Il Messaggero, 7 gennaio 2019
Hologram, il business della vita eterna nuova frontiera del pop
La vita eterna, almeno nel mondo della musica, rischia di diventare realtà. Anzi, in parte lo è già diventata. E non solo perché dall’aldilà le star che non ci sono più si sono trasformate in una sorta di cassa continua (Michael Jackson da quando è morto, dieci anni fa, ha incassato 2,4 miliardi di dollari, 400 milioni nel 2018, secondo Forbes). Il fatto è che, soprattutto negli Usa, sta fiorendo un’industria del caro estinto che punta sulla resurrezione dei grandi del passato riproposti dal vivo (forse sarebbe più corretto dire «dal morto») attraverso l’illusione ottica degli ologrammi, ricostruzione dell’apparenza fisica dei divi perduti che, dopo alcuni tentativi malriusciti, comincia a offrire risultati più accettabili.
LE FAMIGLIE
Così ecco annunciati i tour dei Mothers of invention di Frank Zappa e quello di Amy Winhouse. Naturalmente, per gli ologrammi ci vuole l’approvazione delle famiglie. Papà Winehouse trabocca gioia e da fine anno la dorata figlia, accompagnata da una band, farà un giro mondiale con concerti della durata di 90 minuti. Ovviamente il repertorio, per forza di cose, restarà relegato nel regno della memoria: Amy canterà Rehab e Back to black e, in fondo, le hit sono quello che gran parte del pubblico si attende sempre come piatto forte dei concerti. Gli Zappa hanno dato il loro benestare dopo una lunga e complessa trattativa: così The Bizzare World of Frank Zappa hologram tour partirà a 25 anni dalla scomparsa dell’estroso chitarrista e band leader baffuto con la presenza sul palco dei suoi collaboratori Steve Vai, Napoleon Murphy Brock, Ian Underwood, Warren Cuccurullo, Vinnie Colaiuta, Arthur Barrow e Ed Mann e con la sua voce presa da registrazioni live degli anni 70.
I PRECEDENTI
Intanto, c’è già chi è in azione: Roy Orbison, il rocker di Pretty Woman, ha debuttato con buone critiche a Los Angeles, resuscitato dalla società, Base Hologram, che ha lavorato anche su Amy e su Maria Callas. La divina della lirica, riproposta nel suo massimo splendore, come era e come cantava nel 1958, ha girato l’Europa quest’inverno con un’orchestra (Londra e Parigi, con biglietti a 30 euro) e ora si sposterà in America. Sul fronte classico c’è un’altro nome rimpianto che sarà proposto da fine anno con tanto di un’orchestra: il sommo pianista Glenn Gould, morto 36 anni fa appena cinquantenne. Non manca all’appello il jazz: Billie Holiday fa show quotidiani di 40 minuti al nuovo Hologram USA Theater di Los Angeles. Mentre per il rock, c’è Ronnie James Dio, morto nel 2010 a 67 anni per un cancro allo stomaco, che ha fatto alcuni show in Europa e tornerà in concerto con un suggestivo titolo: «Dio returns». Chissà, poi, se Jason Bonham, che ci sta pensando, riuscirà nel progetto di far rivivere il padre, storico batterista dei Led Zeppelin, intanto si accontenta nei suoi concerti di proporre il video di papà John in assolo.
DUBBI
L’avanzata dei redivivi, se può ancora suscitare dubbi sull’effetto reale (l’ultima frontiera sta lavorando su immagini in 7D, nonostante i costi piuttosto alti), provoca assai meno perplessità sul fronte della resa economica. «Non ci sono limiti», sostiene entusiasta Jeff Pezzuti, capo della società Eyeillusion che ha lavorato su Dio e Gould. La prospettiva è di impegnarsi non solo sui morti: «Pensiamo alle band vicine al ritiro. Potremmo ringiovanirle e riproporle magari simultaneamente in più paesi». E cita, non a caso, i Rolling Stones (anche se Jagger e Richards continuano a macinare pubblico).
REUNION
Per la verità di vivi che hanno già cavalcato la situazione ce ne sono, come gli Abba che hanno annunciato una reunion versione ologramma per la quale hanno scritto la nuova musica. Certo è passata un bel po’ di acqua sotto i ponti da quando il rapper Tupac Shakur (ucciso a Las Vegas nel 96) venne proposto al Coachella Festival del 2012, o da quando il fantasma di Michael Jackson fece un blitz ai Billboard Music Awards nel 2014. Nel campo delle resurrezioni musicali ci sono stati ripensamenti (per Freddie Mercury ci fu la ribellione dei fan) e fallimenti come quello di due anni fa con Witney Houston, bocciata dai suoi eredi (ma ora ci riprovano). Il fatto è che se c’è chi crede nell’aldilà, sono pure moltissimi quelli che credono nell’aldiqua, basandosi sul principio che un divo non muore mai. L’ultima su Jacko, già proposto anche a Las Vegas dal Cirque du Soleil, è di rimettere in piedi i Jackson 5.
ELVIS
E Elvis the King? La vedova consolabile Priscilla per ora si accontenta (si fa per dire, visti i risultati economici) di fare tour tributo come quello dell’estate scorsa con grande orchestra e l’ex marito che canta in video. Ma l’anno scorso un suo ologramma è stato usato nel film Blade Runner 2049: «Era fatto con gusto ha commentato Priscilla ma finora non c’è nessuna proposta appropriata». Ma, come si sa, in questo campo le vie del signore sono davvero infinite.