La Stampa, 7 gennaio 2019
L’ascesa dei Verdi in Germania
Berlino E pensare che solo qualche anno fa erano stati dati per spacciati: secondo un sondaggio diffuso dalla Leipziger Volkszeitung (Lvz), i Verdi potrebbero essere il primo partito nei Länder orientali della Germania. Doppia sorpresa: il partito ecologista di Katharina Schulze supera non solo i populisti di Alternative für Deutschland da mesi in crescita inarrestabile nell’Est ma raccoglie più voti anche della Cdu, la corazzata guidata fino all’altro ieri da Angela Merkel. Dalla leader politica, cioè, che poche settimane dopo il disastro alla centrale nucleare di Fukushima (marzo 2011) ordinò la chiusura delle centrali atomiche in Germania. Decretando l’Energiewende, la transizione energetica, Merkel sfilò dal mattino alla sera la pluridecennale battaglia contro l’atomo dei Verdi tedeschi, mandando in crisi tanto i dirigenti quanto gli elettori del sole che ride. Ci è voluto oltre un lustro, ma il partito ecologista, antitesi politica di AfD, è in netta ripresa.
La rilevazione della Lvz non conta i voti degli elettori tedesco-orientali ma chiede loro quale partito nazionale sentano più vicino «dal punto di vista dei contenuti». Il 19 per cento risponde l’Ökopartei (il partito ecologista) e il 16 i social-comunisti della Linke (tradizionalmente forte nell’ex Ddr); un altro 16 per cento dice Spd (socialdemocratici), mentre altrettanti potenziali elettori preferiscono la Cdu. La AfD segue al 14. Il partito degli indecisi si conferma come il più popolare con un abbondante 23 per cento.
È stato lo stesso sondaggista Andreas Czaplicki a premettere che «vicinanza politica e decisione elettorale non sono la stessa cosa», e tuttavia la rilevazione conferma una volta ancora il trend positivo dei Verdi, arrivati secondi lo scorso ottobre nella conservatrice Baviera con il 17,6 per cento. Il sondaggio della Lvz è tanto più rilevante se si considera che il 2019 è un anno elettorale in Germania: dopo le europee e le amministrative a maggio, fra settembre e ottobre si rinnovano anche i Parlamenti di Brandeburgo, Sassonia e Turingia, tre dei cinque «nuovi Länder» annessi all’ovest con la dissoluzione della Ddr. Quello di Czaplicki è solo il primo di una lunga serie di sondaggi che scandiranno il 2019 ma secondo l’ultima rilevazione Forsa se si votasse oggi la Cdu sarebbe prima con il 32 per cento a livello federale e gli ecologisti secondi con il 19. Ecco perché Christian Lindner (Liberali) ha concluso il tradizionale convegno dell’Epifania del partito affermando che «di fronte a un’offerta ragionevole», i Liberali sarebbe pronti a imbarcarsi in una coalizione «Giamaica» con la Cdu e con i Verdi. E, visto che c’era, ha anche ricordato che la sua Fdp è il partito tedesco più attento all’ambiente in Germania sin dai tempi di Hans-Dietrich Genscher, ministro degli Esteri dal 1974 al 1992.
Anche Angela Merkel sa leggere i sondaggi: così la cancelliera che non si ricandiderà a un quinto mandato ma che tira la volata alla sua delfina Annegret Kramp-Karrenbauer vuole accelerare l’addio definitivo al carbone. Da quando ha abbandonato il nucleare, la Germania ha ripreso a bruciare carbone in grande quantità. È vero che giorni fa è stata chiusa l’ultima miniera di antracite nel bacino della Ruhr ma l’importazione di antracite e l’estrazione di lignite tedesca vanno ancora a gonfie vele e con esse i sondaggi per i Verdi. A quanto scrive lo Spiegel, la cancelliera ha fissato per metà gennaio un vertice con i Länder interessati per ammortizzare la fine delle attività estrattive della lignite soprattutto in Germania orientale.