Libero, 7 gennaio 2019
Lenti che leggono ai ciechi: Israele vive già nel futuro
Per la macchina che si guida da sola ci vorrà ancora un po’ di tempo, non solo per una questione tecnologica. La vettura senza pilota esiste già (chi scrive l’ha provata sotto le mura di Gerusalemme): quelle che mancano sono le infrastrutture stradali, legislative ed assicurative per farla circolare. Nell’attesa ci possiamo consolare con le ossa che crescono fuori dal corpo umano, il distributore che genera l’acqua dal nulla, il gabinetto che trasforma le nostre deiezioni in carbone e fertilizzante, e ancora con gli occhiali che leggono i libri a chi non può vedere. Il futuro è iniziato alcuni anni fa e forse noi non ce ne siamo accorti: i nostri vicini di casa israeliani – Tel Aviv è a tre ore di volo da Roma – invece sì. Perché le invenzioni appena menzionate sono tutte made in Israel, come tante altre in arrivo dal piccolo ma innovativo stato ebraico. Le ragioni per cui una nazione di sette milioni di abitanti si è trasformata in una Silicon Valley sul Mediterraneo sono molteplici: scarsità di risorse del territorio, alta scolarizzazione media, università e centri di ricerca di prestigio, un impegno bellico non comune (innovazione tecnologica e investimenti per la difesa vanno da sempre a braccetto) ed emergenze a non finire. Di grande aiuto si è anche rivelato il lungo servizio militare, durante il quale le menti più acute vengono messe a lavorare una accanto all’altra – e poi finiscono per fare rete da civili. Insomma: di motivi per fare bene in campo dell’innovazione gli israeliani ne hanno tanti, quelli brutti inclusi.
COLTIVATORI DI OSSA
«La gente non lo sa ma la perdita di tessuto osseo è un male comune e diffuso», ricorda a Libero Shai Meretzki, presidente e fondatore di Bonus-Bio. Incidenti stradali, operazioni militari, attacchi terroristici ma anche cancro e malattie degenerative sono tutte cause di perdita di tessuto osseo. Al posto dei difficili e dolorosi autotrapianti – per cui una persona è privata chirurgicamente di un osso “inutile” che sostituirà quello che non c’è più – «con una piccola liposuzione isoliamo dal tessuto adiposo le cellule in grado di generare ossa e le coltiviamo in vitro». Meretzki, biotecnologo di professione, ha già “cresciuto” e fatto innestare con successo fino a 17 cm3 di ossa. «In media ci mettiamo due settimane a crescere il tessuto che ci serve», aggiunge. E conclude: «Fra qualche mese la nostra sperimentazione partirà anche in Usa e in Europa». Più terrena ma non meno rivoluzionaria è l’invenzione di Amit Gross. Il microbiologo dell’Università Ben Gurion del Neghev ha messo a punto una toilette che estrae carbone e fertilizzante liquido dalle deiezioni umane. «In Israele desalinizziamo l’acqua dal mare e poi la usiamo per tirare lo sciacquone: non è un peccato?», ci spiega nel raccontarci l’origine della sua idea. Trattare cioè a 200 gradi centigradi ciò che normalmente scivola giù verso il sistema fognario. «Ne abbiamo ricavato dei pellet di carbone utili per il riscaldamento e del fertilizzante per l’agricoltura». I tempi in cui solo la cacca degli erbivori era considerata concime sono superati. «Con il nostro trattamento, i grassi, le tracce di antibiotico e tutto quanto non fa bene alla terra cambia proprietà e ridiventa utile». E l’energia necessaria per il trattamento termico? «Ne serve un quinto rispetto a quella che si ricava dalla materia prima», risponde.
TOILETTE PUBBLICHE
La sua idea non è per il bagno di casa «ma a Pechino, per esempio, i bagni in comune sono la norma», spiega Gross, immaginando l’installazione delle toilette ecologiche anche nelle scuole, caserme o bagni pubblici. L’applicazione pratica della sua invenzione potrebbe rivelarsi vincente nei paesi in via di sviluppo con sistemi sanitari al minimo per scarsità di acqua. Dall’irrigazione goccia a goccia alla desalinizzazione dell’acqua di mare, disponibilità e gestione delle risorse idriche sono tradizionali priorità della classe dirigente e degli scienziati israeliani. In tempi recenti, si è imposta Watergen. «Ricaviamo acqua potabile direttamente dall’aria», dice a Libero la portavoce dell’azienda composta da un team di giovani ingegneri. Il processo non è dissimile da quello dei condizionatori d’aria, che estraggono l’acqua dall’ambiente. Con una differenza: «Il motore delle nostre macchine è di plastica e i consumi di elettricità sono bassissimi». Plastica poi fa rima con leggerezza e trasportabilità: ecco perché i distributori d’acqua hanno fatto la loro apparizione ai mondiali di calcio in Russia lo scorso luglio ma sono presenti in pianta stabile anche ad Hanoi in Vietnam, un paese con molta umidità nell’aria ma poca di acqua potabile. Grandi eventi, inquinamento e – sempre con un occhio alle emergenze – anche le calamità più o meno naturali sono situazioni in cui l’acqua si rivela più preziosa del solito. Così a Watergen hanno approntato anche un veicolo di risposta rapida (ERV): un camioncino colore oro blu in grado di produrre 600 litri d’acqua dal nulla.
AUTO SENZA PILOTA
La lista delle innovazioni è in continuo aggiornamento, ma non si può dimenticare Orcam, il dispositivo intelligente che legge l’ora, le insegne, i cartelli stradali, la carta moneta, i libri, i giornali e i codici a barre degli acquisti, aiutando non vedenti, ipovedenti e dislessici nella vita di tutti i giorni. Il marchingegno pesa 22 grammi e si applica a un comune paio di occhiali. E l’automobile driverless? A marzo 2017, Intel ha investito 15,3 miliardi di dollari per rilevare Mobileye, il produttore israeliano dei sensori per l’auto senza pilota. Ci vuole pazienza, ma c’è da scommettere che arriverà.