la Repubblica, 7 gennaio 2019
La verità sul delitto di Rosa Luxemburg
Poco prima di mezzanotte del 15 gennaio 1919 un gruppo di Freikorps, di miliziani di destra al soldo del ministro della Difesa Gustav Noske (Spd), assalta l’auto che sta portando Rosa Luxemburg al carcere di Moabit. Un uomo salta sul predellino e le spara in testa. Il corpo della leader spartachista viene poi gettato in un canale. Mezz’ora prima Karl Liebknecht subisce un destino simile: viene fucilato alle spalle in un’imboscata. La versione ufficiale è che il capo dei rivoluzionari sia morto durante un tentativo di fuga; su Luxemburg si sparge la voce che sia stata linciata dalla folla. Mentre ci si avvia al centenario di quell’atroce assassinio, la domanda che continua a impegnare gli storici è quella della responsabilità della Spd. Che ci fosse l’ombra dei socialdemocratici e in particolare di Noske sulla duplice esecuzione, è noto. Lo ha ricordato persino di recente Andrea Nahles. Ma che, ansiosi di stroncare sul nascere la rivoluzione, i vertici della Spd fossero direttamente responsabili della doppia imboscata, sembra emergere da documenti inediti citati dalla Faz. Che gettano una luce inquietante anche sull’uomo che da lì a qualche settimana sarebbe diventato il presidente della neonata Repubblica di Weimar, Friedrich Ebert. Poteva non sapere? Per la Faz ormai non ci sono dubbi: è stato un socialdemocratico a organizzare materialmente le due esecuzioni, il capitano dell’esercito guglielmino Waldemar Pabst. Molti anni dopo, nel 1961, Pabst viene registrato durante un incontro con ex commilitoni. L’articolo cita l’inedito discorso: «Con quella giusta punizione», cioè l’assassinio di Luxemburg e Liebknecht, «spezzammo la schiena alle persone» che sostenevano la rivoluzione socialista, racconta. Aggiungendo di aver sentito di persona i comizi di Luxemburg: «Adolf Hitler non era neanche lontanamente così bravo. La gente era pazza di lei». L’ex militante Spd diventata rivoluzionaria e il suo compagno di strada andavano insomma eliminati. Nei giorni di Natale del 1918, Pabst e il ministro della Difesa della Spd Noske organizzano dunque la riconquista di Berlino con le milizie dei Freikorps. Quando catturano «i due alti traditori» Luxemburg e Liebknecht, come li chiama Pabst nelle sue memorie, lui contatta il ministro Noske. «Eravamo d’accordo sul “cosa”, ma quando gli chiesi il “come”, Noske mi disse: “Non è affar mio! Spaccherebbe il partito». Nell’olimpo della Spd – lo ha ricordato anche Nahles di recente – continua a brillare la stella di Rosa Luxemburg. Ma alla luce di queste rivelazioni, sulla sua morte andrebbe alzato ogni velo.