Ansa, 8 gennaio 2019
L’ispettore Derrick, 40 anni fa l’esordio in Italia
L’11 gennaio di 40 anni fa compariva per la prima volta nelle case degli italiani, sul secondo canale della Rai, “L’Ispettore Derrick”, l’investigatore alto e gentile di Monaco di Baviera, protagonista di una serie televisiva tedesca, che si poneva come alternativa alle fiction poliziesche statunitensi e che sarebbe diventata un cult e un appuntamento fisso per il pubblico italiano. In patria era già un successo dal 1973 e negli anni, oltre che sulla Rai, sarebbe approdata sulle televisioni di 110 paesi. La prima puntata, chiamata profeticamente “Il supercolpo”, non fu per la verità accolta troppo bene dai commentatori italiani. “È un prodotto veramente modesto”, decretò Ugo Buzzolan, il re dei critici televisivi, sulla Stampa, il 12 gennaio 1979. Ed anche Umberto Eco, sull’Espresso, osservò: “A lume di buon senso non ci sono ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere”. E invece piacque, eccome, al pubblico italiano che si affezionò a quel poliziotto cinquantenne serio e comprensivo, e continuò a seguirlo, con milioni di telespettatori (dai 3 ai 7) per ognuna delle 281 puntate girate e poi anche nelle repliche, fino al XXI secolo, prima sulla Rai, poi su Sky, e in anni più recenti su TV2000, l’emittente dell’episcopato italiano. E pensare che la prima puntata, ambientata anche in un cabaret, era stata criticata con severità dalla Radio Vaticana nel 1979 per la presenza di ballerine seminude. Derrick, interpretato dall’attore Horst Tappert, non aveva una vita privata o sentimentale, a differenza di tanti altri suoi colleghi eroi di oltreoceano, si muoveva in atmosfere crepuscolari e un po’ grigie, accompagnato dal fido braccio destro, il trentacinquenne Harry Klein (l’attore Fritz Wepper), il quale si rivolgeva al suo capo dandogli rigorosamente del “lei”. La sua missione era “difendere l’ordine” e lo faceva con intelligenza, cultura e compassione sia per le vittime che, talvolta, per gli assassini. Le sue indagini erano tutte ambientate a Monaco o in Baviera, gli attori erano tutti tedeschi e volti poco conosciuti. Con un’eccezione che servì ad adulare il pubblico italiano: ne “L’uomo di Portofino”, la terza puntata mandata in onda in Italia, recitava anche Amedeo Nazzari, nella parte di un medico ricattatore, poi pentito e fatto fuori da una banda di criminali. A contribuire al successo italiano fu, secondo gli stessi produttori tedeschi, l’eccellente doppiaggio. Lo stesso attore protagonista, Horst Tappert, definì la sua voce italiana, quella dell’attore Bruno Alessandro, la migliore di tutte per esprimere le diverse sfaccettature del personaggio. Tappert morì nel 2008, ma la serie di Derrick, con le sue repliche, continuò ad andare in onda ancora per anni. La fine fu però ingloriosa. Nel 2013, il sociologo tedesco Jorg Becker scoprì che il futuro interprete dell’ispettore Derrick aveva fatto parte, quando aveva 20 anni, delle Waffen SS, l’anima più nera del nazismo, la forza armata del Terzo Reich. La serie televisiva fu subito bloccata in Germania, anche perché si apprese che Tappert aveva sempre conservato cimeli di guerra nazisti. Era una seconda vita impresentabile che l’attore aveva sempre nascosto in un’identificazione totale con il suo personaggio, Derrick, così schivo sui suoi affari personali.