcune località sono rimaste isolate e le previsioni annunciano una nuova perturbazione in arrivo nei prossimi giorni che porterà neve a basse quote nelle regioni adriatiche centrali.
Il fenomeno
Le correnti sulle nostre cime si riscaldano dando poi origine
al vento caldo e secco
«In una tendenza generale di aumento delle temperature, per quanto riguarda la neve ogni anno fa storia a sé», avverte Nikos Chiodetto, meteorologo di 3Bmeteo. «Lo scorso anno proprio in questo periodo ci furono nevicate eccezionali sulle Alpi italiane, con località che si trovarono sommerse di neve come oggi in Germania. La situazione di queste settimane, che continuerà fino alla terza decade di gennaio – prosegue l’esperto – dipende dall’alta pressione che si è instaurata nell’Europa occidentale con massimi tra Irlanda e Spagna e la bassa pressione che ha preso possesso del Mediterraneo orientale. Questa condizione determina il passaggio a Nord delle Alpi delle correnti atlantiche, mentre aria fredda artica scende a basse latitudini portando gelo su Balcani e Grecia. Al contatto con l’acqua più calda mediterranea, si sviluppano coperture nuvolose che portano neve anche nelle nostre regioni meridionali e adriatiche».
Le Alpi fanno da barriera: a nord le perturbazioni vengono bloccate scaricando imponenti quantità di neve. Quando i venti oltrepassano le cime alpine si riscaldano scendendo verso le valli meridionali e danno origine al föhn (o favonio), il vento caldo e secco che domenica pomeriggio ha fatto salire fino a 15-16 gradi la temperatura in Piemonte e Lombardia occidentale.
«È una situazione che potrebbe durare ancora 10-12 giorni, nel Nord Italia resterà secco e freddo di notte, più mite durante il giorno ma con la possibilità di nebbie – aggiunge Chiodetto —. Quello a cui stiamo assistendo è l’estremizzazione dei fenomeni e la traslazione delle stagioni: dicembre è diventato un tardo autunno, l’inverno inizia bruscamente a gennaio e a marzo ci sono ondate di freddo. Poi l’estate dura da maggio a fine ottobre».