La Lettura, 6 gennaio 2019
I giganti marini sterminati da una supernova
Una supernova esplosa a 150 anni luce dalla Terra potrebbe aver causato l’estinzione di grandi animali marini 2,6 milioni di anni fa. L’ipotesi fu avanzata nel 2003 da Adrian Melott, professore di fisica e astronomia dell’Università del Kansas, che ora in uno studio sulla rivista «Astrobiology» porta ulteriori elementi a sostegno. L’analisi parte da una forte anomalia di ferro-60 in sedimenti di 2,59 milioni di anni fa. Il Fe-60, isotopo radioattivo che decade rapidamente (in scala geologica), proviene dalle supernove: se oggi si rinviene nei sedimenti l’origine non può che essere recente ed extraterrestre. Melott nota inoltre che il sistema solare è ai margini della Bolla Locale, regione interstellare molto calda estesa 300 anni luce, prodotta dalle supernove. I raggi cosmici che raggiungono la Terra interagiscono con l’atmosfera generando muoni, particelle in grado di favorire mutazioni genetiche e tumori negli esseri viventi. Il gruppo di Melott ha calcolato che l’incremento di muoni dovuto ai raggi cosmici generati da una supernova vicina provoca l’aumento del 50% dei tumori negli esseri umani. Ma più un organismo è grande, maggiore è la quantità di muoni che lo attraversa. Le serie fossili mostrano che tra il Pliocene e il Pleistocene il 36% delle specie marine di grandi dimensioni si estinse, specie quelle che vivevano in acque costiere poco profonde, meno protette dalle radiazioni. Tra gli animali che sparirono c’era il Megalodonte, squalo grande come un autobus. «Non c’è una spiegazione plausibile per la scomparsa della megafauna marina», nota Melott. «I muoni dovuti alle radiazioni di supernove vicine sembrano quindi i principali indiziati».