La Stampa, 7 gennaio 2019
La Bic emigra dalla Francia alla Tunisia
In Francia dai Bich non se l’aspettava nessuno, neppure i sindacati. Questa storica (e riservata) dinastia di industriali d’Oltralpe (ma dalle origini torinesi) è famosa per avere sempre premiato contro tutto e tutti il made in France, anche per i prodotti come i loro (il terzetto penne a sfera, accendini e rasoi gettabili), oggetto per altri di convenienti delocalizzazioni. Stavolta, però, i baroni Bich hanno ceduto alla tentazione, «scivolando» sulla mitica penna Bic 4 colori (nero, blu, rosso e verde sempre disponibili).
Fu Marcel Bich, morto a ottant’anni nel 1994, a fare la fortuna nella Parigi del secondo Dopoguerra dell’azienda di famiglia, la Bic. In realtà lui era nato il 29 luglio 1914 a Torino, al 60 di Corso Re Umberto, dove una lapide ricorda che «semplificò la quotidianità della scrittura». Emigrò in Francia con il padre (la famiglia veniva dalla Valtournenche, nella Valle d’Aosta) e i fratelli nel 1930. Marcel diventò dal nulla un imprenditore dalle mille idee, con un unico «vizio», la passione per la vela. Nel 1979 creò Bic Sport, che iniziò a produrre tavole da windsurf, per poi estendersi in altri sport nautici, fino al paddle. Ecco, quella filiale, il 2 gennaio, è stata venduta all’estone Tahe Outdoors, uno dei principali produttori europei di kayak, canoe e kite-surf.
La decisione è stata presa da Gonzalve Bich, nipote di Marcel, che ha 39 anni e si è laureato ad Harvard, e ha sostituito il padre Bruno. Entrambi vivono fra gli Usa e la Francia, ma sono molto legati a Parigi, dove il gruppo ha ancora sede (a Clichy, nella periferia). Non solo: pur realizzando Bic appena l’8,4% del suo fatturato in Francia, i Bich (che detengono ancora il 43% del capitale) hanno mantenuto la metà della produzione nel loro Paese. Nel 2017 il fatturato ha superato i due miliardi di euro e l’utile netto è stato di 288,3 milioni (+15,5% rispetto all’anno precedente). Ma la corsa di Bic si è rallentata, soprattutto nel settore dei rasoi, sempre più competitivo, e gli analisti storcono il naso. Chiedono a Gonzalve di «razionalizzare». Intanto ha ceduto Bic Sport, che ha il suo impianto a Vannes, in Bretagna.
Peccato però che in quella fabbrica avesse sede anche una delle unità di produzione della Bic 4 colori. Questa resta dentro al gruppo, ma dovendo sloggiare, sarà trasferita almeno per l’80% in Tunisia, almeno per i modelli Atlantis e Velocity, varianti della 4 colori, così da risparmiare sui costi di produzione. Si tratta di appena 33 posti di lavoro, di cui 27 «delocalizzati» (sei operai vanno a lavorare in un altro impianto francese della Bic). Il gruppo mantiene in tutto sei fabbriche in Francia. Ma la sorpresa è stata tanta per quella decisione: i lavoratori bretoni sono in sciopero da giovedì. Forse i Bich, rispetto a tanti altri imprenditori francesi, avevano abituato troppo bene i loro connazionali.