la Repubblica, 9 gennaio 2019
La megalopoli delle termiti vecchia di quattromila anni
di Gli uomini avevano da poco finito di costruire le piramidi, quando le termiti si misero al lavoro. E mentre le nostre civiltà si sono distrutte una dopo l’altra, gli insetti non si sono mai fermati. Oggi la loro megalopoli, nel Brasile del nordest, si estende per 230mila chilometri quadri: più della Gran Bretagna. I 200 milioni di termitai alti due metri e mezzo e larghi nove, immersi nella foresta secca della caatinga e tutti disposti a 20 metri l’uno dall’altro, possono essere abbracciati solo dall’occhio dei satelliti. La terra di cui sono formati – 10 chilometri cubi – equivale a 4mila piramidi di Cheope. Stephen Martin e Roy Funch, biologi rispettivamente dell’Università di Salford a Manchester e di Bahia in Brasile, all’inizio della loro carriera e indipendentemente l’uno dall’altro, erano stati colpiti da quegli strani cumuli di terra che spuntavano tra i rami delle foreste. La versione ufficiale parlava di rare formazioni geologiche sedimentarie. I “murundus” ( il nome che i locali avevano dato ai termitai) erano così induriti che gli abitanti avevano rinunciato a smantellarli per sfruttare il terreno, tra l’altro secco e infertile. Tutt’al più li usavano per ricavarne mattoni. Ma quando Martin e Funch si incontrarono per caso tra le collinette, decisero di andare a fondo, arrivando alle conclusioni appena pubblicate su Current Biology. I murundus sono la terra di scarto che miliardi di insetti della specie Syntermes dirus hanno estratto per scavare i tunnel. Misurando l’età di 11 termitai con una tecnica che permette di risalire a quando un granello di sabbia è stato esposto per l’ultima volta alla luce, hanno scoperto che la loro origine varia tra 690 e 3.820 anni fa. Anche in Africa esistono nidi di termiti così antichi. Ma nulla esclude che, fra gli altri 200 milioni di cumuli, in Brasile ce ne siano di anteriori. «Quello che abbiamo trovato è il più grande esempio di ingegneria messo in atto da una singola specie di insetti», scrivono i biologi. Da almeno 4mila anni le termiti scavano tunnel in cui si orientano con tracce chimiche olfattive: i feromoni. La caatinga è un tipo di foresta arida, in cui le piogge si concentrano in pochi mesi e gli alberi perdono rapidamente le foglie, quando il terreno torna secco. Ancora più rapide, in quelle occasioni, le termiti escono dai loro tunnel, riducono i resti della vegetazione in frammenti con un gran lavoro di mandibole e il caratteristico” clac clac” tanto familiare agli abitanti del luogo, poi tornano sottoterra per “riempire la dispensa”. L’operosità e l’armonia di questi insetti detti” eusociali” hanno sempre fatto riflettere gli scienziati della politica, oltre agli entomologi. Martin e Funch hanno voluto mettere alla prova la teoria, facendo incontrare termiti prelevate da murundus lontani. Niente: nessun segno di aggressività. Solo insetti che vivevano a più di 50 chilometri di distanza mostravano diffidenza reciproca. Così come le piramidi, anche i murundus sono pieni di misteri irrisolti. A differenza di altri termitai nel mondo, quelli brasiliani non contengono tunnel al loro interno: sono semplici mucchi di terreno di scarto. I ricercatori non hanno la più pallida idea del perché gli insetti li abbiano costruiti a distanze così regolari, tanto da far sembrare la “megalopoli” un alveare o un perfetto tessuto a pois, visto dallo spazio. Martin e Funch hanno poi calato nei tunnel vari metri di fibre ottiche per capire qualcosa di più della struttura sociale di questi insetti. Ma sono tornati a mani vuote: la camera dove alloggia la regina è sfuggita ai loro sguardi. Come se ( ma qui si scivola nella favola) in tanti millenni di saggia e mite cooperazione, mentre gli uomini guerreggiavano e distruggevano, le termiti avessero capito che per stare bene insieme non è necessario nemmeno avere un re.