la Repubblica, 6 gennaio 2019
L’ex presidente sudafricano Zuma incide un album
Sarà anche corrotto, ma ci sa fare con la comunicazione. L’ex presidente sudafricano Jacob Zuma ha occupato di nuovo le prime pagine dei giornali e questa volta non per uno dei tanti processi per corruzione contro di lui, ma per una playlist per una casa discografica.
Zuma ha firmato un accordo con la municipalità sudafricana di eThekwini, dove si situa anche Durban – lui è nato poco distante dall’Oceano Indiano – per incidere un cd di canzoni anti-apartheid accompagnato dal Durban Mass Choir. Da un certo punto di vista non si tratta altro che di preservare la storia del Sudafrica contro l’apartheid attraverso le canzoni che hanno scandito la lotta contro la segregazione. Niente da dire.
Eppure con un ex presidente come lui i retroscena abbondano. Tanto per cominciare una delle canzoni è Bring Me My Machine Gun, più o meno “Portami il mio fucile”, inno che ha trasformato nel suo marchio di fabbrica. Lo ha cantato anche al funerale di Nelson Mandela e, ogni volta che può, lo suona e un brivido scalda i cuori africani. Lo ha cantato anche uscito dal tribunale dove è iniziato il processo contro di lui.
L’Alleanza democratica (Da) ha cercato, senza troppo successo, di dire che verranno usati fondi municipali e, tanto per cambiare, ci rimetteranno i cittadini che hanno problemi ben più gravi. Con Zuma il fucile è sempre pronto, non a caso è stato il capo dei servizi segreti e di segreti da tirar fuori ne ha. Cyril Ramaphosa, attuale presidente dopo aver detronizzano Zuma un anno fa, sa che non si sta mai tranquilli con lui in giro. Da qui a sei mesi si terranno le elezioni, e si dovrà fare i conti anche con le canzoni.
Zuma, ormai 76 anni di età, suonerà soltanto e si occuperà di processi. Molti, però, non possono vedere Ramaphosa. Il governo non riesce a dare una svolta per una ripresa che ancora non c’è; dopo la luna di miele, ora arranca – e qualcuno sottovoce ritma Bring Me My Machine Gun.