Il Sole 24 Ore, 8 gennaio 2019
NordLB, corsa contro il tempo per il salvataggio della «Carige tedesca»
Corre voce che il quarto trimestre 2018 di NordLB, la Landesbank da 150 miliardi di asset che da oltre un anno va in cerca senza successo di investitori privati per ricapitalizzarsi, sia parecchio brutto e che i conti dell’anno chiuderanno in profondo rosso.
Corre voce che l’istituto bancario tedesco posseduto per il 59,13% dallo Stato della Bassa Sassonia e per il resto da casse di risparmio, con a peggior performance nell’ultimo stress test Eba tra tutte le banche significative tedesche, nel 2019 non rispetterà il target CET1 se entro febbraio non tirerà fuori dal cappello a cilindro una soluzione approvata a Bce/SSM: lo scenario peggiore per attuali azionisti e creditori è il “dissesto o rischio di dissesto” e l’entrata in campo del Meccanismo di risoluzione unico.
Le voci tra l’altro montano da quando una delle soluzioni sul tavolo, l’aggregazione con una Landesbank vicina, è fallita lo scorso dicembre dopo il ritiro di Helaba. In questi giorni dunque è scattata la corsa contro il tempo mentre le voci si moltiplicano. L’SSM intanto si trincera dietro un invalicabile “no comment”. E NordLB getta acqua sul fuoco: lunedì un portavoce ha detto che la banca continua a lavorare per un «riposizionamento e rafforzamento del capitale, della competitività e della resilienza alle crisi», ammettendo che la riduzione del portafoglio dei NPLs del settore navale marittimo può generare una «riduzione temporanea dei capital ratios» e un bilancio in perdita, se il taglio delle sofferenze dovesse arrivare prima della ricapitalizzazione.
Il portafoglio shipping è calato dai 19 miliardi del 2015 agli attuali 11,5 ma il nodo sta nei NPLs che NordLB ha annunciato di voler portare dagli attuali 7,7 miliardi a meno di 5 nel 2019. Venderli può comportare una perdita fino a 1 miliardo da coprire con capitale fresco o non.
Ricapitalizzare NordLB è così difficile da farlo sembrare un caso Carige coniugato alla tedesca. La spiegazione in realtà è molto tedesca, per via della dimensione pubblica della banca. Posseduta da un Land, regolata da una legge del settore pubblico e non quotata in Borsa, per NordLB l’ingresso dei privati è complesso. «Non c’è tempo ora per modificare lo statuto dal diritto pubblico a quello privato, necessario per far entrare i privati – spiega Dierk Brandenburg, analista di Scope, agenzia di rating basata in Germania – Per realizzare la ricapitalizzazione entro febbraio una delle opzioni resta il bond convertibile con conversione obbligatoria (ndr. entro 3 anni per esempio) sottoscritto dai fondi di private equity ancora interessanti nella banca». Il bond verrebbe emesso da una holding creata ad hoc. Per Brandenburg l’urgenza potrebbe essere esasperata da un brutto bilancio 2018 in perdita che metterebbe a rischio il target CET1 2019. La strada apparentemente più semplice per NordLB, la fusione tra uguali cioè tra Landesbanken, si è invece rivelata ardua proprio per via del legame con il territorio. Fino a che punto l’azionista Bassa Sassonia avrebbe accettato di far controllare NordLB da un’altra Landesbank, Helaba, posseduta a sua volta dallo Stato di Turingia e Assia? Meglio soci privati di minoranza e il 51% che resta in mano allo Stato-regione. Ma quando?
Esiste un’altra chiave di lettura, provocatoriamente avanzata dall’economista Isabel Schnabel (gruppo degli esperti consiglieri del governo). Contattata dal Sole24Ore, Schnabel sostiene che è normale per una banca a corto di capitale andare alla ricerca di grandi investitori. Ma questo si sta mostrando difficile per NordLB e Carige: è possibile che gli investitori, alla luce delle risoluzioni “addolcite”nel 2017, siano aspettando il proprio turno e questo renderebbe risoluzione o liquidazione più probabili. Secondo Schnabel, il modello di business delle Landesbanken è stato danneggiato nel 2005 per la perdita della garanzia pubblica esplicita e di questo «ancora ne soffre». «Il sistema è eterogeneo ma non è detto che le Landesbanken più forti abbiano voglia di fondersi con quelle più deboli. Il numero è calato dalla crisi, e le dimensioni del settore si sono ridotte notevolmente, un processo destinato a continuare».