Vanity Fair, 7 gennaio 2019
Lotteria, uno su tre vive peggio dopo la vincita
Oggi qualcuno è diventato ricchissimo: sono stati estratti i biglietti vincenti della Lotteria Italia, che hanno assegnato cifre da capogiro in tutto il Paese, dalla Campania al Piemonte. Il tagliando del primo premio, quello da 5 milioni di euro, è stato venduto a Sala Consilina, in provincia di Salerno. Il secondo premio, da 2,5 milioni, è andato a Napoli, e il terzo, da 1,5 milioni, a Pompei. Il biglietto da un milione di euro è stato venduto a Torino e quello da 500 mila euro in provincia di Terni.
Che cosa faranno, da domani, i nuovi milionari? Lasceranno il lavoro per partire per un lussuoso viaggio del mondo? Acquisteranno una casa sfarzosa? Si concederanno l’automobile fuoriserie che finora avevano solo potuto sognare? Secondo i dati raccolti dalla Società italiana di psicologia, per più di uno su tre (il 35%) peggiorerà la qualità della vita: c’è il rischio che si cada in una depressione post-vincita che gli psicologi hanno chiamato «sindrome da ricchezza improvvisa», con sintomi identici a quelli dei disturbi psicologici causati da perdita di lavoro, impotenza, perdita di una persona cara, pensionamento.
Antonio Cerasa, neuroscienziato, ricercatore presso l’IBFM del CNR, ci ha spiegato che cosa succede: «Un forte beneficio improvviso, come può essere la vincita di una somma ingente alla lotteria, dal punto di vista biologico produce un rinforzo: provo piacere, sento che sono stati soddisfatti in pochissimo tempo i miei bisogni primari, cioè quelli fisiologici, e anche quelli secondari, che riguardano amicizia, riconoscimento, stima. L’ondata ormonale di endorfine altera la mia percezione dell’ambiente esterno, e mi trasmette l’idea di poter fare tutto quello che voglio».
Quando si vince alla lotteria, il circuito cerebrale della ricompensa viene iperattivato. «Se questo network viene alimentato continuamente, produce un egocentrismo ipertrofico, che ha un continuo bisogno di rinforzi positivi. Ma l’eccesso di rinforzi conduce all’assuefazione: dopo un lungo piacere bisogna aumentare la dose o cercare un altro tipo di appagamento».
La conseguenza dell’iperstimolazione del circuito della ricompensa però, può essere la depressione: «Il nostro cervello, che non è programmato per una stimolazione di tale intensità, va in autodistruzione. Gli antidepressivi servono proprio per riattivare il circuito del piacere, lavorando sui neurotrasmettitori come la serotonina».
Ci sarà chi sta pensando che no, a lui non succederebbe mai, e che con 5 milioni di euro sarebbe la persona più appagata del mondo. Invece il neuroscienziato ci assicura che «è l’idea di non poter disporre di somme ingenti a indurre le persone a mantenere un comportamento regolare e corretto con il denaro. Ma quando i soldi non vengono guadagnati con il sacrificio e arrivano all’improvviso, difficilmente si riesce a dare alla somma il significato che dovrebbe avere».
Una possibile soluzione c’è: «Bisognerebbe educare al consumo attento della vincita, affidare il denaro a un consulente finanziario che lo tratti non come liquidità, ma come una struttura solida, non smembrabile, ma da investire con attenzione». Per appagare quello che poi, secondo l’esperto, è il bisogno che, una volta soddisfatto, regala il maggior benessere: quello di appartenenza e di socializzazione. Quello sì che «libera quantità tale di endorfine che nessun altro piacere riesce a eguagliare».