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 2019  gennaio 06 Domenica calendario

SILURI GRILLINI PER SALVINI/2 - QUASI IL 20% DEL REDDITO DI CITTADINANZA ANDRÀ A FAMIGLIE STRANIERE. ECCO TUTTI I REQUISITI E LE REGOLE: SI RICEVERANNO 500 EURO AL MESE (780 SE SI È IN AFFITTO), NON SI RICEVERÀ UN BONIFICO MA UNA CARTA APPOSITA DALLA QUALE SI POTRANNO PRELEVARE SOLO 100 EURO IN CONTANTI AL MESE - PER LA CGIA DI MESTRE, 3 MILIARDI FINIRANNO A CHI LAVORA IN NERO -

Alessia Tagliacozzo per l'ANSA Dopo un difficile confronto all'interno della maggioranza gialloverde sulle misure simbolo del contratto di Governo, il decreto che introduce il Reddito di cittadinanza e la cosiddetta Quota 100 per l'accesso alla pensione anticipata è pronto e entro lunedì dovrebbe vedere la versione definitiva per essere approvato poi durante la settimana: a partire da aprile si potrà andare in pensione se si sono raggiunti a fine 2018 almeno 62 anni di età e 38 di contributi e nello stesso mese chi è in condizione di povertà potrà chiedere il Reddito di cittadinanza firmando un patto per il lavoro che impone l'impegno alla formazione, alla ricerca attiva del lavoro e all'accettazione di offerte di lavoro congrue. Il Governo stima una spesa per i 9 mesi del 2019 (da aprile) di 6,11 miliardi di euro per una platea di 1.375.000 famiglie (4,34 milioni di persone).

Per un intero anno il costo è di 8,14 miliardi. Il reddito potrà essere chiesto anche dagli stranieri purchè in possesso del permesso di lungo soggiorno e residenti in Italia da almeno 10 anni. Tra le novità gli anticipi attraverso le banche del trattamento di fine rapporto per i dipendenti della P.a, la pace contributiva. Finisce inoltre il governo monocratico per Inps e Inail con il ritorno di un cda a 5. Ecco in sintesi i punti principali delle due misure secondo l'ultima bozza del provvedimento

REDDITO CITTADINANZA, PLATEA E SPESA: La platea riguarda 1.375.000 famiglie, 259.000 delle quali di stranieri (altre 62.000 sono escluse per mancanza di permesso di lungo soggiorno) con una spesa attesa per 9 mesi di 6,11 miliardi (8,14 in un anno). il 27% dei nuclei è composta da single (387.000), per 1,64 miliardi annui mentre per le famiglie numerose (oltre 5 componenti si spendono in un anno 1,4 miliardi).

CHI PUO' CHIEDERLO: Cittadini italiani o stranieri con permesso di lungo soggiorno da almeno 10 anni. Si deve avere un Isee inferiore a 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui se single con una scala di equivalenza che può raggiungere al massimo il 2,1. In pratica con una famiglia di sei persone con quattro minori non si prende il Rdc se si ha un reddito superiore a 1.050 euro al mese.

QUANTO SI PRENDE: Il beneficio economico non può superare i 6.000 euro l'anno per un single che non ha alcun reddito incrementato a 9.360 se si è in affitto. Il beneficio costituisce integrazione del reddito fino a quella cifra.I prelievi di contanti dalla carta apposita non potranno superare i 100 euro al mese.

PATTO PER IL LAVORO: il Rdc viene erogato per 18 mesi e può essere rinnovato dopo la sospensione di un mese. Il beneficiario deve firmare un patto per il lavoro e accettare una di tre proposte di lavoro congrue. Dopo 18 mesi è obbligato ad accettare un'offerta su tutto il territorio nazionale (a meno che nel nucleo non ci siano minori o disabili). Per il 2019 è prevista anche l'erogazione dell'assegno di ricollocazione.

PENSIONE DI CITTADINANZA: andrà a nuclei familiari composti esclusivamente da persone che hanno più di 65 anni in condizione di povertà con un reddito familiare inferiore a 7.560 euro annui. Anche per la pensione di cittadinanza il beneficio sarà integrativo rispetto ai redditi che ha la famiglia.

PENSIONE CON QUOTA 100: Per il triennio 2019-2021 si potrà andare in pensione anticipata con 62 anni di età e almeno 38 di contributi. La cosiddetta Quota 100 non è cumulabile fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia con i redditi da lavoro a meno che non sia autonomo occasionale entro i 5.000 euro annui. La decorrenza è di tre mesi per i lavoratori privati e di sei mesi per i pubblici. E' previsto un preavviso per i pubblici alle amministrazioni di almeno sei mesi.

PENSIONE ANTICIPATA CON 42 ANNI E 10 MESI, CON FINESTRE; Si potrà andare in pensione indipendentemente dall'età con 43 anni e 1 mese di contributi se uomo e 42 anni e 1 mese se donna. Viene bloccato l'aumento di cinque mesi dei requisiti scattato il primo gennaio 2019 ma si introducono le finestre di tre mesi. Di fatto quindi il vantaggio è di due mesi.

PACE CONTRIBUTIVA: Per il triennio 2019-21 si potranno riscattare in tutto o in parte i periodi non coperti da contribuzione per i quali non sussista obbligo contributivo (come ad esempio il congedo parentale facoltativo, ndr), fino a 5 anni. Sarà possibile solo per chi è interamente nel sistema contributivo.

TFS DOPO ANNI PER PUBBLICI, C'E'POSSIBILITA' PRESTITO Ai dipendenti pubblici che andranno in pensione con quota 100 o in pensionamento anticipato, il trattamento di fine rapporto verrà corrisposto "al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione. Le pubbliche amministrazioni stipulano apposite convenzioni con le banche per l'erogazione anticipata nei quali siano preventivamente fissati i limiti dei tassi di interesse.



2. E TRE MILIARDI FINIRANNO A CHI GIÀ LAVORA. IN NERO Pier Francesco Borgia per ''il Giornale''

Tre miliardi al lavoro nero. Il sospetto era già nell' aria. Ora, fatti due conti, arrivano le prime conferme. Il reddito di cittadinanza prossimo venturo finirà in buona parte nelle tasche di chi non lo merita. A rivelarlo è una ricerca della Cgia di Mestre, il cui ufficio studi ha infatti ipotizzato che dei sei miliardi stanziati per il 2019 la metà potrebbe finire nelle tasche di chi un reddito già ce l' ha. Solo che lavorando in nero, risulta nullatenente.

Quindi oltre il danno (dare soldi a chi già ne ha), c' è la beffa di «premiare» chi toglie allo Stato tutte le spettanze fiscali della sua attività. Ovviamente abbiamo usato la parola «ipotizza» perché trattandosi di lavoro nero non è possibile quantificare nel dettaglio. I ricercatori dell' associazione che rappresenta le piccole imprese di Mestre fanno un semplice ragionamento.

Partono da un dato: il numero di persone che rientrano nei parametri previsti dall' articolo 1 ai commi 255-258 della Legge di Bilancio. Si tratterebbe di una platea di quattro milioni circa di persone. E, incrociando questo con i dati che studiano con proiezioni verosimili il volume di affari del mercato nero, l' Ufficio studi della Cgia ha immaginato che una buona metà delle persone potrebbe essere attualmente impegnata in lavori non dichiarati.

«A causa dell' assenza di dati omogenei relativi al numero di lavoratori in nero presenti in Italia che si trovano anche in stato di deprivazione, non possiamo dimostrare con assoluto rigore statistico questa tesi. Tuttavia - afferma il coordinatore dell' Ufficio studi Paolo Zabeo - vi sono degli elementi che ci fanno temere che buona parte dei percettori del reddito di cittadinanza potrebbe ottenere questo sussidio nonostante svolga un' attività lavorativa in nero, sottraendo illegalmente alle casse dello Stato un' ingente quantità di imposte, tasse e contributi previdenziali».

L' analisi della Cgia di Mestre, spiega Claudia Porchietto di Forza Italia, dimostra che i «provvedimenti voluti dal Governo giallo-verde vanno nella direzione di garantire uno zoccolo duro di votanti. Così facendo si tiene una Italia a due velocità: un Sud assistito e un Nord che deve distrarre risorse e buttarle a fondo perduto per garantire una rendita di posizione elettorale».

Accuse che ovviamente il Movimento Cinque Stelle respinge per voce di Nunzia Catalfo, presidente della Commissione Lavoro del Senato. «Si tratta - dice - di una visione miope che non tiene minimamente conto delle misure che, in legge di Bilancio, ma non solo, il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno messo in campo proprio per combattere tutti i possibili abusi».

Vale a dire strumenti come il lavoro di coordinamento tra i soggetti pubblici interessati: Inps, Agenzia delle Entrate, Centri per l' impiego e Ispettorato del lavoro, che nei prossimi tre anni arruolerà ben 900 ispettori del lavoro, chiamati a vigilare sul rispetto delle regole intervenendo nei confronti di chi vuole fare il furbo.