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 2019  gennaio 08 Martedì calendario

Boldi e De Sica campioni di incassi

I fan che da tredici anni aspettavano la reunion hanno premiato Massimo Boldi e Christian De Sica. Al botteghino, i due attori, di nuovo insieme in Amici come prima, sono stati i più visti il giorno di Natale e, a fine vacanze, sono risultati campioni tra i film italiani, con oltre otto milioni di euro di incassi. Hanno festeggiato a Roma, questo weekend, a cena da Christian e poi domenica a pranzo con dei ventenni che, per conoscerli, hanno partecipato a un concorso bandito da Indiana Production, la loro casa di produzione. «La gente aspettava il ritorno della coppia come fossimo Al Bano e Romina che si risposano», scherza Boldi. E De Sica: «Abbiamo riportato il pubblico ad amare i film italiani. S’erano disamorati perché ne escono troppi e tutti uguali. Ed era una guerra perché nelle stesse settimane c’erano 48 titoli. In più, noi giriamo con due lire, uno stuzzicadenti, del fil di ferro, gli americani con centinaia di milioni di dollari, ma il biglietto ha lo stesso prezzo». 
Gli incassi sono lontani dai 20 o 30 milioni dei tempi d’oro, ma è il cinema in generale che va così, penalizzato dai film disponibili a casa on demand. De Sica esulta anche perché il film di Natale, dato per morto da tempo, non gli sembra affatto morto: «La novità che ha funzionato è che c’era una storia. In passato, abbiamo fatto il ritratto della borghesia meglio di molti film d’autore. Oggi, non potevamo più raccontare quell’Italia vincente che non esiste più, fatta di voglia di fare, macchinoni, villoni, yuppies... Dovevamo attingere a una borghesia sotto tono, sempre più povera». È per non diventare povero che, in Amici come prima, Christian De Sica si traveste da donna e s’inventa badante del proprietario di un albergo, interpretato da Boldi. Dice De Sica: «Una battuta descrive bene il momento che viviamo. È quella che faccio quando divento disoccupato e dico “un sessantenne licenziato non trova lavoro al pari di un neolaureato”. Questo non è più un film di scenette comiche una dopo l’altra, ma c’è tenerezza, malinconia, l’amore fra due vecchi. La comicità si respira nell’aria, come la moda. E in questi tempi si respira anche malinconia». Aggiunge Massimo: «Ci sono sequenze commoventi: quando scopro che Christian è un uomo, ti prende un nodo alla gola». 
L’ultimo film insieme era stato Natale a Miami, anno 2005, regia di Neri Parenti. Poi, Boldi aveva sbattuto la porta. «Mi rendo conto», dice ora al Corriere «che non avrei dovuto farlo. Però era un momento particolare della mia vita, era appena morta mia moglie, era una fase di fragilità. Si è tanto parlato di liti fra noi, ma la questione era inesistente. Io avrei riformato la coppia già tre anni dopo. Io e Christian eravamo tornati a parlarci, ma lui era legato ad Aurelio De Laurentiis per contratto e non si poteva».  
I due si sono rivisti un anno fa al compleanno di Paolo Conticini, contrattualmente liberi e, appunto, «amici come prima». Da lì la decisione di riunirsi, con la regia dello stesso De Sica, che non trattiene la battuta: «Avevo questo film dove, travestito da donna, dovevo far girare la testa a un uomo. Io, alla mia età! Mi sono chiesto: a chi propongo la parte dell’uomo? Solo un vecchio rimbambito si può innamorare di me… Lino Banfi no... Ah sì, Boldi! Nessuno come lui può interpretare il vecchio matto che, in sedia a rotelle per pigrizia, insegue le ballerine di lap dance». 
Al primo ciak hanno iniziato a girare senza neanche provare: «Siamo partiti in quarta, è stato magico come se ci fossimo lasciati il giorno prima», racconta Boldi, ricordando che la sintonia è stata istantanea anche nell’improvvisazione: «Il gesto dell’ombrello che facciamo insieme quando Christian viene a salvarmi perché mia figlia mi vuole interdire è nato al momento. Ci vuole un tempismo, una sensibilità, per fare all’unisono una gag non prevista dal copione, in mezzo a un cortile, mentre sali in macchina, con la troupe, le camere, e noi che ci guardiamo un istante, capiamo, e facciamo: tiè». Per De Sica, l’improvvisatore è Boldi: «Massimo è un comico geniale, puro, non puoi tenerlo imbrigliato in una struttura che non gli permette di esprimere la follia che ha. A volte, lo devi anche domare. Quando nel film c’incontriamo la prima volta, lui doveva dire: “Ci siamo già visti? Dove? India, Miami, Nilo?”. Ma voleva mettere: “Dove? India, Miami, Nilo, paparazzi?”. Però paparazzi non è un luogo, è il titolo di un nostro film... L’ho dovuto bloccare e lui insisteva: se dico paparazzi, la gente ride. E io: vero, ma non si può fare». 
Era la prima volta che Boldi veniva diretto da De Sica, «ma lo conosco così bene», dice quest’ultimo, «che è come se l’avessi diretto per vent’anni insieme a Neri Parenti e Carlo Vanzina». E Boldi: «Mi ha fatto più impressione essere diretto da suo figlio Brando, che era aiuto regista: l’ho visto nascere e crescere». 
Ritrovarsi entrambi nei dintorni dei 70 anni, è stato fonte di prese in giro, «non sull’età: sull’età non si scherza», sentenzia De Sica, «ma sugli acciacchi sì». Chiosa Boldi: «Sembrava un ospedale». Poi, riflette un attimo e fa: «Io penso spesso a quando mi servirà la badante, ma non mi ci vedo. Chi fa la mia professione resta un bimbo. Io faccio boccacce, scherzi. Perciò dico alle mie figlie che piuttosto finirò, come Woody Allen, con una ragazza giovane». Per De Sica, l’età che avanza è un tema del film, ma il consiglio che dà ai colleghi coetanei è di lavorare coi ragazzi: «Noi avevamo una troupe di ventenni ed è stata una botta di vitalità straordinaria». La prossima volta insieme è una promessa tutta da definire. «Sempre», dicono, all’unisono, «che la salute ci assista».